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Trento Film Festival

‘An Béal Bocht’: una satirica biografia gaelica

Al Trento Film Festival, il corto d'animazione di Tom Collins, tratto dall'omonimo libro di Flann O'Brien, sull'Irlanda madrelingua gaelica

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An Béal Bocht

An Béal Bocht (The Poor Mouth) è un corto d’animazione irlandese del 2017 in gaelico (lingua irlandese), diretto da Tom Collins. Il corto è un adattamento animato dell’omonimo libro in lingua gaelica di Flann O’Brien, che lo ha pubblicato sotto lo pseudonimo di Myles na gCopaleen. An Béal Bocht è nella selezione ufficiale in gara per la sezione “Destinazione… Irlanda” del Trento Film Festival.

Sinossi ufficiale di An Béal Bocht

Adattamento animato dell’unico romanzo che Flann O’Brien scrisse in gaelico con lo pseudonimo di Myles Na gCopaleen. Una satira mordace sulla storia della vita di un giovane gaelo, che ripensa al passato dalla prigione di Sligo.

Bonaparte Ó Cúnasa

Animazione: un non finito sporco e accattivante

Salta subito all’occhio, e inevitabilmente, l’incredibile grossolanità dell’animazione di An Béal Bocht. Questa grezza approssimazione non è da intendersi, tuttavia, come un difetto. Non ci è dato sapere se la scelta di adoperare un tale non finito possa essere stata fatta anche per compensare una possibile penuria di budget (che non è da escludersi), ma sicuramente emerge dell’evidente intenzionalità dietro la scelta del regista. L’animazione è corredata da contorni frastagliati lasciati in molti punti al livello di bozza. Ma queste bozze sono state recuperate in un secondo momento, dopo la colorazione, e inchiostrate per diventare i bordi definitivi delle immagini. E così la colorazione, che sembra adagiata su una texture di pergamena per aumentare la sensazione di usura. L’animazione è poi limitata, con una ridotta quantità di fotogrammi al secondo che le conferiscono quell’effetto scattoso.

Padre An Béal Bocht

Il risultato complessivo è quello di un’estetica che dà la sensazione di essere raffazzonata e povera. E proprio “povera” è la parola chiave: l’animazione si fa, infatti, incredibile strumento espressivo che fa da specchio ai temi trattati all’interno di An Béal Bocht. Quello dell’animazione non rimane, nelle intenzioni di Collins¸ un semplice medium espressivo, ma collabora proattivamente alla messa in scena della storia, una graffiante satira incentrata sulla povertà e sulla miseria.

La satira di An Béal Bocht contro il dominio inglese

La storia è la biografia di Bonaparte Ó Cúnasa, un giovane gaelico che dalla sua cella ci racconta la sua storia. Il libro di Flann O’Brien è considerato uno dei più importanti libri in lingua gaelica del Novecento e si configura, sostanzialmente, come geniale parodia di un genere letterario gaelico incentrato proprio sulle autobiografie scritte da irlandesi. Una parodia che non vuole sminuire in alcun modo la lingua o i parlanti. Anzi, incastonandosi proprio su questa tradizione letteraria in una lingua incomprensibile ai più, O’Brien racconta una storia che si vuole rendere satira anzitutto del dominio britannico in Irlanda.

La tesi di fondo di An Béal Bocht è che gli irlandesi sono stati trattati come un popolo colonizzato, povero e da sfruttare. Ma se le condizioni di povertà non sono migliorate, forse è stato anche proprio a causa del dominio inglese. Gli inglesi sono descritti nel corto come abietti benestanti che non vogliono avere nulla a che fare con i loro vicini d’oltremare. Quand’anche decidano di dare una mano alla popolazione irlandese, gli aiuti finanziari sono mere elemosine fatte con il solo scopo di provare a eradicare le differenze culturali.

Famiglia An Béal Bocht

Un esempio chiaro è il caso del pagamento alle famiglie irlandesi da parte dello stato britannico di una certa quantità di sterline per ogni figlio capace di parlare l’inglese. La famiglia del protagonista, ben conscia dell’assenza di una via d’uscita dalla propria condizione di miseria, si prende tutto il braccio. Spacciando i maiali per figli, aggirano dei controlli per nulla stringenti e riescono a farsi pagare molti più soldi del dovuto.

Il gaelico: una lingua incomprensibile

Un aspetto fondante della pellicola è che, come qualcuno potrebbe aver notato, che è in lingua gaelica. Ora, il gaelico non è esattamente una lingua particolarmente ricorrente nel cinema o nella letteratura. E di questo sono ben consapevoli anche Flann O’Brien e Tom Collins. Il secondo decide di mantenere la lingua anche nella trasposizione animata perché, altrimenti, l’opera ne sarebbe uscita inevitabilmente snaturata. E non a torto: O’Brien costruisce sull’utilizzo del gaelico un’intera identità etnica, caratterizzata, sfortunatamente, dall’essere sottomessa al dominio di un popolo disinteressato alle problematiche locali.

