Passato al festival Tulipani di seta nera, il corto Spectacular, per la regia di Virginia Jellow.
Edgar (Sebastian Gimelli Morosini) ha un impeccabile look da mimo: viso imbiancato, capelli impomatati, rossetto color rosso. Indossa, poi, un corpetto e una larga gonna nera, una camicetta bianca, un foulard rosso, dei guanti bianchi e un cappello a cilindro, nero.
Nella speranza di attirare l’attenzione dei passanti distratti, e guadagnare, così anche qualche spicciolo, si esibisce su un marciapiede cittadino, prevalentemente deserto,
Aida (Lara Balbo), giovane fotografa, attratta dalla sua performance, gli scatta delle foto. Edgar, lusingato, accetta di farsi ritrarre e lei gli chiede se è disponibile a farsi immortalare in altre pose.
Edgar, timido e impacciato, cortesemente, rifiuta. Aida non si dà per vinta e, successivamente, gli mostra le riproduzioni degli scatti in bianco e nero che lo ritraggono.
Edgar, allora, festante, le chiede di seguirlo nel teatro abbandonato dove vive, e le lascia intendere che sogna di poter allestire uno spettacolo in quello spazio.
Lei lo rincuora e gli suggerisce di non abbattersi perché, data la sua bravura, è certa, ben presto il suo desiderio diventerà realtà.
Aida, però, parte e Edgar, dopo aver cambiato abito, dà inizio al suo spettacolo. Qualche attimo dopo si scopre che si sta rivolgendo a un pubblico immaginario. Colto da sconforto, Edgar piomba nella disperazione, e pone fine alla sua esibizione.
In Spectacular, la regista rievoca regressivamente, la figura del mimo
La regista lascia che un prodigioso Sebastian Gimelli Morosini liberi la sua travolgente creatività.
Nel corso del corto, Edgar, pur consapevole di essere un valente artista, sembra prendere atto, drammaticamente, che la figura artistica del mimo, considerata ormai dai più, anacronistica e retrò, non attira più l’interesse del pubblico.
Anche la dolce Aida, di fatto, lo abbandona e lui si ritrova da solo in quel teatro vuoto e spettrale.
Per tutta la durata del corto, Edgar non proferisce parola, ma, nel finale senza speranza, non può che non emettere un urlo straziante, che simboleggia, sia il suo fallimento professionale che la presa di coscienza della sua desolata e disperata solitudine.
Tulipani di seta nera 2025 e le urgenze sociali del nostro tempo
