La questione sulla migrazione è una delle questioni sociali e politiche più importanti degli ultimi anni che ha diviso il mondo riguardo a una sua possibile risoluzione. Il cinema è entrato in questa conversazione più volte presentandoci i diversi aspetti della questione con film come Io Capitanoe Fuocammare, mostrandoci l’odissea dei migranti. Largo, corto diretto e scritto da Salvatore Scarpa e Max Burgoyne, ci racconta cosa succede dopo, dal punto di vista di un bambino la cui famiglia resta divisa.
Salvatore Scarpa e Max Burgoyne-Moore hanno raccontato in un’intervista a Deadline il 18 Agosto cosa li ha ispirati mentre scrivevano Largo. Presentato all’HollyShorts Film Festival, con una durata di 19 minuti, il cortometraggio segue Musa (Zack Elsokari), un giovane rifugiato siriano che scappa dal suo tutore (Tamsin Greig) per ritrovare la sua famiglia.
Che cosa vi ha ispirato a raccontare la storia di Largo?
Salvatore Scarpa: ci sentivamo un po’ scoraggiati dalla reazione alla crisi dei rifugiati nelle nostre città natali.
Max Burgoyne-Moore: in Italia e in Gran Bretagna.
Scarpa: vedevamo persone che riconoscevamo come amichevoli e accoglienti che avevano queste strane, negative reazioni verso persone a cui serviva un posto sicuro.
Burgoyne-Moore: scoprire che persone nella tua famiglia estesa sono razziste quando non l’avevi capito prima è la versione breve del perché abbiamo voluto fare questo cortometraggio.
Scarpa: e più di tutto, le statistiche nei telegiornali sono sembrate travolgenti per gli scorsi 10 anni, praticamente quando abbiamo cominciato a scrivere. Questa era una via per provare e raccontare una storia umana oltre le statistiche.
Burgoyne-Moore: è molto disumanizzante il modo in cui i giornali, i media e il governo parlano dei rifugiati. È riducibile a fatti e cifre, e non c’è nessun elemento umano in questo, che è folle perché queste sono persone che stanno cercando di trovare sicurezza e libertà, e sono trattati come un traguardo politico per entrambi i lati su cui discutere.
Scarpa: volevamo fare anche esperienza sul sentirsi impotenti nell’agire perché questi numeri sono così grandi. Alla fine del film, abbiamo inserito le statistiche che dicono che ci sono 11 milioni di bambini rifugiati, ed è molto difficile da comprendere quando lo vedi scritto. È un numero sconvolgente. Quindi, è l’impotenza di non poter fare qualcosa d’impatto che ci ha ispirato a raccontare la storia.
Con chi avete lavorato per la ricerca?
Burgoyne-Moore: uno dei grandi aiuti, nella ricerca, è stato il Refugee Council, che è una grande associazione caritatevole in Gran Bretagna. Danno supporto legale e servizi ai rifugiati e immigrati a cui serve aiuto. E poi abbiamo avuto anche il sostegno di Good Chance, una compagnia teatrale incentrata sul tema dei rifugiati. Ci hanno aiutato a portare persone che hanno vissuto esperienze da rifugiati in posizioni pagate perché era abbastanza difficili per loro avere un lavoro pagato a causa delle regole della Visa.
Abbiamo inserito anche persone rifugiate presenti in diverse parti del film, il che è davvero bello. È gratificante poter fare una differenza tangibile nella vita delle persone e offrire loro un percorso nell’industria cinematografica britannica. Allo stesso tempo, la loro presenza ha contribuito a mantenere l’autenticità del racconto e a correggere i dettagli. Ammar Haj Ahmad, uno degli attori, ha aiutato Zack Elsokari, il protagonista, a perfezionare un accento siriano. Zack è arabo, ma il suo dialetto è leggermente diverso. La presenza di Ammar è stata fondamentale per curare quei piccoli dettagli che altrimenti ci sarebbero sfuggiti. Questa collaborazione con tutti ha permesso al progetto di acquisire il giusto spirito e un’autenticità più profonda.
La cinematografia in Largo è fantastica.