Gaelico

Tuttavia, proprio il gaelico si fa, comicamente, promotore di un tentativo di rivalsa economica. Gli irlandesi sono osservati dagli europei, infatti, come degli interessanti fenomeni da baraccone. Neanche gli studiosi sono risparmiati dalle invettive di An Béal Bocht, descritti come pomposi ignoranti che studiano il gaelico come una specie rara in via di estinzione. Ed ecco che i nostri protagonisti fanno, ancora una volta, di necessità virtù, spremendo questi accademici dei loro averi attraverso l’indizione di eventi a tema culturale e competizioni di lingua.

Comicità: satira mordace e umorismo scatologico

An Béal Bocht è molto stravagante nei toni e nelle immagini, talvolta piuttosto grottesche, che presenta allo spettatore. I personaggi hanno fattezze evidentemente caricaturali e anche gli eventi raccontati sono sempre paradossali. Non poche volte, la sospensione dell’incredulità dello spettatore è messa a dura prova dal corto. È una continua altalena di emozioni che costringono lo spettatore a sgranare gli occhi continuamente di fronte all’assurdità, in positivo e in negativo, degli accadimenti.

Su questa base, si impianta una comicità estremamente efficace, per lo più un grossolano umorismo pirandelliano. Sebbene il riso scaturisca dalla negatività delle condizioni di miseria descritte, non si trasforma in sorriso come nei romanzi dello scrittore siciliano, ma diventa in An Béal Bocht anche risata sentita per via dell’esasperazione proprio di quelle condizioni, che vengono dipinte come connaturare in dei personaggi fin troppo abituati ad essi e, quindi, inconsapevoli delle stesse.

Scena del maiale

Tuttavia, ci sono anche delle cadute di stile: la scena del maiale che muore per il suo stesso fetore è molto forte se si riflette sul significato che porta con sé, ma l’eccesso di rumori flatulenti della scena la rende, forse, quasi infantile. È un umorismo scatologico un po’ troppo insistito, che perde di vista il punto della scena. Probabilmente è questa, però, l’unica cicatrice sul volto di una comicità molto ben riuscita. E, come spesso accade con l’umorismo, la scena può essere variamente comica a seconda della sensibilità personale.

Momenti di drammaticità

In questo marasma di comicità non mancano, comunque, momenti molto pacati o, addirittura, drammatici. An Béal Bocht è pur sempre una storia di miseria e il protagonista Bonaparte cresce senza la presenza del padre, messo in carcere quando è ancora molto piccolo, che lui non incontrerà se non alla fine della storia, in un momento molto emotivo. Emotivo, ma non lungo: è mentre viene condotto in carcere che lo incontra, per pochi istanti, dopo non averlo visto per tutta la sua vita e prima di non vederlo mai più per il resto della sua vita. Un evento la cui gravità è acuita dall’ingiustizia della sua incarcerazione, dimostrando un’attenzione narrativa davvero magistrale.

Morte

Altrettanto significativo è il momento in cui, dopo aver messo su famiglia, perde sia la moglie che il figlioletto, tutto in una volta, senza apparenti ragioni. Né An Béal Bocht si sofferma sulle ragioni dell’evento, che semplicemente accade, per poi riprendere la narrazione di altre vicende. Lo spettatore rimane semplicemente spiazzato di fronte a un evento così drammatico, ma rimane anche affamato di risposte che non potrà ricevere. Le scene comiche torneranno anche dopo questo avvenimento, ma adesso lo spettatore, forse, non riuscirà più a ridere con la stessa sguaiatezza di prima.

An Béal Bocht: un prodotto valido e da non perdere

Per concludere, An Béal Bocht è un prodotto atipico che potrebbe cogliere alla sprovvista lo spettatore più inesperto. Ha l’estetica di un prodotto che potrebbe sembrare addirittura scadente e, sicuramente, la lingua gaelica allontana il pubblico più generalista. Ma, superate le possibili remore iniziali, è un corto che saprà donarvi emozioni molto forti e che saprà donarvi una visione estremamente gradevole. Per quanto il libro non sia mai stato tradotto in italiano e non è possibile fare un raffronto con la fonte originale se non si conosca almeno l’inglese, non viene difficile credere che Tom Collins sia riuscito a fare un lavoro di adattamento molto ben riuscito.

Bonaparte e il nonno

Per quel che si può evincere dal corto d’animazione, An Béal Bocht è una riuscita satira parodica che riesce ad alternare sapientemente passaggi divertenti a momenti tristi, avvalendosi di un comparto grafico estremamente in sintonia con il tenore della storia. Un prodotto assolutamente valido, testamento della storia di una nazione che nessuno dovrebbe mancare di recuperare.

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An Béal Bocht

  • Anno: 2017
  • Durata: 33'
  • Genere: Animazione, Satira
  • Nazionalita: Irlanda
  • Regia: Tom Collins