Never rarely sometimes always di Eliza Hittman. La solitudine di una ragazza incinta a 17 anni
Una gravidanza inattesa a soli 17 anni e tante emozioni sono al centro del film che ha ricevuto l'Orso d'argento, gran premio della giuria al Festival di Berlino 2020 grazie ad una narrazione pulita, ma attenta e a delle interessanti interpretazioni.
La diciassettenne Autumn, in dolce attesa, è la protagonista di “Never rarely sometimes always”, della regista statunitense Eliza Hittman (“It felt like love”, “Beach Rats”). Alla sua terza volta dietro la macchina da presa ha ottenuto l’Orso d’argento al Festival di Berlino 2020. Il film, molto delicato e toccante, racconta una storia autentica, senza mai cadere nel pietismo o nel banale.
Come affrontare una gravidanza improvvisa. La trama.
La giovane protagonista della vicenda è una diciassettenne della Pennsylvania, Autumn. La ragazza, che sembra vivere la normale vita di un’adolescente, nasconde in realtà un enorme segreto: è in dolce attesa. Non potendo contare sull’aiuto di nessuno, né della sua famiglia, né di amici, né tantomeno di una società che dà tutto per scontato, prova a farsi coraggio da sola. Intraprende, quindi, un lungo viaggio, spesso non facile, insieme alla cugina Skylar, l’unica a conoscere il segreto. Autumn cercherà, quindi, di fare il possibile per tornare ad essere una ragazza come le sue coetanee, affrontando tutti gli ostacoli a testa alta.
Emozioni reali e universali. La recensione.
Quello che veramente è al centro della storia in “Never rarely sometimes always” è l’attenzione alle reali emozioni dei personaggi. Ciò che prova Autumn è qualcosa di vero e autentico. E la bravura della regia sta nel cercare di mostrarlo nella maniera più pulita possibile. Non si è mai di troppo all’interno della storia. Anzi, lo spettatore ha il compito di accompagnare la protagonista in questo difficile percorso, ma restando sempre al suo fianco, senza mai scavalcarla. E l’ “insistenza” della macchina da presa sulla giovane nel momento forse più emblematico ne è la dimostrazione. Durante le domande della dottoressa, infatti, lo sguardo è concentrato sulle emozioni e sensazioni di Autumn.
Al contrario tutto ciò che la circonda sembra essere qualcosa da dimenticare, da superare e da eliminare. Quasi tutte le persone che hanno a che fare con Autumn sono degli ostacoli, così come lo è la società stessa nella quale vive. Riusciamo ad avere un quadro ben esemplificativo di questo attraverso il datore di lavoro della protagonista che non le concede niente.
Solitudine e coraggio.
Autumn è sola e da sola deve riuscire a rialzarsi, sempre e comunque. Qualunque sia la sua situazione, il suo stato d’animo, la sua salute, la ragazza è abbandonata a sé stessa. Purtroppo, volontariamente o no, si ritrova a dover “crescere” prima di altri.
E questo cambiamento si percepisce perfettamente grazie alla perfetta interpretazione della giovane esordiente Sidney Flanigan, interprete di Autumn, che riesce ad “urlare” e farsi valere in ogni istante. Anche in quelli più cupi e silenziosi.