Scarpa: siamo stati fortunati a trovare Rick Joaquim a cui rivolgiamo un grande ringraziamento. La sua abilità nel capire che cosa stava accadendo nelle nostre teste è stata straordinaria. Lo abbiamo incontrato e abbiamo cominciato a discutere sui riferimenti ed eravamo sulla stessa pagina dal primo giorno. Lui sapeva tutto quello che amavamo, e lo amava anche lui.
Burgoyne Moore: anche se questo è un film a basso budget, lui sapeva come compiere ogni idea che avevamo. E sapeva anche come farla sembrare epica.
Scarpa: ha avuto delle fantastiche idee creative. Stava sempre ad offrirci opzioni, siamo stati fortunatissimi. Avevamo questa idea dall’inizio di girare dalla prospettiva di Musa, tenendo la telecamera al livello dell’occhio del bambino. Quindi, questa era una cosa per cui siamo riusciti ad andare con Rick e dire tipo, “Facciamolo, sperimentiamo. Come possiamo giocarci?”
Puoi vedere tutta l’epicità delle cose nel mare. È stato perfetto.
Come siete riusciti a trovare Zack e collaborare con lui?
Burgoyne-Moore: lui aveva dieci anni quando abbiamo filmato. Questo era il suo primo ruolo. Aveva fatto qualche altra roba prima che non è stata rilasciata, ma era la sua prima volta da protagonista. Abbiamo visto il video della sua audizione, ed era chiaro dal primo giorno che avesse qualcosa di speciale. Siamo andati dal direttore del casting, Nick Hockaday, che ha fatto una grande ricerca e, ironicamente, Zack era uno dei primi video che abbiamo visto. Non abbiamo potuto credere alla nostra fortuna.
Scarpa: è un talento raro.
Burgoyne-Moore: stavamo cercando un bambino che sembrava stanco del mondo.
Scarpa: giusto. Doveva sembrare che fosse stato forzato a invecchiare prima del suo tempo. Quindi ci serviva un piccolo vecchio uomo, e questa è la direzione che gli abbiamo dato. In più, stavamo girando con tempi veramente ridotti; avevamo bisogno di un bambino che fosse chiaramente intuitivo, a proprio agio sul set, e che potesse fare tutti gli stunt in mare.
Burgoyne-Moore: e poi ovviamente il bambino doveva essere della giusta regione e riuscire a parlare la lingua. Siamo stati davvero fortunati ad averlo, ed è ovviamente la star dello show. È venuto al nostro primo incontro, conoscendo la maggior parte del copione, e aveva delle domande sulla sua backstory. È emotivamente molto intelligente e ha reso i nostri lavori più semplici.
Scarpa: inoltre, poichè ha dovuto recitare quei momenti sfaccettati ed emozionali, siamo stati fortunati ad avere sua madre Houda Echouafni sul set come chaperone e improvvisata acting coach – lei ha un cameo nel ruolo della madre nel film. È riuscita a trasmettere alcuni momenti silenziosi e pesanti.
Nel film, Musa entra in contatto con un uomo della sua stessa cultura, Hakim, che però il suo capo chiama Harry, segno del logoramento causato dall’assimilazione forzata alla cultura bianca. Musa, invece, è cresciuto da una donna bianca che non ha mai cercato di cambiarne l’identità, pur dovendo affrontare il giudizio degli altri cittadini, consapevoli che lei stia allevando un bambino immigrato.
Scarpa: noi non siamo rifugiati e non abbiamo vissuto quell’esperienza direttamente, ma siamo cresciuti intorno a persone come i pescatori che vediamo nel film. Ne abbiamo parlato a lungo. Siamo rimasti molto demoralizzati dai commenti razzisti e confusi di fronte a quella reazione. Per noi quei momenti sono stati pesanti, perché la nostra esperienza veniva ridotta a una semplice battuta. C’è questa idea di dover dimenticare le proprie origini, di adattarsi e diventare ciò che vogliono che Harry/Hakim diventi. Questo rappresenta un presagio di quello che potrebbe essere la vita di Musa e delle cose che dovrà abbandonare per integrarsi. Per noi era davvero importante avere quel momento in cui fa l’incontro con Hakim.
