Damian McCarthy, regista di Caveat, torna dietro la macchina da presa con un horror che ha già fatto discutere e appassionare il pubblico del genere, grazie a un’atmosfera unica e un potenziale narrativo straordinario. Oddity coinvolge fin dal primo istante, confondendo la mente e scuotendo i nervi con una tensione che non lascia scampo
Uscito nel 2024 su Shudder, vede protagonista Carolyn Bracken, che interpreta magistralmente le gemelle Dani e Darcy, affiancata da Gwilym Lee nel ruolo di Ted Timmis. Il film, girato quasi interamente in un fienile nella contea di Cork — lo stesso set di Caveat — ha conquistato premi importanti come l’Audience Award al South by Southwest e il Méliès d’Argent al Lisbon Horror Film Festival, ricevendo ottimi riscontri da critica e pubblico.
In Italia, Oddity è disponibile a noleggio su Prime Video.
La trama di Oddity
Dopo il misterioso e brutale omicidio di sua sorella, l’osteopata cieca Dani, determinata a scoprire la verità, si trasferisce, su invito dell’ex marito della sorella, nella casa dove è avvenuto il delitto. Con l’aiuto di un’inquietante scultura di legno, Dani inizia a vivere visioni sempre più nitide e oscure su quanto accaduto, facendo emergere orribili segreti che erano stati sepolti prima del suo arrivo.
Le prime ombre dell’orrore
Oddity lascia subito confusi. Questo uomo, dall’aspetto minaccioso e sinistro, si presenta alla porta di Darcy poco dopo la sua morte, in un mistero che viene liquidato con una soluzione troppo semplice per essere vera.
Il film gioca con la percezione dello spettatore: non si capisce chi è il bene, chi è il male, e si è travolti da colpi su colpi, senza quasi un solo vuoto nella trama. Ogni elemento sembra al posto giusto, e il modo in cui tutto si incastra funziona alla perfezione.
Quando entra in scena Dani, la sorella gemella, entriamo anche nel suo mondo: un negozio di oggetti maledetti e manufatti oscuri, che ricorda da vicino la collezione degli Warren in The Conjuring. E qui il film cambia pelle. L’atmosfera si fa più cupa, più densa. Ogni oggetto ha un peso. Ogni dettaglio inquieta.
Tra tutte le immagini, ce n’è una che ci si stampa in testa: quella scultura di legno, con gli occhi vitrei e la bocca spalancata in un urlo muto. Sembra che ci guardi. Che cambi posizione. Ci chiediamo se stiamo vedendo qualcosa di reale o se è solo un’illusione, e nel dubbio… siamo inquieti.
E poi arriva lui. L’uomo incappucciato, con la tunica nera e la maschera bianca. Un essere glaciale, che sembra non appartenere al nostro mondo. Fa quasi più paura della scultura stessa. Non urla, non corre, ma la sua sola presenza gela il sangue.
Oltre l’orrore: dualità, oscurità e paura concreta
La tensione di Odditysi regge tutta su questi due pilastri: la scultura e l’uomo mascherato. Anche quando sembra che stia andando tutto bene, sappiamo che da un momento all’altro succederà qualcosa. E funziona.
Damian McCarthy riesce a usare l’elemento soprannaturale con intelligenza, senza strafare. Ci porta dentro una storia solida, dove l’orrore non è fine a sé stesso.
E poi c’è Carolyn Bracken, davvero straordinaria nel doppio ruolo di Dani e Darcy. Le rende due persone completamente diverse, e ci si dimentica che si tratta della stessa attrice.
Il buio in questo film non è “la notte” che spaventa: è un’oscurità astratta, fatta di silenzi, di ambientazioni isolate, di respiri trattenuti. È un’oscurità che si sente addosso, sulla pelle. Odditynon è solo un horror ben riuscito, costruito su un’idea semplice ma potente. È anche una storia di legame fraterno, fatta di dolore, di amore, di rabbia e coraggio. È un film che dice che il vero terrore non viene da ciò che non conosciamo. Ma da chi ci circonda. Da chi, per ottenere potere, è disposto a tutto. Anche a nutrirsi dell’orrore più concreto, più umano. Quello che fa più male. E che fa più paura.