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Il fuoco inestinguibile di Ultracinema: intervista a Jonny Costantino

La prima edizione di Ultracinema Art Festival porta a Ferrara un cinema “ibrido, impuro e bastardo”: il direttore artistico Jonny Costantino ci racconta di questa nuova realtà

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Con la sua primissima edizione, ’I Bastardi’, Ultracinema Art Festival infiamma la città di Ferrara, presentando un cinema ibrido e impuro

A Ferrara, città storica dalla bellezza eterea e dall’eredità cinematografica senza tempo, prende forma Ultracinema Art Festival, una nuova realtà dedicata alla ricerca di un cinema “impuro, ibrido e bastardo” nel senso più autentico del termine. La prima edizione, I Bastardi, rivendica una settima arte viscerale e radicale, abitata da autori che scelgono di andare oltre, senza compromessi. Opere che non tradiscono chi le realizza, ma che li incarnano fino in fondo, dentro la carne, a testa alta.

In occasione del festival abbiamo conversato con Jonny Costantino, direttore artistico di Ultracinema Art Festival, per raccontare la nascita del progetto, la visione che lo anima e le aspettative per le prossime edizioni.

Con la sua primissima edizione, ’I Bastardi’, Ultracinema Art Festival infiamma la città di Ferrara, presentando un cinema ibrido e impuro

Il cineasta e scrittore Jonny Costantino, direttore artistico del festival. Immagini gentilmente concesse da Ultracinema Art Festival.

I Bastardi di Ultracinema: un festival che non si addomestica

Qual è la visione che guida questa prima edizione di Ultracinema? Come nasce il festival?

La messa a fuoco del concetto di Ultracinema risale a un mio testo del 2015, dove l’esigenza era quella di trovare le parole per tenere insieme un doppio livello di oltranza nella ricerca cinematografica: la ricerca attraverso il linguaggio cinema, il linguaggio che volle farsi re, ovvero arte; la ricerca nell’essere cosiddetto umano, in un essere che cioè si pretende (ancora o troppo o malgrado tutto) umano.

Quando i due livelli convergono, quando il massimo della tensione linguistica si moltiplica per il massimo della tensione esistenziale, ritengo sia la cosa più bella del mondo, se non altro per qualcuno che ha fuso la propria vita e la propria arte fino all’indiscernibile, ovvero fino al punto di doversi coniare una crasi per nominarle senza scinderle: vitarte. Vale a dire per uno come me. Ed è questo ciò che chiamo Ultracinema. Col tempo certe idee sono maturate e si sono sviluppate le condizioni affinché Ultracinema Art Festival venisse alla luce.

La prima edizione di questo festival si chiama I Bastardi, puoi raccontarci come questo concetto lega le poetiche dei progetti scelti?

Gli artisti di questa ultraedizione sono bastardi nel senso di uno sguardo che non si addomestica, della conoscenza dei bassifondi della vita, della rabbia e della rogna introiettate anche al fine di produrre contravveleni, dell’ibridazione di forme e approcci eterogenei che s’incastrano organicamente in opere che non temono la dismisura, nel senso dell’assenza di paura: la paura del bando che rende l’artista bandito. Devo continuare?

Con la sua primissima edizione, ’I Bastardi’, Ultracinema Art Festival infiamma la città di Ferrara, presentando un cinema ibrido e impuro

Immagini gentilmente concesse da Ultracinema Art Festival.

Breillat al centro, il mondo intorno

C’è un artista o più che hanno particolarmente influenzato la linea artistica di quest’anno?

Ogni singolo autore e ogni singolo film, una volta individuati, modificavano la natura e la drammaturgia della creazione collettiva, ovvero il festival, che stava prendendo forma, contribuendo a determinare le scelte successive, che avvenivano ora per consonanza, ora per dissonanza, ora per contrasto, ora per simmetria, eccetera.

Ma se c’è una figura che più di tutte ha avuto un ruolo baricentrico nella concezione del nostro esordio, essa è Catherine Breillat, suprema indagatrice dell’osceno femminino e maestra di ultraintimità. Averla come ultramaster della prima edizione, culminante con la proiezione di tre suoi splendidi lungometraggi, averla cioè come ultramadrina, ha innescato una virtuosissima reazione a catena…

Da quale impulso è nato il rapporto con artisti provenienti da paesi diversi? Com’è avvenuta la ricerca?

