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‘Stranger Things 5 – Volume 2’: il tempo dell’attesa infinita

Tre episodi di transizione in cui la serie rallenta, si spoglia dell’effetto, dello spettacolo e dei colpi di scena per prepararsi al gran finale

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Il problema non è quello che viene dal Sottosopra, ma quello che ci portiamo dentro”

I tre episodi che compongono la seconda parte di Stranger Things 5 arrivano con un compito ben preciso: preparare la fine senza poterla ancora pronunciare. Non sono un finale ma un territorio intermedio in cui la serie è costretta a rallentare, a spiegarsi, a guardare i propri personaggi mentre prendono coscienza di ciò che sta per accadere. C’è la rinuncia consapevole alla vertigine. I mostri arretrano, ogni scelta narrativa pesa più di uno scontro e ogni silenzio più di una rivelazione. È una scelta che spiazza: la serie più vista e rumorosa dell’ultimo decennio decide di abbassare la voce proprio quando tutti si aspettano l’urlo.

I fratelli Duffer, ideatori della serie, hanno costruito questa seconda parte con l’intenzione di scavare nelle tensioni emotive dei personaggi e di preparare la saga alla conclusione definitiva.

Dove eravamo

Alla fine della prima parte di Stranger Things 5, Hawkins era in bilico tra realtà e Sottosopra, con la città sconvolta e i protagonisti divisi e segnati dagli eventi. La seconda parte riparte proprio da questo scenario: i tre episodi del secondo volume approfondiscono il senso di minaccia e la tensione emotiva, mostrando come ogni personaggio affronti paure, colpe e responsabilità. Will Byers emerge tra tutti, con un ruolo più centrale, mentre Undici e Hopper cercano di consolidare il gruppo per prepararsi a un confronto che appare inevitabile. Max e Holly si trovano a fronteggiare delle situazioni che mettono a dura prova la loro resistenza, mentre gli altri personaggi diventano, loro malgrado, protagonisti di scelte strategiche che influenzeranno il destino di Hawkins.

La seconda parte della stagione finale sembra una lunga scossa di assestamento. La storia procede senza grandi clamori, trattenendo deliberatamente l’energia che in passato esplodeva in scene spettacolari. Il ritmo è controllato, le scene sono frammentate e mettono alla prova lo spettatore. Hawkins appare svuotata, quasi spenta. Il Sottosopra perde progressivamente la sua funzione di puro scenario horror e assume un valore più concettuale: non è più un altro mondo, ma la materializzazione di ciò che i personaggi non riescono a elaborare. E questa trasformazione è uno degli aspetti più interessanti di questo secondo volume. Ma è proprio nel tentativo di ordinare la propria storia che la serie indulge nella spiegazione, sacrificando quell’ambiguità che ne aveva alimentato il fascino.

Un nuovo baricentro emotivo

In quest’ultimo capitolo di Stranger Things, il baricentro emotivo si sposta completamente su Will Byers (Noah Schnapp). È lui il personaggio che incarna al meglio la mutazione del racconto: da vittima a carnefice. Il suo personaggio acquista una nuova consapevolezza dandogli quella centralità che mancava. Ed è grazie a questo che la serie cresce e acquista maturità. Alcune linee narrative, più funzionali, servono invece a mantenere l’equilibrio della coralità in una serie che ha moltiplicato i personaggi e che ora fatica a concedere a ciascuno una chiusura all’altezza. Il risultato è una sensazione di sospensione prolungata, a tratti frustrante, ma coerente con la natura transitoria di questi episodi.

Pop, fantascienza e citazioni

La quinta stagione di Stranger Things continua a fondere horror, fantascienza e cultura pop, intrecciando riferimenti cinematografici e letterari che accompagnano i personaggi nel loro percorso. Holly Wheeler richiama in più momenti la fiaba di Cappuccetto Rosso: con il suo cappuccio rosso e l’ innocenza dà la sensazione costante di trovarsi in pericolo nel bosco che la circonda. Accanto a lei Max Mayfield, che sembra vivere la propria versione di Rapunzel, intrappolata in situazioni che limitano la sua libertà e la spingono ad accrescere forza e resilienza. Ci sono anche momenti di citazioni dirette, come la scena in cui Robin Buckley abbassando la leva pronuncia la celebre frase: “Si dice Frankenstìn”, un chiaro riferimento al celebre film Frankenstein Junior di Mel Brooks. Mentre il signore del male, Vecna, richiama Poltergeist nelle dimensioni parallele e nei bambini intrappolati.

Il volume 2 di Stranger Things 5 rinuncia deliberatamente a scene iconiche e colpi di genio, scegliendo un racconto di continuità più che di frammenti memorabili. È un vero e proprio atto di passaggio. E la serie accetta di non brillare per assestare il suo colpo migliore nel finale.

Leggi anche la recensione di Stranger Things 5

Il trailer di Stranger Things vol2

stranger things 5

  • Anno: 2025
  • Genere: fantastico, horror
  • Regia: The Duffer Brothers
  • Data di uscita: 26-December-2025