Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto era stato inizialmente concepito come un’elaborazione del tema dostoevskiano della sfida di un assassino alla giustizia
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto è un film del 1970 diretto da Elio Petri ed interpretato da Gian Maria Volonté e Florinda Bolkan, vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al 23º Festival di Cannes e del Premio Oscar al miglior film straniero 1971, nonché una nomination per la migliore sceneggiatura originale agli Oscar dell’anno dopo.
Il capo della sezione omicidi della polizia, conosciuto da tutti come “il dottore”, viene nominato dirigente dell’ufficio politico della questura; ma proprio il giorno della sua promozione, il funzionario uccide la sua amante Augusta Terzi. Forte della posizione che occupa, “il dottore” non si preoccupa neppure di sviare le indagini; finché, quando una bomba deflagra nella centrale di polizia e vengono fermati alcuni contestatori…
Per quanto si trattasse di un film complesso, denso di riferimenti culturali e artistici (da Bertolt Brecht a Wilhelm Reich, da Karl Marx a Franz Kafka, dal thriller politico all’americana al grottesco), che furono forse maggiormente recepiti all’estero, l’accoglienza del film in Italia fu fortemente condizionata dai recenti avvenimenti politici interni.
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto è il primo film di una trilogia (proseguita con La classe operaia va in paradiso del 1971 e La proprietà non è più un furto del 1973), frutto della collaborazione con lo sceneggiatore Ugo Pirro
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto è il primo film di una trilogia (proseguita con La classe operaia va in paradiso del 1971 e La proprietà non è più un furto del 1973), frutto della collaborazione con lo sceneggiatore Ugo Pirro, in cui vengono messi in scena i motivi centrali della vita politica, rendendo Elio Petri un bersaglio privilegiato nello scontro critico e politico interno alla sinistra negli anni settanta.
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto era stato inizialmente concepito come un’elaborazione del tema dostoevskiano della sfida di un assassino alla giustizia e come una riflessione sui meccanismi psicologici che, a partire dal nostro bisogno interiore di una figura paterna, ci rendono alleati di un potere autoritario e repressivo, «… facendo di tutti noi dei bambini.»
La valenza più dichiaratamente politica venne al film dalla scelta di un commissario di polizia per la parte dell’assassino.
Il film è stato poi selezionato tra i 100 film italiani da salvare
La più generale riflessione sui meccanismi del potere, e sull’immunità di chi lo esercita, veniva situata nell’Italia repubblicana, in cui per 25 anni la polizia aveva «[…] perpetrato per le strade decine e decine di condanne sommarie contro masse indifese di operai e contadini […] senza che nessuno avesse […] mai pagato per tutti questi morti.»
Durante un incontro con Elio Petri per discutere del film, il critico cinematografico Alexandre Astruc ebbe a dire: “Per una volta, un’analisi che risulta lucida, intelligente, tagliente come un bisturi, invece di essere pretenziosa, invece di essere strumentale, invece di deplorare l’insicurezza o di far uso di slogan come le solite analisi.
[Quella di Petri] È un’analisi interna, un’analisi umana. Per me, i maestri di Petri sono Visconti, Renoir. C’è la testa e c’è il cuore. Senza cervello, non c’è cuore. Senza cuore, non c’è cervello.”
Il film è stato poi selezionato tra i 100 film italiani da salvare.