Il medico di notte di Elie Wajeman, fregiato della Selezione Ufficiale al Festival di Cannes 2020, ha al centro l’adrenalinica notte di Mikaël, medico di Parigi. Gli ultimi, i tossici, i fragili: questi i pazienti a cui si dedica senza risparmiarsi. Mikaël si muove in un limbo lastricato dal baratro: tra il giorno-luce e la notte, colma di tutte le menzogne, le debolezze, le verità, di cui pure il medico subisce l’inconscia influenza.
Uno sguardo spietato sulla disumanità urbana
Il medico di notte delinea da una prospettiva obliqua e marginale il degrado dei grandi contesti urbanizzati. Parigi potrebbe essere Roma o qualunque altra Capitale europea: la situazione non muterebbe. Il rapporto che Mikaël instaura con gli esseri umani che incrocia nelle sue visite mediche è diretto e complice, senza sfociare in banale retorica. È una compassione nel senso letterale del temine. Ansia e solitudine, le ombre che popolano molti incontri notturni. Un’ansia, che Mikaël non riesce a lasciarsi alle spalle. Lui stesso imprigionato da un mondo che lo seduce (quante inutili promesse a sua moglie di abbandonare il lavoro notturno), schiacciato da sensi di colpa, attrazioni, da un desiderio costruito sulle bugie. Mollare tutto, scappare via da Parigi, dalla famiglia. È davvero questa la scelta giusta?
Si entra e si esce da tante micro realtà, in questa lunga notte. Mikaël è il perno di tale mescolanza, la nostra bussola, nonostante tutto. Vincent Macaigne è un credibilissimo protagonista. Si muove in una giungla senza controllo come un animale braccato. Legato da una relazione fraterna con il cugino farmacista Dimitri, i cui debiti lo spingono verso il traffico illegale di Fentanyl. Attratto prepotentemente da Sofia, giovane laureata in Farmacia, con la quale si lascia andare a una carnalità ed emotività che lo fanno sentire vivo.
Sara Giraudeau è il corrispondente femminile di Mikaël. Sofia è una donna fatale a metà, combattuta tra due uomini, ma priva di qualunque illusione. La sua emotività strozzata è quella di una generazione che dentro il presente non trova più il senso di meraviglia capace di governare scelte e decisioni.
I frutti del proibizionismo
Il medico di notte apre uno squarcio sulla parallela gestione della tossicodipendenza. L’aiuto controllato dello Stato, che limita il Subutex, un oppioide, sostegno indispensabile per molte vite dipendenti dalla droga. Il traffico clandestino di farmaci pericolosi, con la complicità dei farmacisti è ormai terreno della criminalità nella sua gestione. Questo è ciò che la città restituisce: gli strascichi di una politica proibizionista alla base sia dei mercati leciti che illeciti.
Il medico di notte di Elie Wajeman è un piccolo, grande film. La macchina da presa mantiene sempre la distanza da ciò che mostra. La fotografia è più empatica, emotivamente. Fredda e asettica, si abbandona a sfumature cromatiche e calde. Una densità, nel pericolo e nel godimento, che avvertiamo, sempre.
MUBI Febbraio 2022: tra gli arrivi ;Petite Maman e ;Playlist