‘Po’, il film di Andrea Segre e Gian Antonio Stella al Pordenone Docs Fest
Il flusso dei ricordi in un film sulla memoria collettiva. Po, il documentario di Andrea Segre e Gian Antonio Stella, dal 7 aprile in selezione ufficiale al Pordenone Docs Fest – Le voci del documentario.
Il documentario riprende le vicende accadute il 14 novembre 1951, quando l’argine del Po a pochi metri del ponte della ferrovia Padova-Bologna si spacca. L’acqua occupa in pochissimo tempo le terre del Polesine, costringendo migliaia di persone a trovare un rifugio sicuro scappando verso le città limitrofe.
Po, la recensione
Pochi giorni fa è uscita una notizia che riflette molto sull’argomento trattato da Andrea Segre e Gian Antonio Stella in questo splendido documentario. Al contrario di quello che viene raccontato e mostrato in Po, di quel fiume virulento oggi, per via della siccità momentanea, non se ne vede traccia. Persino un relitto della Seconda Guerra Mondiale alla fine è riemerso, come se la storia avesse avuto la forza di reagire di fronte alla natura di quel fiume, in perenne equilibrio tra quiete e tempesta.
Nel film di Segre, che ha già avuto modo di viaggiare attorno ai ricordi in Molecole, film di pre-apertura a Venezia, l’acqua ritorna anche se in una forma diversa. Non più quella tormentata della laguna (tornata però a riposarsi con i primi giorni della pandemia), bensì quella apparentemente distesa del fiume più grande d’Italia, che per un giorno ha deciso di dare uno strappo ai suoi abitanti.
Io sono qui
Le testimonianze di Po sono la grande forza di questo documentario. Una ricerca minuziosa, spigolosa, che è frutto di un lavoro che non può di certo sorprendere quando la firma è di un giornalista come Gian Antonio Stella. Nel film si cerca, non solo di offrire un quadro completo dei fatti accaduti durante il 14 novembre del ’51, ma di compiere un ulteriore passaggio verso una maturazione che lo avvicina alla storia, e non più alla cronaca dettata dalle suggestioni e dal dolore. Non che tutto questo non compaia nel documentario. Le immagini feriscono l’animo dello spettatore, che osserva dall’alto dei paesi che non esistono più, e con la paura che Rovigo possa avere la loro stessa sorte. E le parole di uno dei superstiti. mentre racconta la sua tragica storia legata ai suoi familiari, è certamente un elemento che non lascia indifferenti. Così come la leggerezza di una delle interlocutrici che con il suo accento veneto concede alcune scene memorabili a questo film.
Solidarietà
Eppure, Po non perde mai il filo del discorso. Il reportage alterna immagini di repertorio degli operatori dell’Istituto Luce e quelle che riguardano oggi, con il fiume che sembra essersi dimenticato di quella giornata d’autunno. Ma la memora difficilmente si cancella se si tratta di chi l’ha vissuta. Molto spesso la gente non sente il bisogno di riaprire quella pagina, ma il tempo tende a usurarla, e in alcuni casi a rimuoverla.
Il documentario, oltre ad avere il pregio di riempire quegli spazi vuoti grazie a scelte narrative sagaci, aggiunge elementi in più, come la mobilitazione straordinaria della popolazione italiana e non solo, come si evince da una scena in cui anche la comunità sovietica dell’epoca aveva scelto di aiutare un popolo che non condivideva la sua visione politica.
Po insegna anche questo. Ad avere fiducia, e a non dimenticare mai.
Il film Po é stato prodotto da ZaLab Film
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