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Warner Archive farà uscire in Blu-ray due classici dimenticati

'La cittadella' di King Vidor e 'Il villino incantato' di John Cromwell furono film amati ai loro tempi ma dimenticati dalla storia. La nuova edizione è l'occasione per riscoprirli

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Può capitare che dei film non vengano apprezzati quando arrivano al pubblico però riscoperti e amati soltanto in seguito. È accaduto anche il contrario: film celebrati all’uscita ma dimenticati presto nonostante avessero attirato l’attenzione ai festival e del grande pubblico.
La cittadella (1938) e Il villino incantato (1945), rientrano nel secondo caso sopracitato. Infatti, i due film, sono da poco disponibili in formato Blu-ray grazie a Warner Archive. Il fatto che entrambi i film siano stati considerati un po’ scadenti probabilmente è dovuto ai trasferimenti home video di qualità inferiore e che creavano problemi nel risultato finale. Questi difetti sono stati corretti nella nuova edizione di Warner Archive.

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La cittadella

La cittadella di King Vidor parla di problemi sociali. In questo caso, il focus è sul rapporto tra la professione medica e l’etica. Il giovane dottore Andrew Manson (Robert Donat) passa dall’idealismo alla disillusione quando si trova davanti a pazienti ignoranti che sono scettici riguardo alle sue conclusione, e inoltre deve affrontare problemi finanziari e colleghi disonesti.

Riconoscimenti

Donat ritrae perfettamente il cambio di prospettiva di Manson. King Vidor ha calibrato con maestria il film ed entrambi furono nominati agli Oscar. Il film fu anche nominato come miglior film e miglior sceneggiatura per il suo adattamento chiaro e conciso del romanzo di A.J. Cronin da parte di Ian Dalrymple, Frank Wead, e Elizabeth Hill.
La cittadella ha un senso di classicismo che rende la rabbia latente presente nel film ancora più potente. L’accusa rivolta al mondo medico dell’epoca è piuttosto feroce e un po’ in anticipo sui tempi: sembra il genere di cose che Stanley Kramer avrebbe fatto 20 o 25 anni dopo.

Il fatto che Vidor non venne criticato ma lodato per la sua posizione controversa potrebbe essere dovuto al fatto che la storia si svolge nel Regno Unito e non negli Stati Uniti. Infatti il film era una co-produzione britannica dove gli unici americani erano Vidor e l’attrice Rosalind Russel, che interpreta l’interesse amoroso del dottore.

Cambiamenti concreti

La cittadella fu uno di quei rari film che motivarono un’azione politica concreta. Le vergognose condizioni descritte dal film e dal romanzo portarono alla creazione del Servizio Sanitario Nazionale Britannico nel 1947.  Questo cambio sociale positivo però fu probabilmente più un ostacolo che un aiuto alla fama del film presso le generazioni successive. Da quando i critici francesi di Cahiers du Cinéma hanno esaltato il lavoro di registi di genere precedentemente poco celebrati come Hawks, Sam Fuller e Budd Boetticher, si è sviluppata una corrente critica che guarda con occhio scettico alla serietà di Vidor. Ma comunque La cittadella rimane sorprendentemente energetico ed intrattenente, e relativamente senza tempo nei suoi interessi.

Il villino incantato

Il villino incantato è involontariamente più esilarante nelle sue debolezze, ma raggiunge vette più trascendenti quando funziona. Allegoria sul potere trasformativo dell’amore. Il film è banale e semplicistico se ridotto agli elementi essenziali della sua storia, ma la sua potenza emotiva è considerevole grazie alla suprema esecuzione del regista John Cromwell. Questo film è la dimostrazione definitiva della convinzione di Roger Ebert che un film non riguarda ciò di cui parla, ma il modo in cui parla di ciò di cui parla.

Il villino incantato è basato su un opera teatrale di Arthur Wing Pinero che era già stata adattata in un film muto nel 1924. La premessa è che due persone emotivamente provate, un veterano di guerra sfigurato (Robert Young) e la semplice custode di un cottage sul mare (Dorothy McGuire), si incontrano in quel cottage e si ritrovano fisicamente alterati da una sorta di forza magica. Mentre si innamorano, il cottage rende il veterano attraente e la custode bellissima – o almeno così credono.

Il villino incantato richiede una buona dose di sospensione dell’incredulità da parte dello spettatore. Questo in particolare perché il fatto che McGuire sia fisicamente repellente è completamente ridicolo. Non è truccata e non ha i capelli nello stile sfarzoso della Hollywood dell’epoca, ma è questa l’estensione del suo non essere attraente. Però il film incontra lo spettatore a metà strada, offrendo molti momenti genuinamente commoventi tra i due amanti. Questi sono creati quasi interamente dalle performance delicate di Young e McGuire e dallo stile elegante di Cromwell.

Luci e costumi

Nonostante la solida sceneggiatura, il film è in qualche modo limitato da atteggiamenti antiquati e da reazioni comiche eccessive alla semplicità di McGuire. Eppure, Cromwell sfrutta anche queste carenze a suo vantaggio in fase di regia, affidandosi a ingegnosi espedienti cinematografici per rendere credibile la premessa.

Per esempio protesi o oggetti di scena vengono usati da McGuire per illustrare con sottigliezza la differenza tra come gli altri la vedono e come la vede l’uomo che la ama. Infatti Cromwell ha chiesto al costumista Eddie Stevenson di creare dei doppi del suo guardaroba. Questo perchè così aveva vestiti che le stavano bene nelle scene dalla prospettiva di Young, e vestiti inadatti per le altre.

Anche il direttore della fotografia Ted Tetzlaff fa la sua parte. Infatti usa su McGuire una luce dal basso con forti ombre per la maggior parte del film. Invece nelle scene in cui Young si sta innamorando le dà un aura delicata e luminosa. Ci sono molti altri aspetti in cui il direttore della fotografia crea degli effetti poetici attraverso la pura maestria hollywoodiana. Un esempio è la faccia sfigurata dalla guerra di Young.

Tutto ciò consente a Cromwell di creare un sofisticato senso di punti di vista alternati senza ricorrere a inquadrature esplicitamente soggettive. Anche il lavoro sugli effetti speciali è eccezionale, ed evoca vividamente il New England rurale senza in realtà mai allontanarsi molto da Santa Monica.

Un’effetto magico

La serietà con cui tutti nel film trattano il materiale ha un effetto magico non dissimile da quello del cottage sui suoi abitanti. Trasforma qualcosa di goffo in qualcosa di bello con la pura forza di volontà e la maestria artistica. 

Il villino incantato non ricevette grandi consensi dall’Academy e le recensioni furono contrastanti, ma fu un grande successo di pubblico. Lasciò un’impressione così forte che Carol Burnett lo parodiò decenni dopo con uno sketch televisivo intitolato ‘La topaia incantata’. 

(Fonte indiewire)