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Conversation

‘Ipersonnia’ conversazione con Alberto Mascia

Come in un romanzo di Philip K. Dick Ipersonnia di Alberto Mascia racconta  la manipolazione della società da parte del potere

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Come in un romanzo di Philip K. Dick Ipersonnia di Alberto Mascia racconta  la manipolazione della società da parte del potere. Di questo e di altro abbiamo parlato con il regista del film.

Dal 30 gennaio disponibile su Prime Video Ipersonnia è prodotto da Ascent Film, Nightswim con Groelandia.

NB. La seguente conversazione contiene spoiler

Ipersonnia di Alberto Mascia

Ipersonnia segue il modello produttivo messo a punto da Groenlandia con La belva. Anche qui al centro del progetto è un genere monopolizzato o quasi dal cinema americano. Anche in questo caso abbiamo un attore protagonista usato “fuori ruolo”. Allora era stata la volta di Fabrizio Gifuni, oggi tocca a Stefano Accorsi cimentarsi con un genere, quello distopico, per lui inedito.

Abbiamo avuto l’ambizione di affrontare questo genere che, come dici tu, è monopolizzato dalle produzioni americane e che comunque in Italia ha pochi precedenti. Lo abbiamo fatto cercando di adattarlo alle nostre possibilità, ma anche alla storia del nostro cinema. Volutamente non abbiamo messo in campo un futuro super tecnologico, super high tech, levigato come quello presente nella fantascienza mainstream. Il nostro tempo è un po’ retrò e un po’ più italiano perché comunque non sarebbe stato credibile fare sfoggio di una tecnologia pazzesca e super efficiente nel contesto nostrano. Così nell’immaginare il nostro carcere abbiamo pensato di creare un tipo di estetica spartana e funzionale che potesse riecheggiare quella dei reali istituti detentivi di oggi. Lo abbiamo fatto per ragioni di budget, ma anche per una scelta estetica basata sulla rappresentazione di un futuro più vicino a noi, dunque più sporco e anche più tangibile.

Rispetto al modello produttivo, come dici tu Ascent/Groenlandia ha avuto un ruolo molto importante. Loro venivano da una serie di film di genere come appunto La Belva e questo ha creato una convergenza con Ipersonnia che io e il co-sceneggiatore Enrico Saccà avevamo scritto dieci anni fa, quando ancora non li conoscevamo. Fondamentale è stato anche il ruolo di Nightswim, la società di Stefano Sardo e Ines Vasilijevic, i quali essendo stati in giuria al premio Solinas avevano letto Ipersonnia e hanno deciso di svilupparlo quando anni dopo hanno fondato la loro società di produzione. Tra Nightswim e Ascent/Groenlandia si è creato un binomio perfetto che mi ha supportato nel migliore dei modi.

 

Gli elementi di Ipersonnia di Alberto Mascia

Non sono sorpreso di sapere che Ipersonnia sia stato scritto dieci anni fa perché la sua storia si focalizza sulle paure più tipiche del nuovo millennio cinematografico. Parlo di temi legati alla crisi della memoria e della percezione, tipici del cinema degli anni zero, popolato da personaggi messi di fronte a una realtà ambigua e ingannevole, impossibile da decifrare.

Certo, questo è uno dei temi portanti del film. Come dici tu si riallaccia a una tradizione cinematografica e anche filosofica ben precisa. Penso per esempio alla similitudine con l’impianto di Matrix, film che metteva in scena il classico esperimento mentale filosofico del “cervello nella vasca”: come possiamo essere sicuri di non muoverci in una realtà che è solo apparente, illusoria, frutto piuttosto di una nostra rappresentazione interna? E già Platone in qualche modo si chiedeva qualcosa di simile con il mito della caverna. Una realtà illusoria di cui, come nel nostro film, ci si rende conto solo una volta che ci risvegliamo dal sogno. Il tema dello sguardo che crea il proprio mondo mi affascina da sempre ed è sicuramente uno dei temi principali del film. Anche in Ipersonnia abbiamo una realtà pronta a dissolversi in diversi livelli di percezione o di illusione.

