Quarto film sorto dal sodalizio tra Pasquale Festa Campanile e Renato Pozzetto – il quale, com’era già spesso accaduto in passato (Sturmtruppen, Tre tigri contro tre tigri, Io tigro, tu tigri, egli tigra Saxofone, Per vivere meglio divertitevi con noi, Fico d’india, Nessuno è perfetto, Culo e camicia, Testa o croce, Questo e quello), ricopre anche in questa occasione il ruolo di sceneggiatore -, Un povero ricco (1983) è una gradevole favola metropolitana, naturalmente percorsa da robuste venature comiche, in cui l’attore varesino poté fornire una buona (come al solito) prestazione, barcamenandosi tra i tentacoli di una città, Milano, non molto tesa ad accogliere e sostenere coloro che non potevano disporre di sufficienti risorse economiche.
Lo psicanalista di Eugenio Ronconi (che poi si tramuterà in Eugenio Ragona), interpretato dal sempre squisito Ugo Gregoretti, che qui ci regala un prezioso cameo, vista l’ossessione del suo paziente, un ricco imprenditore, di diventare improvvisamente povero, gli consiglia di fare un’esperienza di indigenza per riuscire, in seguito, a sopportare l’idea di una repentina caduta in miseria. Ronconi diventa Ragona, e, complice il suo maggiordomo, ricomincia dal basso, iniziando a lavorare presso una delle sue tante aziende. Conosce una dirimpettaia accogliente, Marta (un’Ornella Muti ancora una volta dal giusto piglio), che, impietosita dalle evidenti difficoltà in cui incappa il vicino di casa, non esita ad aiutarlo, per quel che può. Da segnalare, inoltre, la presenza di un fuori classe, Piero Mazzarella, il quale, nei panni di Stanislao, detto Fosforo, sostiene a modo suo l’inadeguato Eugenio, anche se non sempre in maniera leale e generosa.
L’improvviso cambiamento di vita produce nel protagonista una maggiore consapevolezza di ciò che, al netto della retorica, davvero è da ritenersi importante: acquisisce maggiore lucidità rispetto alla vita condotta in precedenza e alle persone (la moglie, il maggiordomo, il collaboratore) che gli stanno intorno, e che, non appena si allontana, non esitano un momento a tradirlo.
Certo, sarebbe stato ancora più interessante se Un povero ricco si fosse spinto, seppur con i toni della commedia, in un’interpretazione della disuguaglianza economica e sociale che, in qualche modo, stigmatizzava; ciononostante il film risulta nel complesso riuscito, e non poche sono le sequenze che hanno fatto breccia nell’immaginario dello spettatore di quegli anni. Ci riferiamo, ad esempio, all’incipit, in cui in preda ad un terrificante incubo, assistiamo all’ingegnoso suicidio del protagonista, il quale, per assicurarsi di non scampare alla morte, mentre si getta da un piano elevato dell’edifico in cui lavora contemporaneamente si spara alle tempie e si pugnala al cuore. Oppure quando, dopo aver subito il furto delle scarpe, il povero Eugenio finge interesse per un uomo che lo corteggiava, riuscendo con un gustoso trucco a rubargli a sue volta un paio di calzature molo kitsch, con cui si dilegua, mettendo in scena un’esilarante macchietta.
Non mancano, ad ogni modo, alcune feroci pennellate per descrivere la disumanità di una metropoli che incarnava già allora l’essenza di una società poco incline alla solidarietà, affetta da un egoismo difficilmente emendabile, in cui un uomo debole non può che soccombere, in una guerra tra poveri che, purtroppo, ancora oggi costituisce lo scaltro mezzo di controllo prodotto da una logica incurante di una giustizia sociale anche minima, completamente volta solo alla massimizzazione del profitto. Sullo sfondo, dunque, vi è un ritratto dello stato antropologico del nostro paese in quegli anni, il che costituisce una preziosa ragione in più per visionare, o ri-visionare, il film.
Pubblicato da Mustang Entertainment e distribuito da CG Entertainment, Un povero ricco è disponibile in dvd, in formato 1.85:1, con audio Dolby Digital 1.0 e sottotitoli per non udenti opzionabili.
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