È disponibile su Netflix la mini serie francese, composta da sette episodi, intitolata Fiasco, creata da Igor Gotesman e interpretata da Pierre Niney, Géraldine Nakache e Pascal Demolon.
Una serie mordente che con ironia offre un discorso metariflessivo.
La trama di Fiasco
Raphael è riuscito a rendere realtà il proprio sogno: realizzare il suo primo lungometraggio. Dopo anni di lavoro, scrive una sceneggiatura straordinaria. Una saga che attraversa tutte le epoche dell’umanità, per raccontare la vita di sua nonna, protagonista della Resistenza durante l’occupazione nazista. Un progetto che entusiasma tutti, ma che dal primo giorno di riprese diventa un incubo. Una talpa all’interno della troupe minaccia di mandare tutto all’aria.

Il primo ciak
Realizzare il suo primo film è tutto per Raphael, il cineasta trentenne protagonista di Fiasco. Il personaggio, interpretato da Pierre Niney (The book of solutions), proviene da una famiglia d’origine contadina e le sue ambizioni cinematografiche sono state sempre derise.
Raphael è da tutti visto come una persona senza carattere, privo di carisma e non in grado di tener testa all’intera troupe. Il suo progetto è certo ambizioso, ma lui non è in grado di portarlo a termine. È questo anche il pensiero di sua nonna, a cui è dedicato il film. Una sfida ardua, dunque, per l’esordiente regista che per dimostrare il contrario investe tutta la sua vita.
Arriva l’atteso giorno delle riprese. Tutto è organizzato nei minimi particolari. Il set, che ricostruisce una trincea in Normandia, durante la Seconda Guerra Mondiale, è pronto. Raphaele, un po’ emozionato e un po’ soddisfatto dà il primo ciak. Ma poco prima di terminare la prima scena ecco l’ imprevisto: l’attore principale va a sbattere contro un tavolino e… stop! Un inizio non certo entusiasmante per il regista che, immediatamente, modifica la scena, assecondando le pretese del suo attore. Si intuisce subito che Raphael si fa mettere in testa i piedi da tutti.

La talpa
Le cose non migliorano, anzi degenerano, quando arriva il momento del discorso motivazionale da fare alla troupe. Raphael vuole apparire sicuro di sé, rampante e simpatico, ma inceppa con le parole, confonde la nonna con la famiglia. Attori, comparse, costumisti, truccatori e tecnici trattengono le risate e qualcuno fa un video da diffondere sui social, mentre l’insicuro regista pronuncia una battuta sessista. Il primo film di Raphael così, da sogno, diventa un incubo. Il regista è certo, qualcuno vuole mandare all’aria il suo progetto. C’è una talpa e va individuata.
Il set diventa il luogo del delitto e Raphael, insieme al produttore Jean – Marc, l’assistente Géraldine e la tirocinante Gabrielle, si mette alla ricerca del sabotatore. È per lui una vera ossessione.
“Avevo un sogno e una persona aveva deciso che non l’avrei realizzato”.
L’incubo vissuto da Raphael diventa il muro portante della comicità di Fiasco. Equivoci, travestimenti, tanti altri incidenti sul set, tra cui un piede tagliato di netto, amori che nascono e altri che ristagnano sono tutti momenti usati per strappare una risata. E poi c’è l’aneddoto raccontato da Raphael, in cui ricorda, in ogni occasione, come un giorno, durante un viaggio, è stato scambiato per un certo David dal celebre Cristian Bale. È anche questa un’ossessione, ripetuta all’estremo fino a farci ridere.

Tante risate in Fiasco
La comicità di Fiasco è efficace, ben costruita e raggiunge il suo bersaglio. I neri, gli ebrei, i disabili e i gay sono tirati in ballo, senza tralasciare riferimenti alla pandemia di Covid. Una comicità che può sembrare politicamente scorretta, ma in fondo l’ironia della serie è sempre sotto controllo e la sua scorrettezza sembra addomesticata.
In ogni modo, nulla di grave, perché comunque Fiasco riesce a far ridere e l’insicurezza del protagonista ci aiuta a fare il tifo per lui. Onestamente, la comicità utilizzata non è nulla di originale, come non è nuovo il messaggio di non addossare ad altri i nostri fallimenti, che ogni spettatore può far suo a proprio modo.
La tesi dell’intera serie è però svelata con i giusti tempi e l’ingarbugliarsi della trama ci fa appassionare alla ricerca della talpa, abile a nascondersi fino alla fine. Un’indagine che ricomincia sempre da capo, perché nuove entrate in scena rimescolano le carte in tavola e così si fanno un passo in avanti e due indietro.
Il pilastro del racconto è senza dubbio il punto di vista con i quale viene mostrata la vicenda. Attraverso l’obiettivo delle macchine da presa utilizzate per girare il make off del film di Rapael. Una trovata ad effetto, che rende la serie accattivante, ponendola a metà strada tra documentario e mockumentary. Ma Fiasco è una serie di finzione.
“Facevamo un film vero basato su una falsa verità, invece, ora faremo un vero film falso, sulla storia vera di una bugia”.

L’autocelebrazione di Netflix
Il punto di vista del make of è un escamotage, ben confezionato, che ci permette di andare oltre alla comicità espressa. Fiasco è soprattutto ironia e risate, ma c’è molto di più. La serie potrebbe essere considerata un prodotto metacinematografico, ma non lo è, perché il contesto del set del film non ci dice assolutamente nulla di nuovo. C’è il solito produttore fanfarone e vengono riproposti i soliti luoghi comuni, al solo scopo di far ridere.
Senza spoilerare il finale di Fiasco e di come Raphael pare sia finito in carcere, la serie si pone sul versante della metariflessione. Un discorso che prende forma attraverso il registro della commedia che, però, approda a qualcosa di molto serio.
Il destino del film di Raphael, il suo amore per Ingrind (Leslie Medina) e i guai finanziari di Jean – Marc fanno un passo indietro. Negli ultimi episodi, il vero protagonista sembra diventare Netflix. La piattaforma della grande N si autocelebra in una finale proiezione speciale dove tutto succede.
Un’autocelebrazione senza dubbio ironica, scanzonata, con la battuta sempre pronta che apre scenari del tutto innovativi. Un discorso avviato con Black Mirror: Bandersnatch, dove lo spettatore può scegliere diversi esiti. In Fiasco non è previsto nessun coinvolgimento attivo da parte del pubblico, ma si accenna ad altri aspetti della nuova fruizione del prodotto audio – visivo, sottolineando, tra una risata e l’altra, come sia diventato fondamentale, in pochi anni, il ruolo delle piattaforme streaming nella produzione.
Fiasco | Bande-annonce Officielle VF | Netflix France (youtube.com)