Parliamo di elementi narrativi molto in voga a cavallo del nuovo millennio. L’entrata in campo della realtà virtuale e le nuove possibilità di interazione offerte da internet rendevano il mondo sempre più sfuggente e frammentario. Un po’ come succede in Ipersonnia.

Sono d’accordo. In modo abbastanza repentino ci si è trovati davanti alla possibilità di fruire di una mole infinita di informazioni, non sempre attendibili, e in un certo senso di “universi paralleli” che scorrevano davanti ai nostri occhi in maniera molto veloce e caotica. E a tutt’oggi continua a non essere facile riuscire a districarsi in una tale mole di dati e informazioni, che spesso lavorano in noi anche a livello inconscio.

Le tematiche

Ipersonnia parte da problemi reali, quali per esempio il sovraffollamento delle carceri o la recidività dei criminali, offendo soluzioni che si rifanno alla lezione del grande Philip K Dick. Penso al discorso sulla manipolazione del tessuto sociale da parte del potere, alla simulazione della realtà, al concetto di vero o falso.

Assolutamente, Philip Dick è stato una delle nostre principali ispirazioni. Ho pensato in particolare a Ubik, per me è il suo romanzo più bello, stranamente uno dei pochi a non aver trovato una versione cinematografica. Quel libro è stato fonte di grande ispirazione per cui sì, in Ipersonnia ci sono molte suggestioni che derivano da lì. Come hai detto c’è anche un discorso relativo al rapporto tra società e potere e alla manipolazione che quest’ultimo può esercitare sulla percezione collettiva e individuale. L’altro filone tematico, quello carcerario, più che al sovraffollamento, è legato al fallimento del suo sistema educativo. Parliamo di dati oggettivi che nel film abbiamo portato alle estreme conseguenze, per cui i nostri detenuti oltre a non ricevere alcuno strumento per riabilitarsi, vengono addirittura addormentati, rimossi dalla “società civile” e lasciati a “marcire” nei sotterranei del carcere.

Per il meccanismo messo in scena, la manipolazione dei detenuti, realizzata attraverso il programma denominato Hypnos, sembra alludere a qualcosa di più grande. Per esempio al potere persuasivo dei media e di chi se ne serve per orientare l’opinione pubblica.

Sì, qualcosa di quello che dici è presente nel film. Penso al cervello centrale del carcere che fa dello psicologo interpretato da Stefano Accorsi una pedina inconsapevole che rende lui e i suoi collegi asserviti al sistema carcerario. Anche qui abbiamo portato alle estreme conseguenze una dinamica che, mutatis mutandis, può venire realmente utilizzata negli interrogatori, in cui a volte si portano degli innocenti a confessare crimini mai commessi. Funziona soprattutto con soggetti particolarmente fragili. Si tratta di casi oggettivi e documentati.

Ipersonnia di Alberto Mascia e il metaverso

Dal punto di vista narrativo Ipersonnia mette in scena multiversi e soprattutto un tipo di interazione video ludica dovuta a una circolarità temporale che, alla pari dei videogames, permette al protagonista di ricominciare sempre il “gioco”. Un’intercambiabilità, quella di Ipersonnia, che lo avvicina ai film della Marvel, ma anche a Everything Everywhere All at Once.

La metafora del videogame è molto interessante. Tieni conto che ci sono importanti fisici e scienziati che teorizzano da tempo la natura olografica dell’universo, la cui spazialità sarebbe solo una nostra illusione percettiva. Secondo queste teorie tutto sarebbe assimilabile piuttosto a un enorme “gioco” di dati, una sorta di simulazione, come accade in Matrix. La labilità del confine tra reale e virtuale è molto affascinante proprio perché non è una semplice boutade, ma un vero punto cruciale del dibattito scientifico e filosofico di oggi.

