Al TerraLenta Film Festival, festival dedicato al documentario ambientale, è stato proiettato il The parallel currents (Les courants parallèles) di Pablo Chavanel.
The parallel currents: ritratti di un Paese spaccato
La Cambogia sta sperimentando una crescita economica senza precedenti nella sua storia. In un Paese in cui è ancora vivo il ricordo del genocidio perpetrato dai Khmer Rossi, un trauma collettivo dagli strascichi strazianti, l’impennata repentina dell’economia significa anche un aumento della sperequazione sociale e problemi ambientali inediti. Città e campagne sembrano viaggiare su due binari paralleli. Mentre i grattacieli cambiano la fisionomia di Phnom Penh, le comunità che vivono sulle rive del Mekong affrontano l’impatto ambientale del progresso. Le dighe idroelettriche costruite sul fiume e sui suoi affluenti causano carenza di acqua e la distruzione di interi ecosistemi. Le comunità locali, che dipendono dalla pesca, si trovano spesso a dover decidere se spostarsi o fare la fame.

È questa la Cambogia che Pablo Chavanel mostra in The parallel currents. Il documentario racconta due storie parallele. Il pittore Sothy, sopravvissuto ai Khmer Rossi che hanno fatto sparire membri della sua famiglia, raffigura nei suoi lavori la città che cambia, una trasformazione che vede come un furto. Intanto Samnang, membro e portavoce di una comunità Bunong, il più grande gruppo indigeno cambogiano, guida una protesta contro le dighe e contro l’inadeguatezza delle compensation policies del governo. Il suo villaggio, come gli altri che si trovano lungo l’immenso corso del Mekong, sopravvive grazie alla pesca. In quanto Bunong, Samnang sente di avere la responsabilità di difendere la ricchezza naturale della Cambogia: chiede che il governo riconosca il diritto della comunità di preservare la sua terra, il rispetto del territorio e della biodiversità.

The Parallel Currents: in che direzione va la Cambogia?
Il documentario è un prodotto di La Boîte à Songes e deve la sua realizzazione alla regia di Pablo Chavanel e alla produzione di Fanny Chrétien.
Quella che emerge da The parallel Currents è l’immagine di un Paese che sta ancora curando le ferite del suo passato, e che cerca di ritagliarsi un posto nell’economia globale pagando un prezzo altissimo in capitale umano e ambientale.
I palazzi e il traffico di Phnom Penh che occupano le riprese della città e che emergono dai quadri di Sothy creano un contrasto netto con le immagini dei villaggi di capanne lungo il Mekong o il Srepok, in cui si squamano i pesci con le unghie prima di cuocerli sulla fiamma viva in una buca nel terreno. Ma i temi dell’esilio, della terra sottratta a chi la abita in nome di questo o quel modello di progresso, uniscono le vite di Sothy e Samnang in un dialogo a distanza sul passato e sul futuro del Paese.
