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Il Cinema Ritrovato

‘Lo strano amore di Marta Ivers’, superlativa sfumatura noir di Lewis Milestone

Unica incursione nel genere dell’eclettico regista naturalizzato statunitense, che raccorda tutte le costanti visive della tradizione in una classicità potente, angosciosa, fatale. Con Barbara Stanwyck e l’esordiente Kirk Douglas

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La XXXIX edizione del Festival del Cinema Ritrovato 2025 di Bologna ha portato in auge la filmografia di Lewis Milestone (1895-1980), concentrandosi sul filone bellico senza tralasciare altri originali titoli. La retrospettiva proposta al pubblico bolognese, intitolata Uomini e guerre, ha sviscerato il muto capolavoro antimilitarista All’ovest niente di nuovo (basato sul bestseller di Erich Maria Remarque e amatissimo da Clint Eastwood), l’umanesimo di strada di Uomini e topi (tratto dall’omonima opera di John Steinbeck), l’epopea sentimentale e pacifista Arco di trionfo, con Ingrid Bergman.

Ma nella sperimentazione tematica del regista ebreo-moldavo emigrato negli Stati Uniti, così audacemente sensibile nella Hollywood dell’età d’oro verso gli emarginati e gli sconfitti, trovarono spazio anche il musical proletario (Hallelujah, I’m a Bum), la militanza antifascista (La bandiera sventola ancora), la commedia scatenata in crociera (The Captain Hates the Sea) e le atmosfere psicologicamente torbide e perdute in Lo strano caso di Marta Ivers (1946).

Ad ovest un cineasta nuovo

Scrive il curatore Ehsan Khoshbakht nel programma del Festival:

“Nonostante la sua fama, Milestone sopravvisse con difficoltà alla lista nera di Hollywood, in seguito alla quale fu costretto ad accettare incarichi mediocri. Questa rassegna, che presenta nuovi restauri e copie d’archivio e attraversa la sua produzione dal muto al maccartismo, ha l’obiettivo di recuperare l’arte di un uomo che combatté molte delle battaglie affrontate dall’umanità nel Ventesimo secolo, dando prova di una saggezza e di una sensibilità poetica capaci ancora oggi di scuoterci”.

Cosa ci avrebbe riservato Milestone se avesse proseguito sulla strada chiaroscurale, scarlatta e tortuosa del noir, se avesse ancora radiografato i residui della società americana sulle ceneri della seconda guerra in trame ingarbugliate ma ben congegnate , con il suo trasversale e riconoscibile sguardo di sinistra? Lo strano amore di Marta Ivers, esempio esclusivo nella sua carriera, gemma tra le più lucide del genere, si configura in una stratificazione di accezioni: ritratto ombroso della dignità di uno sbandato, campionario affascinante e rovinoso della femme fatale (firmato dalla navigata Barbara Stanwyck e da Lizabeth Scott), spaccato della cinica e corrotta classe industriale postbellica, cadenzata orchestrazione di morte nelle catene dell’innocenza sacrificata e perduta, rarefatta presa psicologica di nevrosi e traumi non elaborati.

Partita a quattro: un amore più nefasto che strano

Ad Iverstown, cittadina che deve il suo nome a una facoltosa famiglia imprenditoriale, la piccola orfana ed ereditiera Marta Ivers, alla mercé della dispotica zia-tutrice, si ritrova responsabile di un atroce delitto. Circondata dagli amici d’infanzia Walter, ragazzo perbene e ambizioso, e Sam, un ribelle sbandato, riuscirà con la complicità del padre di Walter ad eludere ogni sospetto.

Anni dopo, da adulti, il trio si incontrerà sotto nuove spoglie: Martha (Stanwyck) come moglie di Walter (Kirk Douglas, al suo primo ruolo), quest’ultimo come opaco procuratore della città e Sam (Van Heflin), reduce di guerra che vagabonda sotto varie identità per il paese, pronto a incrinare il sordido legame tra i due ex-amici, sul cui matrimonio si proiettano le ombre di un ricatto. Si aggiunge al triangolo Toni (Scott), una taccheggiatrice vittima della gelosia di un boss, che si innamora, ricambiata, di Sam.

Lo strano amore di Marta Ivers, che magistralmente mai smarrisce la tenuta narrativa, il ritmo incalzante, la pregnanza scenica, esordisce nella pastosità iconografica più fascinosamente appetibile del noir, con la pioggia incessante, la dimora spettrale, il livore della fotografia contrastata, la morbosità dei rapporti tra i personaggi, su cui incombe già un destino di infelicità. Un prologo nei fasti decadenti del romanzo gotico, a cui segue un’ellissi narrativa di pochi decenni, in cui quell’accento di perdizione dell’infanzia ha trovato la sua inevitabile espressione d’essere.

Passioni contorte in un dramma compatto

Milestone arricchisce senza eccessi il plot con rivelazioni e colpi di scena, infondendo un’empatia obliqua per i suoi sradicati protagonisti, derelitti votati al potere e al denaro, ad eccezione degli emarginati Sam e Toni, che rivestono l’inclinazione socialista del regista per le classi meno privilegiate.

Rivisto oggi, grazie al Cinema Ritrovato 2025, il film si imprime per la quintessenza degli stilemi del noir, l’artefatta tangibilità, lo sviluppo degli eventi senza respiro, il catartico ma non risolutivo finale nella doppia tragedia, qui più altisonante che mai, con cui Milestone fluisce ancora una volta in corrente opposta ai codici moralisti di Hollywood.

Lo strano amore di Marta Ivers

  • Anno: 1946
  • Durata: 116'
  • Genere: noir
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Lewis Milestone