La circolarità del tempo nel film è un po’ un anello che si può ripercorrere all’infinito. L’idea nasce da una suggestione filosofica e traduce la volontà di strutturare il racconto in maniera da integrare tutti questi temi.

A differenza dei film appena citati Ipersonnia ha però dei ritmi meno frenetici e il passo esistenziale tipico del cinema noir.

Non volevamo fare un action movie. Ipersonnia si prende i suoi tempi adottando ritmi dilatati. In tal senso non lo definirei esattamente un lungometraggio di fantascienza tout court, anche perché in tal modo si potrebbero alimentare nello spettatore aspettative che rischiano di essere disattese. Piuttosto siamo di fronte a un film molto psicologico e mentale: uno dei riferimenti principali è stato L’uomo senza sonno in cui c’era un protagonista che si muoveva in una “realtà” permeata dalle sue allucinazioni e dai suoi sensi di colpa. Il film con Christian Bale aveva un ritmo molto lento e un po’ onirico, con un andamento ovattato come quello dei sogni. Io cercavo un mood analogo, per cui definirei Ipersonnia un thriller noir ambientato in un futuro distopico.

Gli ambienti

In un film che racconta una visione del mondo, gli ambienti e le scenografie sono determinanti. Di fronte alla possibilità di restare chiuso in un unico luogo Ipersonnia sceglie un percorso, invece, itinerante, attraversato da architetture antiche, moderne e post moderne. Il risultato è una città fuori dal tempo e dallo spazio.

In una primissima versione del film, anche per questioni di budget, avevamo confinato tutta la storia all’interno del carcere, poi col tempo, venendo meno questo vincolo, abbiamo pensato di esplorare il mondo esterno. Di fatto si tratta di una ricognizione inconscia perché frutto della mente del protagonista. Per questo motivo, come dici giustamente, abbiamo provato a creare un luogo un po’ fuori dal tempo. In alcuni casi abbiamo usato ambienti reali, come l’esterno del carcere, ricavato da una centrale nucleare ubicata in Emilia, oppure i sotterranei appartenenti a un centro di ricerca. Il quartiere-dormitorio dove lui va a vivere quando esce dal carcere è girato a Vigne Nuove a Roma. A un certo punto si vede anche un luogo riconoscibile come piazza Mastai a Roma, anche se non nominiamo mai la città. Al contrario molti degli ambienti interni sono stati ricreati in teatro di posa. In generale mi piaceva l’idea di attraversare una pluralità di spazi e una trasversalità di ambienti sociali, e quindi si va dalla bellissima villa di Viola o del convegno del ministro, fino alle abitazioni simili a casermoni dove vengono sbattuti gli ex detenuti… Essendo un mondo mentale, ricavato dai ricordi di David, ho chiesto ai capi reparto di immaginarlo con degli elementi presi dal carcere, perché è da lì che il protagonista attinge gli elementi per costruire la sua realtà.

Per esempio, l’alloggio dove lui viene mandato una volta fuori dal carcere utilizza la stessa location in cui abbiamo ricostruito l’abitazione interna al carcere. Lo abbiamo semplicemente svuotato, ridipinto e cambiato le scenografie, ma è sempre quello. In questo modo lui arriva nella casa nuova che in un certo senso è quella vecchia… Il “travaso” di elementi del carcere nel mondo esterno è un espediente che abbiamo utilizzato in vari modi per comunicare in modo subliminale allo spettatore che quel “fuori” continua in realtà a essere “dentro”.

L’esasperazione di certe prospettive così come le improvvise aperture del campo visivo danno al paesaggio una profondità che si pone in una linea di discontinuità rispetto alla dimensione chiusa e claustrofobica del racconto. Allo stesso tempo la deformazione dei volumi, con i palazzi che si stagliano come dei moloch sulle figure umane rendono bene il senso di angoscia e la minaccia che incombe sui protagonisti.

