Con l’uscita in sala, per tre soli giorni – 13/15 dicembre 2021 – de I fratelli De Filippo di Sergio Rubini, abbiamo avuto l’occasione e il piacere di organizzare un’intervista a Susy Del Giudice. Nell’attesa e pregiata pellicola, l’attrice napoletana veste i panni della mamma dei protagonisti, Luisa De Filippo.
Nella realtà (e al telefono) Susy è un po’ come la sua Luisa: lascia il segno. Con umanità, dolcezza e candore, ricorda i momenti che l’hanno accompagnata lungo la sua carriera. Dall’eredità del papà, alla prima volta che ha visto il film di Rubini sul grande schermo, passando per l’esperienza con Luigi De Filippo e per il personaggio in Mina Settembre.
L’intervista si trasforma così in una chiacchierata, in uno scambio di opinioni e in un’esperienza a tratti illuminante.
Intervista a Susy Del Giudice, protagonista de I fratelli De Filippo
Il primo ricordo dei fratelli De Filippo è legato a quando è salita per la prima volta sul palco?
Il primo ricordo non è legato a quel momento, ma a molto prima. Mio papà era suggeritore di teatro, quindi a casa mia si mangiava pane, Scarpetta e De Filippo, ma veramente. In tutte le forme, quella televisione bolliva, era di fuoco, perché si vedevano solo le commedie di Scarpetta e di Eduardo. Era inevitabile non assimilarle anche prima.
Poi ho avuto la fortuna, sempre grazie al mio papà di salire sul palcoscenico alla tenera età di sette anni. Lui allora suggeriva la famosa sceneggiata napoletana, che adesso purtroppo non si fa più. Io ho debutatto, a sette anni, con Beniamino Maggio, capostipite della grande famiglia dei Maggio, fratello di Pupella, di Rosalia, persone che hanno fatto la tradizione, la storia, quella vera, napoletana.
Quando in famiglia si respira l’arte del teatro
Quanto conta, secondo te, respirare in casa, in famiglia, questa aria artistica sin da piccoli?
Io penso che chi si avvicina presto al teatro vive anche meglio. I bimbi diventano meno timidi. L’altro giorno eravamo da Marzullo e si parlava di questo: chissà perché il teatro non è nelle scuole. Qualcuno diceva portiamo i bambini a teatro, io ho detto “insegnamo il teatro a scuola“. Facciamolo diventare quasi una materia scolastica.
Qualche volta mi cimento a raccontare la mia esperienza in alcuni laboratori teatrali, con i bambini lo faccio sotto forma di gioco. Perché tutto sommato deve rimanere un grande gioco il teatro, un gioco in cui bambini si confrontano e poi da adulti diventano magari più consapevoli, più coraggiosi.
Il teatro dà anche coraggio.
A volte molti attori che vedi là spavaldi, sono in realtà persone molto fragili. Il teatro, conoscendolo da bambini, può renderci degli adulti più coraggiosi, più forti, più consapevoli di se stessi e del mondo che abbiamo davanti.
Cr. Piergiorgio Pirrone
Cos’è il teatro per Susy Del Giudice
Cos’è il teatro? È una domanda che ricorre spesso nel film I fratelli De Filippo.
Ti rispondo con il titolo di una commedia di Eduardo De Filippo: è la grande magia, non può essere nient’altro che quello. Una magia che tutto sommato deve restare tale, non può essere realtà. Anche quando Eduardo voleva portarci dentro la realtà, il teatro resta teatro.
Noi dobbiamo recitare a teatro, ma restando sempre credibili. Attraverso il teatro, interpretiamo vari ruoli. Grazie al teatro si può essere se stessi, ma soprattutto si può esser altri personaggi. E allora, o lo fai da bimbo, o attraverso il cinema, il teatro.
Se dovessi scegliere una dimensione, quale senti più tua? Quella teatrale, cinematografica o televisiva?
Il teatro è casa mia, quando io sono sul palcoscenico non posso negarlo, sono a casa. Tant’è che la pandemia mi ha tolto casa. Quando sono riuscita a replicare qualche spettacolo, che era rimasto lì bloccato, mi sono sentita realmente a casa. Però attenzione, il cinema non lo è ancora, ma lo sta diventando. Sai quando hai due case, e devi scegliere dove trascorrere del tempo, ecco mettiamola così…
Non posso fare a meno nè dell’una nè dell’altra.
La lezione più grande arriva da Luigi De Filippo
Quale è la lezione più grande che hai ricevuto?
Io ho avuto la fortuna di lavorare con Luigi De Filippo, abbiamo fatto tante belle cose, sono stata cinque anni con lui, poi ho sentito l’esigenza di andare via. Quando lavoravamo agli spettacoli, mi dava poche indicazioni. Quando gli chiedevo qualcosa, mi diceva “fai tu”. Poi è venuto in camerino e mi ha detto “l’unica indicazione che ti posso dare, te la do di nascosto in camerino: quando facciamo gli spettacoli, mettiti dietro le quinte e ruba”, anzi mi disse “arruobb”. E aveva ragione.
Io se posso ancora lo faccio, cerco di rubare dai grandi, attraverso i film, le regie, le indicazioni. Bisogna rubare, nulla a caso. Adesso non mi metto dietro le quinte, magari lo faccio leggendo un libro. In fondo significa imparare, assimilare, fare esperienza di vita.
Intervista a Susy Del Giudice: i personaggi sono come figli
Dei tanti personaggi che hai interpretato, quali sono quelli a cui sei rimasta più legata?
