Connect with us

Tulipani di seta nera

Fabrizio Nardocci racconta un serial killer in Bambolotto

Pubblicato

il

Al Festival Tulipani di seta nera, Bambolotto, di Fabrizio Nardocci, si ispira liberamente alla storia vera di un serial killer e di una vittima.

Nel programma di Tulipani di seta nera, festival dedicato alla cinematografia sociale, il cortometraggio drammatico Bambolotto, di Fabrizio Nardocci, si ispira liberamente alla storia vera di un serial killer.

Bambolotto: raccontare un abuso

Tommaso Nardi (i nomi sono di fantasia), serial killer, nel maggio 1982 entra in un locale e conosce Carlo Ferri, di molto più giovane. Lo convince a seguirlo a casa sua. Dopo averlo fatto bere, gli fa perdere conoscenza con un colpo alla testa. Poi lo lega, lo trucca; lo trasforma in un “bambolotto”.  Per tutto il tempo passato segregato a casa di Tommaso, Carlo subisce abusi, percosse, tentativi di soffocamento, mentre il suo aguzzino non fa che ripetergli quanto lo renda contento averlo con sé.

A intervallare la storia sono segmenti in cui Tommaso e Carlo si raccontano alla telecamera. Tommaso descrive un’infanzia di violenze e di solitudine. Ripercorre il resto della sua vita desolata, angosciante. Si dichiara innocente. Carlo racconta la terribile prigionia, il rimpianto per la vita di prima. Ancora più disperante sarà la sua descrizione della sua vita dopo.

Al Festival Tulipani di seta nera, Bambolotto, di Fabrizio Nardocci, si ispira liberamente alla storia vera di un serial killer e di una vittima.

Dopo il trauma

A differenza di molte altre vittime di Tommaso, Carlo riesce a liberarsi delle corde e a fuggire. Tommaso lo guarda andare via. Non sembra arrabbiato. È deluso, forse, di aver perso il “giocattolo”; o sbalordito che Carlo sia ancora capace di autodeterminarsi, di dire ciò che vuole dopo tanto silenzio. Non cerca nemmeno di trattenerlo: resta fermo in casa, di nuovo da solo.

La prigionia per Carlo, però, non finisce con la fuga, perché ciò che ha vissuto continua a perseguitarlo per tutta la sua vita. Tommaso, invece, continua a uccidere.

Da una storia, purtroppo, vera

Il tono tragico di Bambolotto è amplificato dal dialogo scarno delle scene recitate e dall’atmosfera documentaristica delle confessioni, che i personaggi fanno direttamente alla camera da presa. La sensazione del racconto di realtà, della verità che filtra attraverso la trama della narrazione è l’aspetto più disturbante dell’intero cortometraggio.