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Trento Film Festival

‘An Island’: nessun uomo è un’isola

Al Trento Film Festival per la sezione "Destinazione... Irlanda" viene presentato il corto animato 'An Island', un viaggio interiore per l'elaborazione del lutto

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Al Trento Film Festival viene presentato An Island, cortometraggio di animazione diretto da Rory Byrne.

Ogni anno il festival dedica una sezione ai lavori provenienti da un singolo Paese o un’area geografica specifica; il progetto è stato lanciato nel 2011 con il titolo “Destinazione…” per aprire una finestra sulla cinematografia e sulla cultura di altre parti del mondo. Quest’anno con “Destinazione… Irlanda” vengono presentati in tutto sedici lavori tra lungometraggi, cortometraggi, animazione, fiction e documentario. Più che in altre occasioni, in questa edizione si vuole dare spazio alla contemporaneità e all’attualità. Si tratta dunque di un’occasione dedicata a produzioni originali e che prevede diverse anteprime, tutte che elaborano il tema del rapporto con il presente per riuscire a leggere con lucidità anche passato e futuro.

Oggi vi presentiamo il cortometraggio animato An Island. Presentato in anteprima al Clermont-Ferrand Festival 2018, il corto è stato realizzato da un team dello studio dublinese And Maps and Plans. Lo stesso team ha realizzato un altro corto animato, Coda, salito agli onori della cronaca cinematografica pochi anni fa. Coda è un cortometraggio diretto da Alan Holly, fondatore dello studio; l’opera ha ricevuto una candidatura come Miglior cortometraggio di animazione agli Oscar nel 2015. Coda porta una profonda riflessione sul senso della morte e An Island può essere considerato un nuovo sviluppo di queste considerazioni.

An Island – Trama

Un uomo solo inizia la scalata di una montagna su un’isola in mezzo al mare. Inizia così un viaggio fisico e metafisico nell’inconscio del protagonista, in cui si intrecciano il senso trauma della perdita, il simbolismo e la speranza di una vita oltre il dolore.

Il team ha realizzato il corto utilizzato 2D estremamente minimalista, mantenendo una palette solida di colori freddi, soprattutto grigi e blu che rendono magnificamente la costante presenza degli elementi naturali di roccia, cielo e mare. Il luogo in cui si svolge la narrazione si ispira al paesaggio delle isole della contea di Kerry, una zona del sud-ovest dell’Irlanda. Mare sconfinato e isole che a volte sono poco più che scogli. Un paesaggio che mette l’essere umano di fronte alla grandezza della natura e lo costringe a valutare con profondità la propria solitudine. Il rapporto del protagonista con il paesaggio è essenziale per la lettura del cortometraggio: tutto ciò che entra nell’inquadratura, piante, rocce, animali ed esseri umani, è immerso in un infinito ciclo di lotta per andare avanti in un mondo silenzioso e solitario.

An Island – Commento

Il corto è completamente privo di dialoghi. Ciò spinge lo spettatore nella dimensione introspettiva e solitaria del protagonista e lo rende partecipe della sua solitudine. In questo film nulla viene detto esplicitamente, tutto è lasciato intendere in modo delicato. Il protagonista ha recentemente subito una devastante perdita emotiva; il dolore e il senso di morte lo tormentano e forse proprio è proprio per ovviare al vuoto che sente dentro che decide di trovarsi un nuovo scopo pratico, la scalata di una montagna fredda e solitaria. Forse in cima troverà qualcosa, forse riempiendosi la vita di scopi potrà riempire il nulla che sente dentro. La scalata potrebbe essere vista come il percorso che porta all’elaborazione di un trauma. Il protagonista è messo di fronte alla morte che avviene in natura in una scena in cui un piccolo di stambecco muore di fronte agli occhi della madre, la quale continua ad andare avanti. Lui la insegue, forse nella speranza di comprendere come fare a non restare paralizzato a causa del dolore per la morte di una creatura cara.

Nel percorso il protagonista inciampa e cade in un baratro in cui scopre uno scheletro umano. Forse si tratta di qualcuno che come lui aveva tentato la scalata per fuggire dal proprio dolore? Trovarsi di fronte ad una tale visione gli causa una serie di ricordi dolorosi presentati in maniera caleidoscopica, ricchi di simboli che richiamano la morte. Non è chiaro cosa sia reale, cosa sia sogno e cosa sia allucinazione. Nonostante le visioni di sofferenza, il nostro protagonista decide di andare avanti ancora e ancora. Sale sempre di più, con sempre più fatica, fino ad arrivare alla cima, allo scopo che doveva soppiantare tutto il dolore.

An Island – L’elaborazione del trauma

Arrivato in vetta, l’uomo decide decide di lasciare andare la bandierina che simboleggia il raggiungimento del suo obiettivo. Decide di lasciare andare il simbolo di tutto ciò che facciamo per evitare di rielaborare la nostra sofferenza. Ora che è arrivato in cima, non è più la stessa persona che era sbarcata sulla spiaggia. Ha avuto la possibilità di vivere il proprio dolore con intenzione sincera, di sperimentarlo sulla propria pelle;  solo così si è salvato dal cadere nel baratro oscuro pieno di ricordi della propria sofferenza.

E dopo questo gesto, la luce invade tutto. Rinascono i fiori della bellezza, viene mostrato un nuovo mondo a chi non si è lasciato sconfiggere dal dolore e si è invece riconosciuto come parte del tutto. Finalmente arriva l’alba.

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