Come fai a scegliere? Sono tutti i figli, te li porti tutti addosso i personaggi. La mamma sa che quando ha cinque figli che c’è il prediletto ma non lo direbbe mai. Forse inconsciamente, ma neanche a se stessa lo può dire.
Il personaggio che ho interpretato in Mina Settembre, mi ha dato tanto. Sonia/Nunzia è una donna che scappava dalle grinfie del marito, vivendo una situazione di violenza famigliare. Essendo un problema molto, troppo grosso e attuale, l’ho sentito tanto.
Susy Del Giudice in Mina Settembre
E ti dirò di più, spesso mi è capitato, in privato, di sentirmi dire “grazie”. Tra l’altro alcune di queste persone già le conoscevo, non sono estranee. Per cui è stata una cosa ancora più forte. È stata una rivincita, una soddisfazione. Se è stata una piccola goccia nell’universo,io ringrazio chi ha pensato a me per farmi interpretare quel ruolo. Forse non ha dato tanto a me, quanto alle persone che vedendolo si sono riconosciute negli stessi problemi.
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L’esperienza di Luisa De Filippo
Cosa ti porti dietro della tua Luisa De Filippo?
Io spero di diventare un po’ come mamma Luisa.
Mamma Luisa è la mamma per antonomasia, coccolona, la maternità fatta persona. Quindi lei era dolce, per racchiuderla in una frase che disse il figlio piccolo, Peppino, in un libro: “quando mi avvicinavo a mia mamma, sentivo un forte odore di confetti che mi penetrava il cervello”. Ecco io odore di dolcezza proprio no, ci allontaniamo da quel prototipo di mamma.
Però era una mamma anche severa, da dietro le quinte ha saputo imporre le regole giuste per i tre figli e io vorrei tanto portarmi a casa qualcosa di mamma Luisa. Vorrei tanto che mia figlia, attraverso me, riuscisse a vivere la vita con coraggio. Perché lei ha dato tanto coraggio ai tre figli, illegittimi, senza cognome. Ma grazie al suo cognome loro sono diventati i De Filippo, i geni del secolo scorso, ma anche di tutti i secoli direi.
Un momento in cui ti è capitata una cosa simile a quella di Luisa De Filippo nel finale del film? Quell’attimo di riconoscenza unanime e sentita da parte del pubblico.
Al cinema adesso, quando il 24 ottobre abbiamo presentato I fratelli De Filippo, come evento speciale alla Festa del Cinema di Roma. Io non l’avevo visto, l’ho fatto quella sera, perché Rubini ha preferito che non lo vedessimo prima. E quando ai titoli di coda la gente mi abbracciava, era il momento di Luisa. Come è successo a Luisa, così succedeva a Susy.
Susy Del Giudice nei panni di Luisa De Filippo
Per quanto riguarda il teatro, è capitata quest’altra bella magia quando ho interpretato un ruolo molto forte: si chiama Janara. Il testo è di Manlio Santanelli, la regia di mio marito Giovanni Esposito, e noi portiamo in scena Il baciamano. Quel ruolo lo abbiamo provato, abbiamo fatto in modo che diventasse una cosa molto bella, molto forte, il testo lo richiede. Ma dopo, ai ringraziamenti, mi sono accorta che forse abbiamo suscitato delle emozioni.
Il panorama artistico napoletano
Una riflessione sul panorama artistico napoletano, molto vivo. Com’è viverlo da dentro?
Napoli è cultura, è teatro.
Napoli ha dato, e finalmente adesso, che la pandemia sembra che si allontani da noi, ritorna ad essere quel palcoscenico che è sempre stato. Mi ha dato, e secondo me ha dato tanto al mondo. Viva la tradizione napoletana, che ha potuto alleggerire un po’ le fatiche che viviamo intorno. Questa cosa la senti soprattutto quando non ci vivi, quando ci torni dopo un po.
Quando respiro e torno a Napoli, la ringrazio ogni volta, perché ha dato al mondo intero delle emozioni. Anche solo il dialetto, è una canzone, un ritmo, una melodia dolce, empatica, accogliente.
La canzone italiana non esisteva tanto tempo fa, esisteva solo quella napoletana, poi è diventata la canzone italiana. Dobbiamo tanto a Napoli. Poi in questi ultimi anni si vedono tanti camper, quindi si lavora anche tanto a Napoli. E questa è una cosa bella.
Susy Del Giudice ricorda Lina Wertmüller, genio della cinematografia italiana
Un ricordo di Lina Wertmüller.
Il mio primo film l’ho girato con il genio, con Lina Wertmuller. Io ho girato, da piccolina, Pasqualino Sette bellezze, con il grande Giancarlo Giannini. Ho girato una settimana qui nel campano, nel castello di Baia, e Lina mi è rimasta nel cuore.
Si nascondeva dietro questa corazza burbera, ma era una persona timidissima. Secondo me ha dovuto nascondersi, ha fatto finta di essere dura, forte, forse anche un po’ cattiva, ma grazie a questo suo involucro è riuscita a diventare il genio e a farsi riconoscere in tutto il mondo. Riusciva a cucire il personaggio addosso all’attore, era proprio il sarto.
Non a caso, nel ’77, è stata la prima donna italiana ad essere candidata come miglior regista, non è mai capitato prima. Poi purtroppo la statuetta è arrivata dopo, ma meglio tardi che mai. Il genio della cinematografia italiana è stata ed è lei, Lina Wertmüller.
*Foto in evidenza di Piergiorgio Pirrone.
Stylist : Muccino Amatulli
Hair & makeup RomeurAcademy
Location : San Anselmo Hotel.
*Salve sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.