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Noir In Festival

‘Mexico 86’, la guerra civile nelle pagine di un Diario di Morte

A cosa può portare l'amore di una madre per il figlio? In mezzo alle schegge della guerra, il nido familiare si sfalda: mentre la madre riesce a volare via, il figlio rischia di cadere giù. Tra Guatemala, Cuba e Messico, i segni della guerra civile tornano a farsi vedere dieci anni più tardi, il nido deve essere ancora ricostruito

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Mexico 86 è un film di César Díaz del 2024. Ambientata durante la guerra civile in Guatemala, una storia di amore e di responsabilità

Mexico 86 è un lungometraggio del 2024 di César Díaz, regista guatemalteco ma naturalizzato belga. Díaz è stato autore del documentario Pourquoi les hommes brûlent-ils? (Why do humans burn?) nel 2010; il suo ultimo film, del 2019, è stato anche il primo lungometraggio di finzione da lui girato (e sceneggiato): Nuestras madres (Our mothers) ha ricevuto il premio Caméra d’Or al Festival di Cannes, oltre a essere stato selezionato, l’anno successivo, per rappresentare il Belgio durante gli Oscar come miglior film straniero.

Il film Mexico 86 rappresenta l’ultimo, sensibile, traguardo tecnico e drammaturgico di Díaz, presentato alla 34ª edizione del Noir in Festival in gara al Concorso internazionale. Oltre a esplorare con riflessività la relazione tra madre e figlio, Mexico 86 è anche una storia in parte vera, che attinge all’esperienza in primis del regista; in secondo luogo, dalla storia di un intero Paese. Il film è stato prodotto da Need Productions, Tripode Productions, Pimienta Films, Menuetto Film e distribuita da BAC Films.

Our Mothers è nato come un progetto di fine studi, nel 2012. (…) Ci è voluto tempo per svilupparlo e finanziarlo. Alla fine abbiamo ottenuto dei soldi dal Belgio, ma comunque ci è voluto un po’. Nel frattempo, ho cominciato a scrivere un film intitolato Call Me Mary: una storia su una donna guatemalteca emigrata a Bruxelles che ha dovuto lasciare il figlio in patria. Dieci anni dopo lui va in Belgio a cercarla. Quello è sempre stato il fulcro di Mexico 86: due persone che, anche se madre e figlio, non si conoscono e devono imparare a convivere. In quel periodo però tutti i riscontri che ricevevo si riferivano al film come ad una storia di migrazione e non era ciò che volevo creare. Quando uno dei miei produttori mi ha chiesto da dove venisse l’idea di Call Me Mary gli ho raccontato di come mia madre avesse lasciato il Guatemala per il Messico, e di come io fossi cresciuto con mia nonna. Mi ha detto: “Perché non scrivi quella storia?

Mexico 86 è un film di César Díaz del 2024. Ambientata durante la guerra civile in Guatemala, una storia di amore e di responsabilità

Fotogramma del film

La trama

Guatemala. Guerra civile, 1976. Si apre la prima scena, si chiude un capitolo del Sudamerica, con il PGT, il Partito Guatemalteco del Lavoro. Dopo il 13 novembre 1960 e il tentato golpe di ufficiali rivoluzionari, riunitisi nel movimento M-13 (Movimiento Revolucionario 13 Noviembre), sono ambientati i fatti di Mexico 86. Maria, una giovane madre attivista contro la dittatura, e il suo bimbo appena nato, Marco, sono costretti a fuggire dopo che il marito di lei viene brutalmente ucciso dall’intellighenzia guatemalteca. La fuga si tramuta in un abbandono, nelle braccia della nonna, del piccolo Marco, che vivrà in Guatemala fino ai dieci anni, mentre Maria si nasconderà in Messico, lontana da occhi indiscreti.

