Per Elisabetta Sgarbi, nella sua carriera, a oggi, i destini di libri e cinema sono intrecciati.
La regista è stata protagonista di una masterclass con Aleksandr Sokurov, in occasione del Torino Film Festival, in compagnia dello storico collaboratore e autore Eugenio Lio.
Già direttrice editoriale di Bompiani, fondatrice della rassegna La Milanesiana, della casa editrice La nave di Teseo e dell’etichetta discografica Betty Wrong, Elisabetta Sgarbi comincia a dedicarsi alla regia filmica nel 2001 con Belle di notte; tra gli altri e successivi documentari: Deserto Rosa su Luigi Ghirri, La lingua dei furfanti. Romanino in Valle Camonica e l’ultimo Extraliscio. Punk da balera sulla band romagnola omonima; tra i lungometraggi drammatici Racconti d’amore e I nomi del signor Sulčič.
L’intervista a Elisabetta Sgarbi
Elisabetta Sgarbi, al Torino Film Festival abbiamo visto Quattordici giorni di Ivan Cotroneo, tratto dal romanzo del regista e di Monica Rametta e pubblicato da La nave di Teseo. La casa editrice ha diversi autori in catalogo dalle cui opere sono stati tratti film: Michael Cunningham, Karine Tuil…; Il bambino nascosto di Roberto Andò è da poco uscito nelle sale; e Francesca Archibugi girerà il film tratto dallo Strega 2020, Il colibrì di Veronesi. Nella sua esperienza, esistono ricette o almeno indizi che suggeriscano quando un libro ha il potenziale per diventare lungometraggio?
Aggiungo l’adattamento cinematografico da La mia ombra è tua, di Edoardo Nesi, il romanzo più cinematografico del grande scrittore pratese, Premio Strega 2011 con Storia della mia gente. Per rimanere tra i lungometraggi. Poi ci sono le serie televisive: dalla saga Ripley di Patricia Highsmith (a gennaio uscirà anche il film di Lyne da Acque profonde); poi Blonde di Joyce Carol Oates, altro pilastro del nostro catalogo.
No, non credo esistano ricette. Certo un ingrediente è il successo del libro, in termini di pubblico e di critica, ma non è una condizione né necessaria né sufficiente. Il cinema è una macchina corale e complessa, che a volte si inceppa o procede per pura casualità. Pensi che da venti anni si sta lavorando a film/serie da Io uccido di Faletti. E ricordo i continui rinnovi di Milos Forman che non riusciva a fare il film da Menzogne della notte di Bufalino.
Libri che diventano film. Cosa viene perso, cosa viene guadagnato. Sono mezzi diversi eccetera… tuttavia, lei, in genere, è soddisfatta delle trasposizioni di oggi? Avvisa dei limiti sistematici che andrebbero superati? Oppure del potenziale inespresso in questa trasformazione?
Sono due linguaggi diversi, che, nei casi migliori, portano l’impronta dello scrittore e del regista. Pensi a come Hitchcock e Kubrick stravolgevano i romanzi da cui partivano, non di rado rendendoli opere totalmente nuove. E spesso più interessanti. Ci sono casi rari, come quello di Roberto Andò che riesce a tenere distinti i due linguaggi, pur essendo lui medesimo l’autore del romanzo e il regista del film. Ci sono registi che sono grandi scrittori di romanzi senza saperlo ancora: i Fratelli d’Innocenzo. Lo stesso Tarantino che ha scritto il suo primo romanzo, C’era una volta Hollywood, solo recentemente, dopo tanti script, in cui però traspariva questa capacità. Insomma i casi sono molti e diversi.
C’è un tema, o una storia in particolare, che lei ritiene urgente, che vorrebbe raccontare in veste di regista o di editrice? E posso chiederle se, al momento, sta lavorando a un progetto cinematografico?
A me piace molto un romanzo di Scerbanenco. Un romanzo che inizia con buoni e cattivi, ma alla fine tutti passano dalla parte dei cattivi, dei fuorilegge. Un romanzo che fa riflettere sul rapporto tra legge e giustizia, tra giudizio morale e fluidità della vita.
Per ultimo. C’è un romanzo o racconto a cui lei è particolarmente legata e di cui vorrebbe tanto vedere la trasposizione filmica? Oppure, viceversa, un film che desidererebbe divenisse libro…
Il mio desiderio è già stato esaudito: Pupi Avati ha fatto il film dai romanzi di mio padre, Lei mi parla ancora, che racconta la storia d’amore tra mio padre e mia madre. Cosa volere di più? Inoltre mi piacerebbe che il libro che hanno scritto gli Extraliscio diventasse una serie televisiva. È un racconto di cento anni di musica tra Italia e mondo. È proprio divertente e siamo già alla terza edizione.
Elisabetta Sgarbi.