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I primi 50 anni del “divo” Paolo Sorrentino

Paolo Sorrentino è attualmente il regista italiano più noto nel mondo. I suoi primi cinquant’anni – che compirà il 31 Maggio – forniscono un’occasione per fare un breve bilancio della sua carriera

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Ha vinto quattro European Film Awards, un Premio BAFTA, cinque David di Donatello, otto Nastri d’argento. Ha presentato cinque dei suoi film al Festival di Cannes aggiudicandosi il Premio della giuria per Il divo, candidato all’Oscar al miglior trucco. Nel 2014 il suo film La grande bellezza vince sia l’Oscar per il miglior film straniero, sia il Golden Globe per il miglior film straniero. Inoltre vince il BAFTA al film non in lingua inglese. La grande bellezza si era già aggiudicato precedentemente anche quattro European Film Awards 2013, nove David di Donatello 2014 e sei Nastri d’argento 2013. Nel 2015 scrive e dirige il suo settimo film e secondo girato in lingua inglese Youth – La giovinezza (con protagonisti Michael Caine, Rachel Weisz e Harvey Keitel), vincitore di tre European Film Awards tra cui Miglior Film. Nel 2016 scrive e dirige la sua prima serie TV The Young Pope con protagonisti Jude Law, Diane Keaton e Silvio Orlando. La serie è prodotta da Sky Atlantic e HBO. Nel 2010 ha esordito nel mondo letterario con Hanno tutti ragione, romanzo terzo classificato al Premio Strega 2010.

In breve abbiamo riassunto il percorso di una carriera favolosa costellata di tantissimi premi e riconoscimenti. Piaccia o no, Paolo Sorrentino è attualmente il regista italiano più noto nel mondo, quello che è riuscito a catalizzare l’attenzione internazionale sul nostro cinema, suscitando ammirazione e apprezzamenti da più parti. Nel corso di quasi vent’anni di attività è mutato il suo stile, che si è sempre più affinato tecnicamente, anche grazie all’assidua collaborazione con Luca Bigazzi, eccellente direttore della fotografia, cui, crediamo, Sorrentino debba molto. Il suo cinema si è da subito distinto per la capacità di mettere in scene storie coinvolgenti, con personaggi magnetici, in grado di provocare una grande seduzione sul pubblico. Sin dall’esordio, avvenuto nel 2001 con L’uomo in più, Sorrentino ha tratteggiato caratteri sopra le righe, nel bene e nel male. I due Antonio Pisapia (Toni Servillo e Andrea Renzi), Titta Di Girolamo (Servillo), Geremia de’ Geremei (Giacomo Rizzo), Cheyenne (Sean Penn), Jep Gambardella (ancora Servillo): una galleria di personaggi debordanti, talora ignavi, molto spesso caratterizzati da una certa stanchezza di vivere, eppure vitali nella loro disperazione che, in qualche modo, trova sempre una consolatoria, per quanto insufficiente, forma di risarcimento.

Anche se il regista non ha fatto sempre centro: Loro, in particolare, il suo ultimo lungometraggio incentrato sulla figura di Silvio Berlusconi, con tutta la degenerazione antropologica annessa, è il risultato meno convincente della sua carriera, laddove una certa ripetitività dello stile e della scrittura non ha convinto né il pubblico, né la critica. Ma Paolo Sorrentino è un uomo che non si perde d’animo facilmente, tant’è che nel 2016 scrive e dirige la sua prima serie tv prodotta da Sky, Canal+ e HBO, The Young Pope, che ha riscontrato molte critiche positive, ed è stata rinnovata per una seconda stagione, dal titolo The New Pope, prodotta nel 2018 e andata in onda agli inizi del 2020. Inoltre, pare che sia già pronto a girare un film autobiografico per Netflix che racconterà la sua infanzia e l’adolescenza nel quartiere Arenella, la zona collinare della città ai confini col Vomero. Le riprese dovrebbero cominciare nel capoluogo campano l’anno prossimo, non appena avrà concluso Mob Girl, il suo secondo film hollywoodiano, molto atteso, con Jennifer Lawrence protagonista.

Chi scrive ha apprezzato il lavoro di Sorrentino fino a Il divo, laddove successivamente ha registrato una certa tendenza del regista a ripiegarsi, in maniera un po’ auto celebrativa, in uno stile ripetitivo, sempre alla ricerca del grande impatto visivo, così come nei contenuti, con una scrittura spesso ridondante, mossa dalla smania di produrre facili suggestioni da propinare a un pubblico ingenuo. Insomma, è come se Sorrentino avesse perso la freschezza degli inizi e, forte di un robusto gradimento del suo pubblico, si sia arenato, senza più cercare un’evoluzione che un artista dovrebbe sempre mettere in campo. Ciò non toglie che si spera che sarà in grado di sorprenderci ancora con i nuovi progetti in cantiere, della qualcosa saremmo senz’altro lieti. Nel frattempo non ci resta che fargli molti auguri.

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