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Euganea Film Festival

‘Monsoon Blue’, vivere in apnea a Hong Kong

Dall’acqua alla psiche, come Monsoon Blue trasforma il blu in una condizione emotiva

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“Summer, quali sembianze dovrebbe avere un pesce rosso?”

È la domanda sospesa che apre Monsoon Blue (2023), cortometraggio animato diretto da Jay Hiukit Wong e Ellis Kayin Chan. Siamo a Hong Kong, dentro un piccolo negozio di pesci rossi, ma soprattutto dentro la psiche fragile e sfocata della protagonista Summer. In appena 14 minuti, Wong e Chan ci spingono in un viaggio che è allo stesso tempo intimo e universale, sospeso tra claustrofobia urbana e sogni di libertà, dove il blu diventa il colore che inghiotte tutto: la città, la memoria e l’anima stessa.
Presentato e acclamato in festival internazionali — tra cui il Golden Horse Film Festival 2024 (dove ha vinto come Miglior Corto Animato) e ora in programma anche all’Euganea Film Festival Monsoon Blue è già destinato a diventare un’opera di culto per l’animazione indipendente.

Jay Hiukit Wong, diplomato in Digital Media alla Hong Kong Polytechnic University, è un animatore, illustratore e fumettista. Mentre Ellis Kayin Chan, diplomato alla Gobelins l’école de l’image, è invece un animatore e visual artist. I due descrivono la loro opera nel seguente modo:

“Quando cerchiamo la risposta alla domanda ‘il motivo dell’esistenza’, dobbiamo attraversare una fase simile a una tempesta durante la stagione dei monsoni. È soffocante, strana e caotica. Due pesci rossi cercano di liberarsi dal sacchetto di plastica che li intrappola, per tornare alla loro forma originale. Nel frattempo, la proprietaria del negozio di pesci, una ragazza giovane, vive una vita senza anima. Lei e i pesci rossi sono tutti intrappolati nella città fino all’arrivo del tifone. Quando la nostra anima è spezzata, dove e come possiamo ritrovarla?”

Da qui si capisce che non si tratta di un “semplice corto sui pesci rossi”: Monsoon Blue è un poema visivo sul soffocamento, sul senso di alienazione urbana, sul desiderio impossibile di mutare forma. Una Hong Kong umida, torrida, in attesa di un tifone, diventa il riflesso esterno di una tempesta interiore.

Un’estetica in apnea: il blu, l’animazione e l’atmosfera sospesa

Dal primo fotogramma, l’animazione cattura l’occhio e costringe il respiro. Monsoon Blue adotta uno stile pittorico che mescola linee tremolanti, trasparenze acquatiche e texture materiche. L’acqua è ovunque, non solo come elemento visivo, ma come linguaggio emotivo: il blu domina l’intera tavolozza cromatica e agisce da stato mentale più che da semplice colore.

Quando Summer si immerge nella propria psiche, i toni virano in un blu saturo, quasi soffocante, richiamando quasi il Periodo Blu di Picasso: la malinconia non è soltanto rappresentata, bensì è inglobata nei corpi, negli spazi e perfino negli oggetti. Come Picasso usava il blu per dare forma alla solitudine e alla perdita, così Wong e Chan lo utilizzano per esprimere l’alienazione ed il desiderio di fuga.

In contrasto, i ricordi d’infanzia ed alcuni segmenti della realtà sono segnati da toni caldi: aranci, ocra e gialli che portano luce e respiro, come brevi finestre su una vita che sembrava avere ancora un senso. L’alternanza di palette non è mai decorativa, ma sempre psicologica: ci dice dove siamo e chi siamo, ci fa capire quando Summer è intrappolata e quando, invece, sfiora la libertà. Questa scelta cromatica, in modo differente, rammenta l’uso dei contrasti emotivi che troviamo anche in Millennium Actress di Satoshi Kon, dove il confine tra passato e presente si dissolve attraverso i colori.

Summer e i suoi fantasmi: ansia, schizofrenia e psiche frantumata

La forza di Monsoon Blue non sta solo nel tratto visivo, ma nella messa in scena del disagio mentale. Summer non è semplicemente triste: è frammentata, sospesa tra realtà e paranoia. Una delle scene più intense è quella sul mezzo pubblico. All’inizio, i colori sono caldi e umani: marroni, aranci, gialli. Poi l’ansia prende il sopravvento e tutto diventa blu. Gli altri passeggeri si deformano, le facce sembrano incombere su di lei, la percezione implode. Summer vede un pesciolino rosso cadere sul pavimento: lo segue con lo sguardo, ossessivamente, mentre cerca disperatamente le cuffie per tappare le orecchie ed isolarsi. Non appena le mette il mondo si ricompone: i colori tornano caldi e riprende il respiro.

È qui che Wong e Chan compiono un lavoro magistrale: non ci raccontano l’ansia, bensì la fanno vivere attraverso l’animazione. Ogni variazione cromatica, ogni immersione nel blu apre una finestra sulla sua psiche frantumata.. Summer è ossessionata dai pesci rossi: li vede ovunque, perfino mentre fa la doccia. Nella sequenza più importante del corto, cade simbolicamente nell’acqua blu, come risucchiata dalla propria mente, trovandosi intrappolata dentro un sacchetto di plastica come i pesci che vende.

“Non riesco a respirare!”

Mormora la protagonista, mentre cerca conforto nei flashback della sua infanzia. Un universo composto da colori caldi, luce e spensieratezza. Ma il passato rimane comunque irraggiungibile, mentre la realtà resta liquida ed instabile.

Gabbie trasparenti: pesci rossi, alienazione e la città come acquario

La metafora dei pesci rossi intrappolati è il cuore pulsante del corto. Non è casuale che Summer lavori in un negozio di acquari: come i pesci chiusi negli acquari e sacchetti di plastica, anche lei è imprigionata in una vita che non sente sua, in una città che soffoca ogni possibilità di libertà.

In una recensione di Aphelion Lam, il simbolismo viene riassunto nel seguente modo:

“La busta di plastica non è solo la gabbia dei pesci, è anche la nostra. Lo spazio d’ossigeno è limitato, il respiro corto. Hong Kong è un acquario sovraffollato.”

L’acqua diviene così un doppio simbolo: da un lato un luogo di salvezza e minaccia, mentre dall’altro sogno e soffocamento. Quando Summer nuota “dentro se stessa”, il blu si fa infinito, ma anche senza vie d’uscita. È un’immagine che richiama alcune atmosfere cromatiche di Perfect Blue sempre di Satoshi Kon, pur senza imitarlo. Il confine tra realtà e psiche è fragile come la plastica che separa i pesci dal mondo.

La domanda iniziale torna come un’eco per tutta la durata del cortometraggio (“quali sembianze dovrebbe avere un pesce rosso?”) Comprendiamo che non riguarda solamente i pesci, ma tutti noi. Cosa significa davvero essere liberi? Esiste davvero una “forma originaria” a cui tornare? Forse, in fondo, siamo tutti come i suoi pesci rossi: respiriamo attraverso una plastica sottile, sognando un’acqua che non sappiamo più raggiungere. Alla fine, è proprio il blu che ci inghiotte ed è lo stesso in cui impariamo a nuotare. Non vi troviamo una forma originaria, solamente la corrente che ci trascina.

Monsoon Blue

  • Anno: 2023
  • Durata: 14 minuti
  • Genere: animazione, drammatico
  • Nazionalita: Hong Kong
  • Regia: Jay Hiukit Wong e Ellis Kayin Chan