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Sentiero Film Factory

‘Zodiac’ – Il peccato nella compassione e la virtù nell’apatia

In un clima di scissione e blanda xenofobia, il cortometraggio di Hans Buyse regala una riflessione che rasenta l'animo nella sua volatilità.

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Il diritto di scegliere la forma del proprio fato o la distanza di un destino tanto rincorso; l’intrinseca arroganza dell’uomo che lo porta a gonfiare il petto e dettare legge per gli altri, l’umana compassione verso il prossimo e l’altrettanto umana indifferenza verso una sofferenza che non ci ferisce.

Presentato al Sentiero Film Factory, Zodiac di Hans Buyse, scritto da Hans Buyse e Titus De Voogdt, è un carme, vitreo e nitido, di solidarietà e solitudine. 

La premessa

Il cortometraggio si apre nel mezzo di confidenze personali di Thomas all’amico Louis. Uno è troppo preso da se stesso, nella sua idilliaca vita di coppia e nella sua totale assenza di entusiasmo nei confronti di questo momento passato in compagnia. L’altro invece è troppo incurante del dolore che gli viene raccontato, così preso dalla pesca: il suo orizzonte non accoglie nient’altro. Ma i pesci non saranno l’unica cosa che le acque del mare gli porterà. Fin da subito il vento freddo e il silenzio definiscono i perimetri della loro personalità. Così sensibilità e pragmaticità si scontrano. Con la naturalezza di una conversazione tra confidenti, Zodiac attraversa la dicotomia dell’essere umano: razionalità e vulnerabilità, praticità e il lusso di poter sognare.

L’apparizione

I due protagonisti, insieme alla loro visione del mondo, vengono messi alla prova quando le stesse acque che li tenevano lontani dal donarsi sinceramente portano loro una lezione di vita: sette rifugiati somali su una barca in condizioni disperate. I fuggitivi si avvicinano elemosinando un aiuto. Inaspettatamente, ma senza sorpresa alcuna, Louis con aria tronfia prende in mano la situazione. Tono condiscendente e apparenza aggressiva accolgono la sottomessa supplica dei naufraghi. Donna e bambino sono dolcemente accuditi da Thomas, che, del tutto impreparato, mette a nudo compassione ed empatia. Louis invece impera su di loro con prontezza e saccenza. 

Chi disprezza il prossimo pecca, ma beato chi ha pietà dei miseri

Thomas si mostra loro con un animo probo, il tentennamento è dato solo dalla paura di disobbedire agli ordini del despota a bordo. Lui ascolta, consola ed elargisce misericordia. Toccato dalla loro storia, sembra sperare in un lieto fine molto più dei setti vagabondi. Louis, al contrario, non perde occasione per scoraggiarli, insinuando che la loro impresa fosse destinata al fallimento fin dall’inizio. Non arriveranno nel Regno Unito: il motore è troppo debole e non hanno carburante, le acque troppo gelide. La sua è una sentenza di morte.

Sacrificio per la salvezza

Eppure l’interpretazione di Titus De Voogdt si scosta dall’archetipo dell’europeo medio arreso a congetture razziste. Il personaggio di Louis infatti ha sfumature inaspettate che trainano la narrazione molto più del destino dei sette superstiti. Nasconde loro l’olio indispensabile per rifornire il motore, farfuglia invece di dare indicazioni chiare. Il suo scopo però non si cela dietro al classico e stridente “tornatevene a casa vostra” bensì è una severa forma di apprensione. Terrorizzato all’idea che non riescano a sopravvivere al gelo della notte, al digiuno forzato; terrorizzato all’idea di vedere i loro volti sulle pagine dei giornali e i loro nome proclamati morti. Il rischio ha un peso differente quando in gioco c’è la vita.

L’espiazione

Una volta ripreso il viaggio della speranza, i due protagonisti rimangono nuovamente soli sulla loro barca, circondati ancora una volta da quelle acque profonde che portano con sé un peso differente stavolta. Cala la notte e regna il silenzio che echeggia il senso di colpa e la disperazione. Thomas, l’empatico, il sensibile, l’altruista, è visivamente provato dall’incontro. Occhi fissi sul telefono nella speranza di avere buone notizie sull’arrivo dei nuovi amici. Una chiamata arriverà e con questa la vera essenza dei due uomini sarà smascherata senza remore. Parole morte in gola prima ancora di poter arrivare alla punta della lingua, occhi socchiusi, ed ecco che la ex fidanzata di Thomas interrompe l’agonizzante momento con una telefonata che dà sollievo a tutte le pene di cui periva l’uomo all’inizio del cortometraggio. Sarà Louis il bruto, il freddo e asettico a rimanere demoralizzato dalla mancata chiamata dei profughi.

Il rumore della tragedia, il silenzio della compassione

Zodiac insegna molto più del senso di comunione e accoglienza che sembrano primeggiare nella narrazione. Con il tatto di un’estetica cinematografica melliflua e una sceneggiatura scarna che lascia respirare i personaggi autonomamente, l’opera sa illustrare accuratamente il riverbero di un attivismo performativo sotto il quale fin troppi al giorno d’oggi si nascondono. La tragedia ha toccato Thomas fino a quando essa gli è stata forzata davanti agli occhi. Il sentimento di inquietudine e apprensione sono però semplici forme di ostentazione di virtù; un atteggiamento artefatto volto a diluire il peso dei peccati di una società solita a voltarsi dall’altra parte. Il dramma lo ha intrattenuto per qualche ora e gli ha anche permesso di sentirsi nobile nel provare compassione per il prossimo. Il lusso di poter tornare nella propria bolla e rimpiangere un amore fallito però lo ha strappato alla realtà, alla verità della vita cruda e ingiusta senza vacillare. Con una sola telefonata ha forgiato quei sette volti e li ha trasformati in un mero ricordo, li ha abbandonati nel passato, li ha usati inconsciamente per dimostrare a se stesso di essere un uomo migliore e li ha rigettati in mare una volta assolto il loro compito. Tornare a casa il prima possibile per rivedere la sua lei, e magari usare l’aneddoto per riconquistare qualche punto, è ora la sua unica preoccupazione, eppure poco prima additava il compagno di avventura. Nel finale sarà proprio Louis a mostrare quell’empatia tanto decantata.
E quindi il regista
Hans Buyse con Zodiac pone un quesito scomodo: quanto è onorevole il sentimento di pietà? È un’onesta condivisione delle sofferenze altrui o è un piedistallo narcisista dal quale osservare gli altri perire?

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Zodiac

  • Anno: 2024
  • Durata: 15'
  • Distribuzione: Sayonara Film
  • Genere: Cortometraggio
  • Nazionalita: Belgio
  • Regia: Hans Buyse