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Lolita

Stanley Kubrick fa dello scandaloso romanzo di Vladimir Nabokov una luminosa commedia nera

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Lolita

Una struttura circolare incornicia questa personalissima trasposizione del romanzo di Vladimir Nabokov, plasmandolo in una commedia nera.

Il film ha al suo centro un metaforico duello tra due personaggi che finiranno per diventare l’uno il doppio dell’altro, sino a distruggersi a vicenda: l’ossessionato professor Humbert Humbert e il diabolico commediografo Clare Quilty, che si contendono i favori di Lolita, provocante ninfetta, simbolo dell’attrazione esercitata da un’America consumista, corrotta e ormai orfana della propria innocenza.

Tutto il film è pervaso dalla sottile angoscia dell’impossibilità del possesso del proprio oggetto d’amore. Nessuno dei personaggi riuscirà nella reale conquista della persona amata e tanto meno Humbert, il cui amour fou per la dodicenne Lolita, il più estremo e asociale (costretto a fughe continue e tentativi di segregazione dal mondo), non è altro che un desiderio di congelamento del tempo della propria perduta adolescenza. A loro modo, Humbert e Lolita sono prigionieri l’uno dell’altra, rinserrati in una successione di camere da letto e automobili, ma così distanti che non riescono a condividere nulla di tutto quello che vivono insieme.

Lolita

Nella pellicola, il topos cinematografico dell’inseguimento si fa introspettivo: Quilty diventa come la paranoia ambulante e fregolistica di Humbert, come un tarlo che gli assedia la mente, una nemesi che si personifica e lo perseguita fino a trasformarsi nella sua ombra schizofrenica, lasciandolo senza risorse e impotente, privato del suo più inesausto desiderio.

In un film che rifugge da ogni finalità morale, Stanley Kubrick, nell’intreccio delle vite dei suoi personaggi, non fa che raccontare tragiche solitudini, mascherate dalla proiezione di desideri e amori destinati inevitabilmente al fallimento, in un’America in cui tutte le cose si offrono senza la speranza di essere nient’altro che una tragicomica illusione. Lolita nel finale mostra tutta la reale bassezza del suo carattere (ma non dimentichiamo che è il punto di vista di Humbert a dominare la narrazione: lui racconta, Lolita è raccontata) e l’inconsistente futilità del sogno erotico-amoroso del professore. Non a caso, quando egli sparerà a Quilty, sarà attraverso lo schermo di uno stilizzato quadro settecentesco raffigurante una giovanissima donna: Humbert non uccide solo Quilty, ma tutta un’immagine idealizzata della fanciulla che aveva amato e l’aveva fatto impazzire, sino all’autodistruzione di fronte alla vuota prospettiva di una vita senza di lei. Quilty getta una luce diabolica nella placida tenebra dell’animo di Humbert e lo costringe a sperimentare l’incubo che si nasconde nelle viscere del suo sogno, a guardare in volto lo specchio degenerato del suo stesso perverso romanticismo. Ognuno nel film è la proiezione del suo contrario, attori di un dramma dal significato ambiguo, vittima e persecutore, tormento e ossessione l’uno dell’altro. Così, mentre Humbert ucciderà se stesso nella figura di Quilty (non si sopravvive alla perdita del proprio doppio), Lolita si ritroverà avviata in una coniugalità fittizia e «normale», rientrando nei confini di un’ipocrita geometria sociale.

Lolita

A causa di problemi con la censura («È già stato quasi impossibile distribuire il film così com’era», dichiarò il regista), Stanley Kubrick dovette considerevolmente assottigliare l’esplicita componente erotica che dominava il romanzo. Nelle sue parole: «La pellicola rispettava fedelmente i personaggi e la loro psicologia così come erano nel libro, ma non possedeva il violento aspetto sessuale che avrebbe dovuto avere».

Humbert è interpretato da un solido James Mason, Quilty da un funambolico e trasformista Peter Sellers, la Charlotte di Shelley Winters è una caricatura insieme trionfale e pateticamente dolente della donna americana in formato piccolo borghese. Quanto a Sue Lyon, Lolita, distesa in bikini, con gli occhiali a forma di cuore, le labbra rosse di peccato e un allusivo lecca-lecca in bocca, ha segnato l’immaginario erotico di un’intera generazione e oltre.

Stanley Kubrick sul set di Lolita

Stanley Kubrick sul set di Lolita

Lolita

  • Anno: 1962
  • Durata: 153'
  • Distribuzione: Metro-Goldwyn-Mayer
  • Nazionalita: Gb
  • Regia: Stanley Kubrick