Una mostra a tema molto ricca che, con la sua banda larga d’immagini e stili che coprono quasi un secolo, coniuga i vari aspetti del vivere la “mobilità”, visti con l’ottica tipica del mondo russo. Immagini più o meno aneddotiche del muoversi e dell’andare per cielo o per mare, oltre che in treno o auto. In questo caso il viaggio, con tutti i mezzi possibili, non è la documentazione di un sogno surreale, di un luogo “altro” vagheggiato o desiderato, ma una solida e pragmatica realtà del vivere o del fare. Ma questi quadri, spesso narrativi, a volte rivelano aspetti di autentica e magistrale poesia.
In mostra i grandi capolavori di Aleksandr Deineka, Yuri Pimenov, Georgy Nissky, che dagli anni Venti agli anni Cinquanta, incarnarono il tipico e più noto volto della pittura e della storia artistica sovietica. L’esposizione permette inoltre di ammirare anche opere meno conosciute create dal 1960 al 1990 dagli artisti russi, a testimonianza di una nuova visione più intellettuale e cosmopolita della propria realtà. Esposti circa sessanta dipinti provenienti, oltre che dalle collezioni dell’Istituto dell’Arte Realista Russa di Mosca, anche dai principali musei del paese, come la Galleria Tret’jakov o il Museo di Stato russo.
Il viaggio come mezzo di trasporto e non solo.
La figura umana è molto presente nei soggetti raffigurati ma non mancano larghi paesaggi, solcati da aerei, navi, treni e macchine che, riassorbiti nell’umore degli spazi della grande Russia, mantengono intatto il senso d’orgoglio dei loro creatori. Protagonisti tutti gli uomini e le donne del mondo socialista, che operano e lavorano dell’ambito del viaggiare. Testimonianze di lavoratori e lavoratrici, indomiti nei propri ruoli, caratterizzati dallo sguardo fiero rivolto all’eterno futuro dello stato socialista come quelle dipinte da Mikail Annikeev. Raffigurati i lavori più strettamente popolari fino a ruoli più borghesi come quello delle eleganti impiegate della metro.
Se le immagini dello Sputnik e degli astronauti sembrano ai nostri occhi abbastanza didascaliche, altre figure assurgono ad alti ruoli rappresentativi; in quel caso il linguaggio artistico ricorda potenti e drammatiche icone pittoriche del passato come Courbet e Delacroix. Tra le opere da notare vediamo quella di Tair Salakov, dal titolo “ Di ritorno dal turno in mare” del 1957. Una pennellata leggera e franca quella della grande tela chiara, dove i personaggi si muovono in un monocromo, avvolti da un forte vento. Un olio magro e poetico che ricorda l’acquerello e che rivela una composizione potente e compatta pervasa di delicata poesia.
Una mostra da non perdere. Fino al 15 dicembre.
Alessandra Cesselon