Elezione e scandagliamento sono due parole chiave. L’idea a monte è generare una costellazione di opere sbalorditive, seminali, epifaniche, una costellazione accesa dal sole della bastardità. Opere di maestri come Catherine Breillat e Aleksandr Sokurov, di artisti vicini e ammirati come Luca Ferri e Fabio Badolato, Giuseppe Spina e Giulia Mazzone, di recenti avvistamenti folgoranti come Hilal Baydarov e Petra Seliškar, a loro volta nuovi maestri, di scommesse come i giovani autori della sezione Ultrablow, che sono sì studenti della Blow-up Academy, ma i cui lavori in programma non hanno niente di studentesco o accademico…

E naturalmente ha ricoperto un ruolo non secondario un pensiero sulla geografia di questo festival, che nasce internazionale e vuole contemperare attualità e inattualità, rivolgendo particolare attenzione alle ferite aperte e più sanguinanti del mondo contemporaneo. Per cui, non potevano mancare un ultrasguardo palestinese (Kamal Aljafari) e un ultrasguardo ucraino (Oleksandra Horobets).

Con la sua primissima edizione, ’I Bastardi’, Ultracinema Art Festival infiamma la città di Ferrara, presentando un cinema ibrido e impuro

Jonny Costantino, la regista slovena Petra Seliškar e l’attrice Isabella Gorgoni Gufoni. Immagini gentilmente concesse da Ultracinema Art Festival.

Mai smettere di rilanciare: l’evoluzione di Ultracinema

Ultracinema nasce a Ferrara, qual è la relazione tra la città e l’arte, in particolare il cinema?

Ferrara è un luogo storicamente intriso di cinematografia. È qui che il Neorealismo, con Ossessione di Visconti, muove i suoi primi passi e che Michelangelo Antonioni, per dirne uno, è nato.

Ma oggi Ferrara, per quanto mi riguarda, è soprattutto la citata Blow-up, l’accademia triennale dove insegno Regia, e la cine-filiera Ferrara la Città del Cinema. Il festival nasce col prioritario supporto di queste due compenetrare realtà, che poi sono le “condizioni” cui mi riferivo prima. E parlando di condizioni imprescindibili non posso tacere il sodalizio umano e professionale con Alessio Di Clemente (direttore dell’accademia nonché direttore organizzativo di UAF) e con Stefano Muroni (fondatore della filiera e presidente onorario di UAF). Senza che scattino le affinità elettive con le persone giuste, sulla base della condivisione di significati profondi, non accade mai nulla di buono, se non altro in questo mondo.

Come immagina Ultracinema nei prossimi anni? A che tipo di evoluzione andrà incontro?

Questa neonata creatura ambisce a consolidarsi entro pochi anni quale punto di riferimento internazionale per quello che stiamo chiamando, appunto, Ultracinema.

La sua sfida a venire è non smettere di alzare la posta in gioco, puntando sempre al rilancio, con passione e intransigenza indeteriorabili, creando uno zoccolo duro di cineasti sodali, quelli di cui ci si può fidare poeticamente, quelli per cui mettere la mano sul fuoco, e aprendoci a incontri sconvolgenti, che magari ridefiniscano i connotati del festival, potenziandone al contempo il nucleo infuocato.

Con la sua primissima edizione, ’I Bastardi’, Ultracinema Art Festival infiamma la città di Ferrara, presentando un cinema ibrido e impuro

Il regista azeno Hilal Baydarov e Jonny Costantino. Immagini gentilmente concesse da Ultracinema Art Festival.

Un appello ai giovani cineasti

Qual è la parte di questo ruolo che l’ha coinvolta ed entusiasmata maggiormente?

In qualità d’ideatore e direttore artistico, in uno scenario come quello odierno dove il sistema dell’arte corrompe e induce al degrado l’arte (sia l’artista sia l’opera d’arte), per me lo stimolo più entusiasmante è edificare, assieme al mio magnifico staff, composto in gran parte da miei allievi, una dimensione dove l’arte non solo cinematografica, l’arte che non abbassa il tiro né la guardia, possa riprendere il fiato, la fiducia, la forza, per dirla con tre effe. Uno spaziotempo di esistenza, insomma, prima ancora che di resistenza, che sia pure un rifugio e un alveo propulsivo.

Quale messaggio le piacerebbe lasciare ai giovani cineasti di oggi?

Abbiate il coraggio di essere voi stessi. Non vendetevi l’anima, non ve la restituirà nessuno. Non rinunciate a essere gli eroi del romanzo della vostra vita, ossia: non piegatevi, perché perderete il rispetto di voi stessi e vi tramuterete, senza nemmeno accorgervene, in personaggi secondari del medesimo romanzo. Spezzatevi semmai, quando viene il momento: vi riaggiusterete, forgiandovi un’anima e un occhio a prova d’inferno.