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Approfondimenti

‘Il Sesto Senso’: analisi di una sorprendente sceneggiatura

Il sesto senso di M. Night Shyamalan appartiene a quel filone in cui i fantasmi non vogliono terrorizzare i vivi: cercano ascolto, amore, approvazione. A dominare, però, è la sceneggiatura che analizzeremo in questo approfondimento tecnico.

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M. Night Shyamalan sul set de ‘Il Sesto Senso’

Diversamente da tanto cinema hollywoodiano che accelera sul montaggio incrociato, ne Il Sesto senso la costruzione drammaturgica procede lenta e progressiva: non punta sulla frenesia del tempo raccontato, ma sulla sua qualità, calandoci nella profondità dei personaggi. Non fatevi ingannare dal passo misurato: la struttura, rigorosa e quasi minimalista, sorprende.
Questo articolo è rivolto a chi ha già visto il film: ci servirà per ripercorrere tecnicamente gli snodi che lo rendono straordinario nel suo genere. Attenzione: contiene spoiler.

Il Sesto Senso è attualmente disponibile su Prime Video.

Il sesto senso: l’esile vicenda

La storia è semplice: uno psichiatra stimato scopre di aver fallito, anni prima, con un paziente. Decide così di aiutare un altro bambino con simili caratteristiche a superare le proprie paure. Il plot principale ruota attorno alla diagnosi e alla terapia che Malcom (Bruce Willis) conduce su Cole (Haley Joel Osment). I sub-plot seguono alternativamente i due personaggi.
Nell’arco di trasformazione del medico, il primo passo è la scoperta delle cause delle paure del bambino (la visione dei fantasmi), già sfuggite nel caso precedente. Il secondo è il modo di affrontarle (aiutando quei fantasmi in cerca di aiuto). Infine, il ribaltamento totale: la consapevolezza di essere lui stesso un fantasma che chiede aiuto. È un disvelamento tragico che riprende l’archetipo di Edipo, che va incontro proprio a ciò da cui cerca di fuggire.

Il cinema oltre le regole

Questo film compie 26 anni, poco meno di quanto ne avesse il regista quando riuscì ad imporlo a Hollywood. Il 29enne Night Shyamalan, pseudonimo di Manoj Nelliyattu Shyamalan, è un regista indiano naturalizzato statunitense che iniziò con questo piccolo capolavoro la sua carriera, toccandone forse, ad oggi, il punto più alto.  La struttura si discosta qui dai canoni classici in tre atti: il secondo atto, che secondo Vogler dovrebbe occupare metà film, è brevissimo. Un mastodontico primo atto regge la tensione grazie a un incidente scatenante potente, concentrato su Malcom e Cole. Seguono eventi piccoli ma dilatati in una dimensione surreale: circa cinquanta scene, poche e molto lunghe.
Il ritmo, anziché fondarsi sul montaggio serrato, si costruisce sulla qualità del tempo dei personaggi. Questa dilatazione è possibile perché il film appartiene al genere fantastico, mantenendo tensione e verosimiglianza fino al gran finale.
La risoluzione di Cole arriva presto, mentre quella di Malcom è tenuta in sospeso fino alla fine. La tensione rischia di calare dopo che Cole è “fuori pericolo”, ma il focus si sposta su Malcom. Eccezione ulteriore: l’introduzione tardiva di un nuovo personaggio, Kyra, addirittura nel terzo atto. Shyamalan riesce a far precipitare gli eventi sul piano del plot e dei sub-plot grazie a una forte unità tematica.

Sospensione dell’incredulità

Il passato e la missione di Malcom sono sintetizzati nella scena iniziale: la moglie Anna ne racconta il valore professionale. Da quel momento, nella sua “seconda vita” da morto, non riceviamo altri indizi diretti. Questo avrebbe potuto insospettire lo spettatore, ma l’atmosfera ovattata e l’assenza di interazioni con altri personaggi — tranne Cole — nascondono la verità fino al colpo di scena.
Di Cole sappiamo poco, ma la perdita del padre rafforza il legame con la madre e, soprattutto, con Malcom. Shyamalan lega indissolubilmente due figure che non hanno passato comune, età o ruolo sociale simile: medico e paziente, ma anche compagni di viaggio oltre quei ruoli.

Tema e controtema

La sceneggiatura è coerente: ogni scena rappresenta una declinazione del tema o del controtema.

  • Tema: la paura (della morte) si può superare con fiducia in sé stessi.

  • Controtema: la paura (della morte) è insuperabile, la temeremo per sempre.

  • Sintesi: la paura non si sconfigge, ma si affronta.

Come in Thelma & Louise, il dibattito tematico è chiaro, meno netta è l’individuazione del vero protagonista: entrambi i personaggi crescono stando insieme, non uno contro l’altro ma uno con l’altro.

Chi è il protagonista?

Malcom incarna fin dalla prima scena l’eroe descritto da Vogler: pronto al sacrificio. La targa di riconoscimento che riceve ne esplicita il valore e la missione.

Riconoscimento nel campo della psico-logia infantile per premiare i suoi sforzi di migliorare la qualità della vita […]

ed è la stessa moglie di Malcom a dire esplicitamente

Finalmente qualcuno ha riconosciuto i sacrifici che hai fatto: tu hai messo tutto al secondo posto, inclusa me, per quelle famiglie […], tu stai insegnando ai bambini ad essere forti.

In questa sezione iniziale, in un momento apparentemente “di servizio”, quando l’attenzione dello spettatore ancora deve assestarsi nell’atmosfera blandamente lugubre del film, quasi nessuno crede che proprio in quella lettura risieda la sintesi della missione del nostro eroe. Shlimenlann semina qui la chiave del film, quando tutti sono ancora distratti ad aprire le patatine.
Se il protagonista è chi determina il corso degli eventi, Malcom e Cole lo sono entrambi: i momenti di svolta avvengono grazie alla loro azione congiunta. Si potrebbe dire che la volontà appartiene a Malcom e l’azione a Cole.

