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Figari international short film festival

Sara Lazzaro: intervista con la poliedrica attrice, tra dramma e commedia

Un talento pieno di energia che si alterna in maniera convincente tra dramma e commedia. Sara Lazzaro è tra i giurati del Figari International Short Film Fest

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Anche Sara Lazzaro tra i giurati del Figari International Short Film Fest. L’attrice veneta ha dimostrato, soprattutto negli ultimi anni, una grande capacità di adattamento ai ruoli e alle storie proposte, giocando con personaggi drammatici e comici. Nella cornice del festival, per il quale è stata selezionata come giurata, abbiamo fatto alcune domande a Sara Lazzaro, sia sul suo compito che sulla sua carriera.

– Per la foto di copertina si ringrazia l’ufficio stampa del festival –

Sara Lazzaro al Figari International Short Film Fest

Sei tra i giurati del Figari International Short Film Fest. Cosa significa essere giurata in questo festival e giudicare tutti questi cortometraggi?

Devo dire che conoscevo il Figari International Short Film Fest da tempo e sapevo che si trattava di un festival di rilievo. Quindi quest’anno quando c’è stato questo invito è stata per me una bellissima sorpresa e mi sono trovata benissimo. Le persone dell’organizzazione sono incredibili perché riescono a portare sempre qualcosa di unico e magico, sia per la qualità dei cortometraggi sia per i nomi. Per esempio il mio gruppo di giurati era composto da me, Andrea Dodero, Paolo Camilli e Chiara Del Zanno e si era creata una bella squadra.

Nello specifico io avevo già fatto la giurata in passato, quindi avevo un po’ di esperienza su come approcciare il lavoro, anche se i cortometraggi che eravamo chiamati a giudicare erano quelli internazionali (è stato interessante che una giuria italiana valutasse i cortometraggi internazionali e una giuria internazionale valutasse i cortometraggi italiani). Quindi questa cosa è stata molto stimolante, abbiamo visto più di una ventina di cortometraggi da tutto il mondo, ed è stato interessante vedere l’immaginario, la fotografia, anche la necessità di raccontare diversi tipi di storie che erano molto radicate, anche proprio nella cultura di un paese. E il tutto in un setting pazzesco perché allestiscono gli schermi in riva al mare. Poi c’è da dire che il livello di quello che abbiamo visto è estremamente alto e non è stato facile per noi arrivare a una conclusione perché tantissimi si meritavano uno spazio di rilievo.

In effetti quello del giurato è un ruolo bello, ma allo stesso tempo difficile

Esattamente. Poi la bellezza dell’arte è il de gustibus, in base al gusto di ciascuno. È stato bello che alcuni corti ci abbiano messo d’accordo e questo ci ha permesso di capire anche come certe cose comunicano su più livelli e arrivano a più persone contemporaneamente, notavamo proprio un valore speciale di determinate storie, quindi è stato veramente un bel viaggio.

Poi il festival è davvero organizzato bene: ci sono poi delle giornate specifiche di mercato nelle quali parlano di come produrre i cortometraggi, poi nel frattempo ogni sera ci sono proiezioni, conversazioni e le location sono pazzesche.

sara lazzaro

Foto gentilmente concessa dall’ufficio stampa del festival

E poi è un’occasione per tutti i giurati di essere per una volta dall’altra parte e godersi lo spettacolo.

Sì, è interessante anche perché ognuno ha un approccio e un’individualità propri. Io, come tutti, ho un genere di film che mi piacciono, degli attori che mi piacciono, a prescindere dal fatto che faccio l’attrice.

La tua esperienza ti fa avere un approccio specifico rispetto a ciascun film e anche quello è bello, è come se un po’ tutto quello che ho conosciuto lo mettessi anche in atto nel giudicare questi film. Quindi è bello, è diverso, è anche stimolante.

Gli studi all’estero

In merito alla tua carriera, invece, mi sembra di poter affermare che il tuo percorso, soprattutto negli ultimi anni, spazi molto tra i generi. Se prima forse i tuoi personaggi erano un po’ più legati al dramma, adesso c’è un’alternanza con ruoli più legati alla commedia e questo, secondo me, va a valorizzare la tua versatilità, risultando credibile in entrambi i casi. A questo va sommato il fatto che hai studiato fuori, quindi volevo chiederti se questo è un valore aggiunto, anche perché comunque mantieni la tua impostazione nonostante i ruoli sono diversi.