Burgoyne-Moore: contribuisce al tira e molla che attraversa il film. Non può essere solo il razzismo a spingere il bambino a voler andarsene, né soltanto la mancanza dei genitori. Da un lato qualcosa lo spinge, dall’altro qualcosa lo trattiene. Diventa evidente che il percorso di assimilazione, come lo descrivi tu, è profondamente tragico: richiederebbe di rinunciare a parti della sua identità che non vuole perdere. È questo che lo porta a concepire l’idea, apparentemente folle, di costruire una barca e prendere il mare. E anche se un altro bambino gli chiede: “Come pensi di trovarli?”, il suo gesto assume il senso di un’unica possibilità, l’unico modo per restare fedele a se stesso.
Parliamo della scena della barca. Quali erano alcune delle sfide?
Scarpa: quando l’abbiamo messa su carta per la prima volta, siamo stati molto naïve. Abbiamo pensato, “Dai, gireremo sull’acqua con un bambino. Facciamolo e basta.”
E dobbiamo ringraziare Roy Taylor.
Burgoyne-Moore: una leggenda nella coordinazione degli stunt. Il film che aveva fatto giusto prima del nostro era Barbie.
Scarpa: Taylor era molto al di fuori delle nostre possibilità. Siamo stati davvero fortunati che fosse libero e amasse il progetto. Per la scena della barca, volevamo mostrare il pericolo, e l’unico modo per farlo era presentare il bambino sull’acqua. Per farlo dovevamo avere tre barche, era una cosa abbastanza complicata da orchestrare.
Burgoyne-Moore: il nostro production designer, Joana Dias, ci ha aiutato a essere più pratici. All’inizio abbiamo pensato di aver solo una barca, una di quelle viste dietro l’angolo di qualche casa. Poi Joana ci ha aiutati, “Ragazzi, vi serve una barca che sembra fatta da un bambino di dieci anni, ma che sia sicura abbastanza da non esser costruita da un bambino di dieci anni. Dev’essercene una in più in caso affondi e nel caso la perdissimo.” C’erano tutte queste eventualità. Quindi alla fine ne avevamo tre, abbastanza simili e con differenti misure di sicurezza.
Scarpa: un sacco di persone ci hanno chiesto se fosse CGI o se l’avessimo fatto in una piscina o su un set. Ma no, eravamo a Seaford in Inghilterra, dove ci sono le scogliere. Abbiamo girato proprio fuori a mare aperto, non nei fondali bassi.
Burgoyne-Moore: per la ripresa iniziale dove il bambino prima spinge e poi salta Roy è andato da Zack e gli ha detto, “Per farlo in modo sicuro, andremo sulla spiaggia e lasceremo la barca andare in acqua. Te resta sulla terra asciutta.”
Scarpa: ha detto “Qualsiasi cosa fai, non provare a fare niente con la barca. Non andare avanti con la barca.”
Burgoyne- Moore: e poi Zack si è trasformato in Tom Cruise. Quel momento in cui si tuffa in acqua, l’ha fatto veramente! Poi, quando abbiamo urlato cut trenta operatori sono corsi in acqua. Nel frattempo, sua madre stava avendo un attacco di cuore dietro la telecamera. Per fortuna Zack è un nuotatore molto abile. C’erano molti stunt e addetti alla sicurezza, tutto è andato per il meglio.
Largo
Il film trasmette un’emozione autentica, che nasce dalla scelta di mostrare la realtà senza filtri. Non si tratta di propaganda, ma di uno sguardo diretto su vicende che accadono ogni giorno e che troppo spesso restano invisibili. In un’intervista a un podcast, i due registi hanno raccontato l’esperienza di portare l’opera nelle scuole: un confronto che si è rivelato prezioso. Molti studenti, abituati a conoscere l’argomento solo attraverso i frammenti offerti dalla televisione, hanno scoperto un volto nuovo della storia. E hanno saputo riconoscersi subito nel protagonista, un bambino come loro, rendendo quell’esperienza cinematografica ancora più viva e personale.
Viene in mente così l’inizio di una recensione su questo corto del magazine View Of the Arts che dice, citando le statistiche dell’Unicef:
“Ci sono 11 milioni di bambini rifugiati nel mondo. 1,3 milioni in Europa. 127,000 in Gran Bretagna. E ognuno di questi ha un nome.”