Nemo propheta in patria. Nessuno è profeta nella sua patria, dicevano i latini. E mai come nel caso di Michelangelo Frammartino e del suo film Il Dono. Introvabile in Italia, sarà proiettato nei cinema di New York. Ma qual è la sua storia?

All’ombra delle torri: da Bologna a New York
Sono passati più di vent’anni dalla realizzazione e l’uscita nei festival de Il Dono o, a livello internazionale The Gift, un’opera che continua a sfuggire alle logiche del mercato e dello streaming. Oggi non si trova in nessun catalogo online e la versione originale non è programmata in alcuna sala cinematografica.
Eppure, grazie al recente restauro sta riemergendo dal dimenticatoio. Dopo una proiezione nella selezione Ritrovati e restaurati del Festival del Cinema Ritrovato di Bologna, il film è stato riscoperto a livello internazionale, arrivando a ricevere una recensione sul New York Times, con conseguente programmazione nelle sale della Grande Mela. Un grande risultato per un progetto realizzato con appena 5.000€.
“I ritmi lenti e meditativi del film offrono una tregua dalla routine quotidiana dei cittadini, a patto che siano disposti a mettere da parte lo schermo e sintonizzarsi su una lunghezza d’onda molto più languida, quasi mistica.”
New York Times

Il Dono: un atto puro nella memoria dei paesaggi
Ambientato in Calabria, il film è quasi privo di dialoghi e segue la storia di due protagonisti: un vecchio e una ragazza. Il film si presenta come una metafora visiva dove il gesto del donare uno scooter alla ragazza cela una riflessione profonda sul concetto di dono: un atto gratuito non sostituibile. Un’ispirazione che Frammartino trae da Derrida e il suo saggio Donare il tempo.
“Il dono è ciò che si sottrae alla reciprocità.”
Derrida, Donare il Tempo

Sullo sfondo il paese di Caulonia, svuotato e silenzioso. Case abbandonate, strade deserte, animali che attraversano lo schermo e che raccontano una Calabria resistente al tempo, capace di conservare la sua identità nella sottrazione. Un mondo che volge al termine, in una lenta desolante dissoluzione verso un futuro che non gli appartiene.

Michelangelo Frammartino: un contributo al cinema da riscoprire?
Michelangelo Frammartino ha firmato altro dopo Il Dono: Il Buco (2010) e Le Quattro volte (2021). Tutte opere di rara intensità, eppure solo l’ultima è disponibile in streaming.
Il Buco condivide la stessa sorte de Il Dono: vittime invisibili di una distribuzione miope. Almeno sinora, perché il suo recente rilancio americano, restaurato in 4K e proiettato al Metrograph di New York, potrebbe cambiare le carte in tavola. L’interesse della stampa estera e la distribuzione, curata da Kino Lorber, aprono uno spiraglio di luce su due opere lasciate nella polvere. Che sia tempo che l’Italia riscopra il suo cinema contemplativo, un cinema che non urla ma sussurra. Un riconoscimento per Frammartino e una vittoria per la diversità del cinema italiano. Ma sarà davvero così?