Penso che la formazione che ho avuto mi abbia dato degli strumenti per utilizzare al meglio le mie caratteristiche personali, di Sara. È vero che in passato facevo più dramma, ma questo anche perché nessuno mi aveva ancora dato l’occasione di fare qualcosa di comico. E anche questo è particolare nelle carriere di attori e attrici perché finché non c’è quell’occasione che ti dà la visibilità di esporre una parte di te che non si conosce, a volte si rischia di essere un po’ incasellati in un genere, in una tipologia. E devo dire che per fortuna questa cosa non mi è successa, anche casualmente perché sono stata presa per una commedia e poi per un dramma, ed entrambi sono usciti insieme e c’è stata questa dualità di interpretazione.

Poi credo anche che il mio humor sia un po’ anglosassone. Quello che mi fa ridere tendenzialmente è la comedia inglese. Ecco perché è interessante che questa mia dualità e questa mia esperienza all’estero abbia formato anche il mio modo di far ridere in qualsiasi cultura, sia in italiano che in inglese. Questo mix di culture fa sì che io abbia anche un approccio un po’ ibrido su determinate cose.

Anche perché mi piace moltissimo la comicità situazionale più che la battuta in sé. E poi ci sono mille modi di ridere, non ce n’è uno giusto o sbagliato, sono proprio gusti. Poi in questi anni ho avuto anche l’opportunità di esplorare, come hai detto tu, con una varietà, un range di ruoli molto diversi che, da attrice, penso sia la ricchezza più grande. Perché non incasellarsi in un ruolo fa sì che il tuo lavoro sia in continuo movimento.

Sara Lazzaro e una grande poliediricità

È vero perché personalmente quando ti vedo sullo schermo ti identifico come attrice, ma non con un determinato ruolo. E poi, dalla tua, hai anche il fatto di non essere completamente protagonista assoluta, ma allo stesso tempo avere la stessa risonanza che ha un protagonista. Nei tanti ruoli che hai (avuto), nonostante il tuo personaggio sia più in ombra, riesci a emergere allo stesso modo del protagonista. E credo sia una conseguenza di tutto quello che dicevi.

Hai ragione. Spesso si dice che non esiste un piccolo ruolo, ma solo un piccolo attore. Ecco io cerco di mettere in pratica questa cosa ogni volta che ho un ruolo perché per me è un’occasione per sperimentare qualcosa. Quindi non mi tiro mai indietro, faccio delle scelte anche molto elaborate. Ovviamente ho dall’altra parte anche un regista che accoglie questa cosa e poi insieme arriviamo a dei risultati comuni grazie alla collaborazione di questi due parti.

Foto gentilmente concessa dall’ufficio stampa del festival

Mi fa piacere che tu noti questa rilevanza in questi ruoli perché per me è molto importante. Ciascuno ha un ruolo nella narrazione, quindi ogni elemento ha un valore, ha un perché, ha una sua importanza. E infatti diventa importante inserirsi in questo ingranaggio al meglio, tanto che trovi un posizionamento efficace e creativo per il tuo personaggio. La cosa meravigliosa è che ne beneficia la storia stessa.

Sara Lazzaro come Agnese in DOC

Entrando nel dettaglio di alcuni titoli c’è da dire che il piccolo schermo è (stato) un trampolino di lancio importante. Cito a tal proposito due titoli nei quali hai dimostrato proprio questa versatilità: Volevo essere una rockstar e DOC. Se nel primo sei l’elemento quasi comico, nel secondo sei l’ancora di salvezza con i piedi per terra che si trova a dover lottare per affrontare diverse problematiche anche importanti, ma sei anche il personaggio che si fa amare col tempo.

Sì, io adoro questi personaggi un po’ imprevedibili. Poi c’è da dire che nella televisione nazional popolare c’è la tendenza a voler mostrare la donna, soprattutto dopo una certa età, come rassicurante e materna. È come se esistesse, in generale, nella televisione, il buono e il cattivo, bianco o nero e non è reale, cioè nella vita non esiste. Anzi esistono altre donne molto più complesse di quello che ci vogliono raccontare e credo che Agnese sia una di queste creature. È una donna che a volte non risulta simpatica, ma lo capisco e sono contenta se il pubblico mi dice così perché vuol dire che metto un po’ in difficoltà perché non riesci a incasellarmi, perché c’è una contraddizione in Agnese. Sono tutti equilibri in un contesto lavorativo, poi un po’ familiare, fino all’arrivo di quest’uomo dal passato che le sconvolge tutto questo equilibrio precario che già aveva.

