Le Giornate del Cinema Muto a Pordenone portano sempre una grande varietà di ospiti incredibili, vere e proprie star della produzione cinematografica. In questi giorni abbiamo avuto la possibilità di un incontro con Deborah Nadoolman. Deborah Nadoolman è una delle più grandi Costume designer del cinema americano ed è qui, a Le Giornate del Cinema Muto, per discutere di come l’importanza dei costumi nel cinema derivi proprio dal cinema muto.
Sposata con il regista John Landis, Deborah Nadoolman ha curato il costume design di film cult della storia del cinema come The Blues Brothers, Animal House e Indiana Jones. Ma non solo. La Nadoolman è anche l’ideatrice dell’iconico giacchetto rosso di pelle indossato da Michael Jackson nel videoclip di Thriller. Stiamo parlando quindi di una grande artista che ha è intervenuta in alcuni dei migliori costumi della storia della cultura cinematografica e d’intrattenimento.
Grazie allo splendido direttivo del festival abbiamo avuto la possibilità di un confronto diretto con la Nadoolman. Ci ha colpito subito per la sua enorme passione che si nota in ogni parola e, dal punto di vista più professionale, la grandissima conoscenza del cinema e dei suoi meccanismi. Meccanismi che si fondano alla perfezione con il carattere creativo della scelta dei costumi per un film.
Narrativa e Visualità
Partendo dal chiarimento di un grande malinteso, ovvero il fatto che dal grande pubblico spesso i costumi sono visti come mera decorazione, la Nadoolman ha spiegato come nella creazione dei costumi parta dalla storia del film. Il primo passo è la lettura della sceneggiatura e la sua introiezione, e solo in seguito avviene un primo confronto col regista. In un’analisi più approfondita la Nadoolman ha distinto poi come il Costume Design comunichi attraverso due dimensioni che si intrecciano: da una parte la costruzione narrativa, e dall’altra quella propriamente visuale. Un personaggio va vestito sia per quello che è ma anche per come si mostrerà a schermo. Questo concetto ovviamente vale anche per il periodo precedente al colore.
Un’evoluzione tecnologica, non pratica
Per quanto riguarda l’evoluzione della pratica del Costume design, Deborah Nadoolman è stata precisa e convinta: a suo avviso, il cambiamento è avvenuto solo per ciò che riguarda gli strumenti del lavoro. Metodologicamente non è cambiato nulla. Se tutto parte dalla sceneggiatura, il fulcro della produzione creativa è centrata sulla visione personale del regista e i discorsi tra colleghi sono molto importanti per cercare di portare a compimento perfettamente la visione che ogni regista ha della sceneggiatura. Così dai tempi degli albori del cinema fino ad oggi è la visione creativa del regista che coordina i vari apparati di produzione filmica, costumi inclusi.
Nadoolman si è poi lasciata andare ad alcuni ricordi di episodi curiosi, come le collaborazioni con Spielberg e con il marito John Landis; o ancora del suo rapporto con Michael Jackson che non è stato solo professionale, ma, prima di tutto, personale e di profonda stima e rispetto.
Il cinema muto come fonte d’ispirazione
Nel rapporto con il cinema muto, per ciò che riguarda i costumi, la Nadoolman ha specificato come i film delle origini abbiano contribuito all’intero sviluppo del design della storia del cinema. Come accennato sopra, già nel cinema muto i costumi avevano un doppio compito: dovevano aderire alla dimensione narrativa in primis, ma con altrettanta importanza dovevano assicurare una dimensione visuale ben definita, così da caratterizzare l’opera specifica. Come intuibile, la Nadoolman ha sottolineato come tutti i costumisti contemporanei guardino con occhio attento ai costumi del muto, e come ricerchino costantemente ispirazione in ogni opera con la quale vengono in contatto.