Nel film sto parecchio addosso ai personaggi. Non ci sono tanti totali, ho scelto di prediligere campi stretti e primi piani che mi servivano per far emergere la claustrofobia insita nella dimensione onirica e da incubo vissuta dai personaggi. Ho cercato di allargare il campo solo quando potevo far vedere qualcosa di espressivo e quindi i palazzoni, la centrale nucleare e così via. Ho cercato di giocare su questa alternanza, tra pochi ma significativi totali, e riprese strette sui personaggi.

Il cast di Ipersonnia di Alberto Mascia

Il fatto di avere Stefano Accorsi come protagonista da una parte ti consentiva di puntare su un attore con un pubblico consolidato, dall’altra ti permetteva di avere un interprete in grado di sopportare il peso del suo ruolo. C’era bisogno non tanto di un uomo d’azione, ma di riflessione.

Stefano Accorsi lo devo ringraziare perché è stato coraggiosissimo nell’accettare la sfida di fare un film di questo tipo, peraltro un’opera prima e quindi dispensatore di un’incognita doppia. Stefano si è messo al servizio del progetto ancor prima di girare. Ha letto la sceneggiatura dicendo la sua su alcune linee narrative che secondo lui necessitavano di essere riviste o approfondite. Da quei feedback siamo partiti per revisionare la sceneggiatura. Sapendo che sarebbe stato lui a interpretare il protagonista siamo riusciti a cucirgli addosso il ruolo con maggior facilità. Sul set è stato di una grandissima professionalità, serietà e talento. Credo che per lui il ruolo di David sia stato molto interessante in quanto atipico sia per la sua carriera, sia per il cinema italiano in generale. Aver scelto Stefano per il ruolo di David ha pagato perché è stato davvero straordinario.

Parliamo anche di Sandra Ceccarelli. Da grande attrice qual è lascia il segno con un cameo che rende giustizia a un personaggio importante e iconico.

Sandra è una grande attrice, e questo lo sapevo già. Sul set poi ho avuto modo di conoscerla meglio umanamente, scoprendo che è una donna di grande carattere, spiritosa, pronta a mettersi in gioco. In prima battuta stavamo vagliando attrici bravissime, ma non conosciute come lei, poi un giorno la casting director mi ha proposto di provare a sentire lei. Il ruolo era contenuto in termini di minutaggio, ma molto importante e, come dici tu, iconico. Avevo paura che rifiutasse, ma da attrice intelligente ha letto la sceneggiatura, le è piaciuta e ha accettato con piacere di entrare a far parte del film. La sua scena richiedeva una particolare intensità che lei è riuscita a trasmettere e anche nel suo caso mi è piaciuto vedere con quale determinazione abbia accettato di calarsi un un ruolo diverso dal solito anche per la trasformazione fisica che richiedeva.

Alberto Mascia oltre Ipersonnia

Il cinema che ti piace come regista e come semplice spettatore?

Potrei farti una lista infinita. Vado al cinema da quando sono bambino ed è sempre stata la mia più grande passione. Per dirti, mi sono laureato con una tesi sui fratelli Coen che ammiro moltissimo, il loro modo di destrutturare il racconto filmico, pur lavorando all’interno dei generi, lo trovo insuperabile. E poi amo Kubrick, Polanski, Lynch, Scorsese, Villeneuve… Guardando all’Italia ti citerei Leone, Fellini, ma anche il primo Dario Argento. Rispetto a Ipersonnia, invece, posso dirti che alcuni dei miei principali riferimenti sono stati Nolan – in particolare Memento e Inception -, Hitchcock, con il personaggio di Viola che deve molto alle sue figure femminili, e il Cronenberg di Spider ed eXistenZ.

Ipersonnia di Alberto Mascia

  • Anno: 2023
  • Durata: 100
  • Distribuzione: Amazon Prime Video
  • Genere: thriller, fantascienza, noir
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Alberto Mascia
  • Data di uscita: 30-January-2023