L’ironia tragica

L’ironia tragica, nella tragedia greca, è la distanza fra ciò che il personaggio crede di sapere e ciò che lo spettatore sa realmente: il primo agisce in buona fede, mentre il pubblico conosce già l’esito ineluttabile. L’ironia tragica prepara l’agnizione: mentre il pubblico sa già la verità, il personaggio la scopre solo nel momento della rivelazione, rendendo l’impatto emotivo più potente e catartico. Nel caso de Il sesto senso, l’agnizione è congiunta e ritardata: la rivelazione avviene tardi nella trama e contemporaneamente per personaggio e spettatore, creando un twist ending che ribalta retroattivamente il senso dell’intera narrazione e costringe a reinterpretare ogni evento precedente.

Il twist ending

Twist ending è un termine nato nell’inglese cinematografico e letterario del Novecento, poi teorizzato in testi come Screenplay di Syd Field e Story di Robert McKee.
Nel dramma di Edipo, l’eroe scopre di essere al contempo vittima e carnefice del proprio destino: nel Sesto senso la rivelazione simultanea toglie allo spettatore il vantaggio conoscitivo e amplifica la sorpresa.

Le redini della storia

Chi dei due personaggi tiene davvero le briglie della storia? C’è un solo momento in cui l’azione di Malcom, in quanto psicologo, determina in modo diretto l’agire di Cole, e arriva tardissimo: oltre il midpoint, a più di un’ora dall’inizio. È quando Malcom propone a Cole di provare ad aiutare i morti che gli si presentano. Non ha la certezza che sia questo ciò di cui hanno bisogno, ma Cole fungerà da verifica dell’ipotesi. Solo lui potrà agire in tal senso. E Cole accetta.

Se consideriamo protagonista colui che determina il corso degli eventi, allora Malcom e Cole lo sono entrambi: i momenti di svolta sul piano del plot – cioè i progressi dell’analisi di Malcom sul “caso Cole” – avvengono grazie alla loro azione congiunta. Si potrebbe dire che la forza dinamica dell’eroe qui si divide nettamente: la volontà appartiene a Malcom, l’azione a Cole.

Vi sono però valide ragioni per pensare che il vero protagonista sia Malcom, e risiedono nella simmetria diretta che lo lega allo spettatore. L’identificazione, soprattutto nella rivelazione finale, si orienta verso di lui. Su questo punto, Malcom e Cole differiscono profondamente: per quanto Cole cresca e maturi, la sua metamorfosi riguarda l’accettazione delle proprie paure; quella di Malcom riguarda invece la comprensione delle proprie stesse ragioni e la presa di coscienza della propria condizione.

Cole affronta un diverso tipo di crescita: impara a non fuggire di fronte agli ostacoli, ma ad affrontarli, proprio come il giovane Artù estraendo la spada dalla roccia. Non sappiamo con certezza se Cole identifichi Malcom come un morto “vivente”: forse lo percepisce come un’eccezione rispetto agli altri fantasmi, che lo spaventano soprattutto per l’aspetto fisico segnato da ferite e violenza. Malcom, infatti, non è mai mostrato in camicia, cioè nelle condizioni in cui riceve il colpo mortale: un accorgimento che lo distingue dagli altri spiriti.

L’elemento interessante è che, mentre la simpatia dello spettatore va a Malcom, l’impatto emotivo orrorifico del film è costruito tutto sul punto di vista di Cole. È attraverso lo sguardo di un bambino che partecipiamo alla paura, e insieme a lui ci emancipiamo da essa. Malcom, invece, per liberarsi definitivamente della sua ricerca, deve comprendere che capire i morti di Cole significa capire se stesso.

Nelle storie ben scritte, i personaggi cambiano

Entrambi i protagonisti hanno difficoltà relazionali: Malcom con la moglie, Cole con i coetanei. Le paure di Cole sono in gran parte pregiudizi infantili legati all’aspetto dei fantasmi. Shyamalan ci invita a guardare oltre l’apparenza, mostrando che il “male” può celarsi nel bene e che l’unico modo per affrontare gli ostacoli è attraversarli.
In questa storia, ciascun protagonista è mentore dell’altro: Malcom trova in Cole la possibilità di sanare un fallimento passato; Cole trova in Malcom la forza per vincere la paura. È un gioco di specchi che porta entrambi verso una crescita reciproca e individuale.

Bibliografia essenziale

  • Field, Syd. Screenplay. The Foundations of Screenwriting. Dell Publishing, 1979.

  • Field, Syd. The Screenwriter’s Workbook. Dell Publishing, 1984.

  • McKee, Robert. Story. Substance, Structure, Style, and the Principles of Screenwriting. ReganBooks, 1997.

  • Vogler, Christopher. Il viaggio dell’eroe. Dino Audino Editore, 2004.

  • Sofocle. Edipo re. Traduzione italiana di Filippo Maria Pontani. Einaudi, 2005.

  • Dancyger, Ken; Rush, Jeff. Il cinema oltre le regole. Nuovi modelli di sceneggiatura. Rizzoli (Holden Maps), Milano, 2000
  • Script. 25 – Strutturare il film. Dino Audino Editore, dicembre 2000. Primo saggio pubblicato dell’autrice, qui aggiornato.

IL SESTO SENSO

  • Anno: 1999
  • Durata: 107 minuti
  • Distribuzione: Buena Vista International Italia
  • Genere: horror
  • Nazionalita: USA
  • Regia: M. Night Shyamalan
  • Data di uscita: 29-October-1999