Dopo l’importante riconoscimento del premio Shorts CURPA Filmmaker al Festival di Berlino 2025; Koki, Ciao di Quenton Miller arriva all’Euro Balkan Film Festival
Il film dà voce al pappagallo Koki, che nel corso dei decenni è stato compagno dell’ex leader jugoslavo Tito e figura “vivente” intrisa di memoria, archivi statali, storia politica e cultura popolare. Attraverso immagini d’archivio, registrazioni e riprese reali, si ricostru
Una delle idee più stimolanti di Koki, Ciao è quella di affidare la narrazione a un animale — non solo come “oggetto” di studio, ma come soggetto che “parla”, che custodisce memoria e che, al tempo stesso, è manipolato dalla storia umana.
In un festival come l’Euro Balkan, che mette in dialogo cinema e memoria storica nei paesi balcanici, questa scelta risuona con forza: l’animale come testimone non convenzionale di epoche politiche complesse.
Koki, Ciao: un corto-ibrido
L’ibrido tra documentario e sperimentazione — tra immagini d’archivio, voci fuori campo, riprese “attuali” del pappagallo — è ben calibrata da Miller: non si cade nel mero “archivio”, né nell’eccesso di sperimentalismo incomprensibile.
Il corto riesce a muoversi sul filo dell’immaginazione storica, evocando domande più che dare risposte certe.
Con undici minuti, Koki, Ciao è un esercizio di brevità e densità: ogni sequenza, ogni immagine è pregnante. L’equilibrio tra informazioni storiche, suggestioni visive è mantenuto con rigore. La durata è ben calibrata per lasciare il pubblico riflettere.
In genere, il cinema storico nei Balcani concentra l’attenzione su leader, eventi politici, guerre. Koki, Ciao invece sposta lo sguardo verso l’invisibile, il “dietro le quinte”, il non umano che attraversa le sale del potere.
Cortometraggi come questo possono diventare base per dibattiti: ci si può confrontare sul ruolo degli archivi, sulla trasmissione della memoria, sulla “voce” dei non umani. In un festival è spesso questo tipo di opere a creare riflessioni e discussioni.