1986, Marco e la nonna arrivano in Messico. Qui, Maria lavora in una redazione come correttrice di bozze, sotto falsa identità, con il nome di Julia. Il suo attivismo è ancora forte, il suo aiuto alla patria incessante, spinge affinché tra le righe degli articoli pubblicati dal giornale vengano raccontate le ingiustizie subite dal proprio Paese d’origine. La responsabilità sentita verso quest’ultimo è grande in Maria, forse troppo da potersela permettere. L’arrivo del figlio rappresenterà una leggera, ma costosissima, défaillance, che la porterà a perdere la rotta nel mare in tempesta. Quando la ritroverà sarà ormai sola, in lontananza una macchina starà correndo, lasciando dietro di sé polvere e fumo e inquietudini.

Mexico 86 è un film di César Díaz del 2024. Ambientata durante la guerra civile in Guatemala, una storia di amore e di responsabilità

Fotogramma del film

Amore e guerra, pace e odio

Pur nell’incertezza e nella paura di non poter vivere una vita ordinaria, Maria si batte per i propri ideali di guatemalteca e attivista. Interpretata da una brillante Bérénice Bejo, l’attrice argentina anche personalità sfuggente e illeggibile nel racconto di Díaz, non smette di credere in ciò che fa. Indossando parrucche, ognuna scelta per un’occasione diversa, Maria cambia mille personalità, che la fanno rimanere a galla. La sua astuzia e testardaggine, però, sono armi a doppio taglio: rischierà di mettere in pericolo più volte la vita di proprio figlio, dopo aver preso la decisione di tenerlo con sé in Messico. L’arroganza di lei, mista a una irragionevolezza corroborata dall’amore per Marco, giocano un ruolo fondamentale nel ritmo della storia. Se non altro, è proprio l’irrequietezza di lui, giovane alterato dal fatto di non sentirsi parte di una famiglia normale, che manda avanti il comparto narrativo del film.

Il rapporto madre-figlio è un rapporto deviato dall’intransigenza politica dell’una e dall’incomprensione, dettata dalle cose non-fatte, dalle parole non-dette. In definitiva, è la mancanza di comunicazione che mina la sana convivenza tra Maria, Marco e la vita da militante ribelle di lei, che non vuole imporsi da protagonista ma che, in un modo o nell’altro, lascia sempre in secondo piano tutto il resto.

La battaglia arreca vittime e feriti, ma c’è ancora possibilità per il futuro

La fotografia scura, plumbea nelle scene notturne – che sono quasi una costante, nel film – raggrinzisce e sfuma i contorni delle figure, macchiette confuse su uno sfondo, storico, sociale, familiare, altrettanto sibillino. Le molteplici personalità di Maria, costretta a nascondersi per portare avanti la propria battaglia di rivendicazione e di vendetta – che troverà man forte nella scoperta di un Diario di Morte – sono un esempio di tale “confusione”. Eppure, questa non è pregnante solo dei personaggi, ma invade qualsivoglia aspetto della pellicola. Dal particolare di macchina: la canna della pistola puntata inconsapevolmente alla testa di Marco, mentre durante una fuga in auto, la madre con l’arma in mano ripara il figlio dai vetri che sprizzano incontrollati sui sedili posteriori del veicolo. Al totale sulle strade, gli appartamenti, le stanze labirintiche che soffocano la libertà di chi la pretende.

Un finale, inoltre, che lascia positivamente perplessi, orienta lo spettatore verso un nuovo focus, che, in verità, non si era mai perso. Maria, che fino all’ultimo aveva voluto combattere i propri istinti materni, impendendo a Marco la possibilità di scegliere se andarsene o rimanere, prende una decisione definitiva. La sua attenzione viene assorbita interamente dalla militanza politica, dal Diario di Morte, dalla consapevolezza che – forse – non rivedrà mai più il figlio, diretto a Cuba. Ma tutto questo, è convinta, per una causa certa e giusta.

Mexico 86 è un film di César Díaz del 2024. Ambientata durante la guerra civile in Guatemala, una storia di amore e di responsabilità

Fotogramma del film

Mexico 86

  • Anno: 2024
  • Durata: 93'
  • Distribuzione: BAC Films
  • Genere: Drammatico, thriller
  • Nazionalita: Belgio, Francia, Messico
  • Regia: César Díaz

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