Quindi è bello che non sia ferma, perché nessuno è fermo. Se un personaggio è fermo dall’inizio alla fine vuol dire che non sta evolvendo, non sta cambiando.

Tra dramma e commedia

Visto che abbiamo citato due titoli contrapposti continuo su questa scia e faccio riferimento a un film per il cinema come 18 regali e alla serie comica Sono Lillo nella quale sei la spalla/partner del protagonista. Come sono stati questi ruoli e come ti sei immersa in 18 regali che, considerando la tematica e il fatto che sia stato tratto da un fatto reale, sia stato impegnativo anche emotivamente?

Sì, è stato molto delicato. Il mio personaggio, quello di Carla è stato un ruolo molto delicato perché doveva inserirsi come una sorta di alleggerimento sullo schermo in un contesto però estremamente drammatico. Poi è stato difficile anche perché era una storia biografica anche se questo personaggio era l’unico inventato e quindi si doveva inserire in questo contesto umano di storia con delicatezza, ma chiaramente doveva avere anche un colore molto preciso.

Diciamo che è stato un mix di delicatezza e leggerezza, e a volte mi ha aiutata un po’ di sfacciataggine per certe cose. Mi dovevo confrontare con Vittoria Puccini e dovevamo portare sullo schermo due diversi tipi di donne che stanno combattendo la stessa malattia insieme ad altre meravigliose attrici aprendo il tutto a un contesto più ampio, più condiviso. In generale è stato un bellissimo gruppo di lavoro.

Solo Lillo è una cosa completamente diversa, è proprio un ingranaggio completamente diverso. Lì è proprio un ring nel quale ti ritrovi con i pilastri della risata italiana, da Lillo a Pietro Sermonti, da Paolo Calabresi a Corrado Guzzanti e tu sei in mezzo a questi giganti. Anche lì dovevo portare un personaggio che non era proprio comico, però nella situazione lo diventava. Qualcuno che cercava un’assurda verità nel modo di fare, però in un contesto surreale, perché gli altri personaggi erano estremamente sopra le righe. È come se lei fosse il punto di vista di uno spettatore. Quindi per me è stato un viaggio pazzesco, lì ho scoperto cosa vuol dire recitare a sketch.

Infatti penso sia stato divertente, ma anche complesso perché cercare di mantenere una sorta di serietà non dev’essere stato facile.

Ti ringrazio per la tua analisi, perché molta gente non percepisce questa sottigliezza.

Titoli più recenti e progetti futuri

Ho lasciato per ultimi due titoli più recenti: La legge di Lidia Poët e Call my Agent – Italia.

Per Call My Agent – Italia abbiamo terminato le riprese della terza da non molto e sono coinvolta adesso nelle riprese della terza de La legge di Lidia Poët, quindi diciamo che sono fresca di produzione. Quello che posso dire è che per entrambe penso che la scrittura abbia tentato, come ogni anno, come in ogni stagione, di fare un passo in più, di andare a esplorare ancora un po’ di più i rapporti, di creare una tridimensionalità.

In qualche modo sono state espanse le potenzialità narrative di ciascun progetto, cosa che trovo molto bella e quindi anche molto stimolante per i gruppi di lavoro, perché vuol dire che non è mai una ripetizione, ma un approfondimento. È chiaro, una ha un registro più brillante e comico in generale, l’altra è inserita in un mood un po’ diverso, ma anche perché è un prodotto storico.

Per Call my Agent – Italia quest’anno abbiamo delle new entry, tra cui Luca Argentero, Michelle Hunziker e Aurora Ramazzotti, Stefania Sandrelli, Ficarra e Piccone e il cast di Romanzo Criminale – la serie. Un bel calderone di attori e anche di varietà. Sarà una bella stagione e siamo molto curiosi di vedere come evolverà anche il montaggio, perché è una fase estremamente importante.

Quindi questi rientrano tra i tuoi progetti futuri, insieme a DOC immagino…

Al momento sì. Ho delle altre cose in cantiere che però al momento sono top secret.

In generale, però, mi ritengo molto fortunata anche perché non è un momento molto felice per il cinema italiano e riuscire a mantenere una continuità lavorativa non è scontato.

Purtroppo abbiamo bisogno di una mano e spero che presto arrivi questo aiuto perché rischia di inficiare su tutto il sistema, su tutto il nostro settore. Speriamo che questa situazione si sblocchi presto.

Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli