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Locarno Film Festival

‘Le mur du son’: la barriera del silenzio

Nel silenzio di una palestra deserta, Iris e Léa si inseguono tra ombre e rumori lontani. Le mur du son, il nuovo cortometraggio di Antonio La Camera al Locarno Film Festival

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Presentato al Locarno Film Festival 2025 Le Mur du Son è il nuovo cortometraggio del regista italiano Antonio La Camera. L’opera nasce come parte del progetto collettivo Demain, il y aura quelque chose de nouveau, all’interno della Locarno Spring Academy 2025, sotto la supervisione creativa del duo Caroline Poggi e Jonathan Vinel, vincitori del Festival di Berlino.

Le mur du Son: l’enigma dell’altro

In una palestra deserta, due ragazze, Iris (Ilenia Andreano) e Léa (Luna Scolari), si muovono tra corridoi di luce e zone d’ombra, trasformando il vuoto in un campo di gioco segreto. La loro partita a nascondino si svolge in un tempo sospeso, dove ogni passo e ogni respiro sembrano amplificati dal silenzio. Il rumore lontano del passaggio di un aereo si fa strada tra le pareti, alterando la percezione dello spazio. Mentre il suono cresce, il confine tra il reale e l’immaginato si assottiglia, aprendo la porta a un’esperienza sensoriale carica di mistero.

‘Non riesco a sentirti’: silenzio e vuoto

“Volevo dirti…non riesco a sentirti”

La forza del cortometraggio risiede non tanto nei dialoghi, ma piuttosto nella loro mancanza. Il suono, e talvolta la sua assenza, diventa il vero motore della narrazione. Da co-protagonista vi è il vuoto dello spazio fisico, un vuoto della palestra che si palesa con inquadrature panoramiche.

Il titolo, Le mur du son (Il muro del suono), evoca un limite: il muro oltre il quale il suono perde la sua continuità. L’origine della locuzione deriva dal fenomeno per cui un punto raggiunto da un corpo in movimento raggiunge la velocità del suono. È una soglia critica, in cui la resistenza dell’aria si concentra fino a diventare quasi insormontabile, seguita da un’onda d’urto che infrange l’equilibrio.

È così che nel cortometraggio firmato La Camera il silenzio della palestra non è vuoto sterile, ma spazio carico di attesa, come l’aria prima del muro. Iris e Léa giocano in un tempo sospeso, finché il rombo di un aereo irrompe e muta la percezione. È un tramezzo qui costruito come confine tra l’innocenza del gioco e la vertigine dell’ignoto. Tra ciò che possiamo contenere e ciò che, superata la barriera, non torna più al silenzio originario. E ancora, diventa l’impossibilità di un’intesa totale, la consapevolezza che tra noi e l’altro rimarrà sempre un punto cieco, un muro che il suono non riesce a oltrepassare senza trasformarsi. Tra me e l’altro, allora, ci sarà sempre un cieco segreto; mentre regna il desiderio di essere compresi.

Le mur du son: nascondino

Il cortometraggio arrivo a un punto in cui le due giovani protagoniste decidono di giocare a nascondino. Un passatempo così infantile, uno dei riti più antichi: sparizione e ricerca. Nascondersi significa sottrarsi allo sguardo dell’altro, ma anche invitarlo a cercarci.

Sembra una danza delicata di presenza e assenza, fatta di desiderio di essere trovati ma anche paura di mostrarsi completamente. Nel gioco, il tempo si dilata e si sospende, così come il legame tra Iris e Léa si fa più intenso e sfuggente.

Si alternano immagini e versi di un gufo, il cui volo disegna un’ombra che prende forma nella palestra. Il gufo, che in molte culture è l’animale notturno che vede nel buio, è l’unico che riesce a percepire ciò che gli altri non riescono. È l’intuizione, la comprensione profonda che la ragazza sta cercando. Questo è il richiamo, il filo rosso che collega una all’altra. Il gioco si conclude quando l’incomunicabilità diventa il limite che separa gli individui.

Produzione e distribuzione

La realizzazione del film è il frutto di una sinergia tra istituzioni svizzere e italiane. Le mur du son è prodotto dal Locarno Film Festival e dal Conservatorio Internazionale di Scienze Audiovisive (CISA). È co-prodotto da RSI – Radiotelevisione Svizzera, dalla Ticino Film Commission e dalle case di produzione Waterclock, Il Varco Cinema e Isola Produzioni. Al progetto hanno collaborato, in qualità di co-produttori, Andrea Garofalo, Andrea Gatopoulos, Marco Crispano e Toni D’Angelo. La distribuzione è curata da Gargantua Film Distribution.

Antonio La Camera

Antonio La Camera, classe 1990, è un talento emergente del cinema italiano. Dopo essersi laureato con lode in Cinema e Arti Visive all’Università Roma Tre, ha perfezionato la sua tecnica con corsi di regia e sceneggiatura, inclusa la partecipazione al programma diretto da Marco Bellocchio con i Manetti Bros.

I suoi primi lavori hanno ottenuto un grande riscontro. I suoi cortometraggi Carne e polvere, Il sogno del vecchio e Nel ritrovo del silenzio sono stati proiettati in più di 150 festival, vincendo più di 40 premi.

Nel 2023, ha raggiunto un traguardo significativo con Las Memorias Perdidas de los Árboles. Girato nella foresta amazzonica peruviana, sotto la guida del celebre regista Apichatpong Weerasethakul, il film ha conquistato il Premio per il Miglior Cortometraggio a Venezia. Il successo gli è valsa una preselezione per i Premi Goya 2025 e l’ha portato a partecipare a festival che qualificano per gli Oscar.

Attualmente, La Camera è impegnato in diversi progetti. Sta ultimando la post-produzione di Primo Sangue e collabora alla sceneggiatura del lungometraggio I Have to Fuck Before the World Ends. Allo stesso tempo, sta sviluppando il suo primo lungometraggio, Demoni & Polvere, un progetto seguito da Michelangelo Frammartino e in preparazione con la casa di produzione Waterclock.

Le mur du son: il trailer

Le mur du son

  • Anno: 2025
  • Durata: 12'
  • Distribuzione: Gargantua Film Distribution
  • Nazionalita: Italia, Svizzera
  • Regia: Antonio La Camera