‘Cafunè’: l’amore in un piccolo gesto e la bellezza di essere umani
Cactus International Children's and Youth Film Festival ci regala un piccolo corto che ha la potenza di parlare di grandi dolori combattuti con la bellezza dell'amore
Il festivalCactus International Children’s and Youth Film Festivalcontinua a portare in alto il suo obiettivo principale:prestare attenzione ai più giovani, favorendo esperienze di crescita relazionale, culturale ed emotiva, attraverso la fruizione di cinema di qualità. Insomma, un Festival dedicato all’amore per il cinema, le storie e soprattutto attento alle nuove generazioni, fiori del futuro.
Tra le tante attività, figura un importante progetto: Cactus Edu. L’iniziativa promuove la crescita relazionale e culturale di bambini e ragazzi in un percorso formativo di diffusione della cultura dell’audiovisivo.
Uno dei film qui proposti èCafunè, di Carlos De Vigo e Lorena Ares, distribuito da Selected Films, che spiega quello che non si riuscirebbe a dire con cento parole. Il titolo che dà il nome al corto è infatti breve ma essenziale: un’espressione portoghese intraducibile in altre lingue che rimanda a un concetto di amore primordiale, ovvero il semplice ma potente gesto di accarezzare i capelli di una persona amata per farla sentire felice e al sicuro.
Cafunè: la trama
Come spesso accade, l’animazione conferma essere non da meno rispetto a tutti gli altri generi: in questo corto sprigiona tutta la potenza che è in grado di avere.
Cafunè, tratto dall’opera “E il mare ricordò i loro nomi”, è il racconto di una bimba sopravvissuta a un naufragio, in cui però ha perso tragicamente la sua famiglia. Il corto brilla però di una luce di speranza proveniente dalla bellezza di essere davvero umani in questo mondo.
Spesso sopravvivere è solo l’inizio di un lungo viaggio esteriore, ma soprattutto interiore: oltre all’insidiosa sfida di ricominciare la propria vita in un paese straniero, con conseguente necessità di integrarsi, ciò che bisogna affrontare è anche una complessa lotta con i propri fantasmi del passato e con il trauma, dilaniante quando arriva a spezzare l’incanto e la spensieratezza degli anni dell’infanzia. Questa piccola opera illustra chiaramente diversi concetti: in primo luogo, dimostra come le proprie esperienze di vita plasmino le situazioni circostanti e conferiscano diversi significati ai luoghi che abitiamo. Inoltre, ciò su cui pone molto l’accento è l’importanza della salute psichica che detiene lo stesso peso di quella fisica. Traumi ed esperienze dolorose, infatti, se non elaborati, finiscono per diventare parassiti della nostra percezione, privandoci di un’esistenza serena e piacevole.
Nel piccolo film, infatti, ciò che per alcuni bambini rappresenta uno spazio di divertimento e gioco, per la protagonista è invece fonte di pericolo e una profonda paura.
Un semplice gesto, tanta umanità
L’amore forse non salva, però aiuta a curare le proprie ferite e ci aiuta, prendendoci per mano, a dirigerci verso posti migliori. Emblema di questo corto, infatti, è proprio l’amore di quella che sembra essere la mamma adottiva della piccola protagonista, che empaticamente le rivolge tutta la sua gentilezza e le sue attenzioni. Questa figura rappresenta per la piccola un vero e proprio punto di riferimento, un’ancora di salvezza nei momenti di sconforto e profonda paura, come il suo pupazzetto che l’accompagna ovunque per darle un po’ più di coraggio.
L’amore di cui parliamo è racchiuso anche nel titolo, Cafunè, parola tutta portoghese che indica l’intimo gesto di accarezzare i capelli di chi si ama per farlo sentire felice e al sicuro.
Vedere e non guardare
Il corto è un’efficace dimostrazione di come a volte tutto ciò di cui si ha bisogno è uno sguardo capace di vederci per quello che siamo nelle nostre difficoltà e fragilità. Uno sguardo senza giudizio e pieno di amore capace di posarsi su di noi come una carezza. In opposizione a questo, il corto sembra poi denunciare nel suo piccolo lo sguardo indifferente di chi invece si limita a guardare con freddezza e disinteresse ciò che gli accade intorno, limitandosi per esempio a filmare momenti in cui gli altri invece avrebbero bisogno di un aiuto proattivo. O ancora ciò che si può leggere in questo corto è la denuncia a chi ogni giorno osserva passivamente tutto ciò che succede nel mondo, da semplici spettatori, che, però, assuefatti dal flusso incessante di immagini di ogni tipo, rimangono impassibili dalle loro comode vite privilegiate.
Un piccolo gioiello d’animazione
Cafunè ha la durata complessiva di 8 minuti e come abbiamo già detto è un corto d’animazione, indirizzato principalmente a un pubblico di bambini, ma non solo.
Per iniziare la narrazione, esso si serve di un intenso flashback che sembra ricordare quasi l’estetica dei videogiochi. Un inizio cupo e costellato da flash di luci minacciose, che attraverso una tempesta di fulmini, preannunciano quella che è una tragedia imminente. L’opera è quasi interamente priva di dialoghi, sebbene riesca a comunicare efficacemente diversi messaggi importanti. La piccola narrazione si serve poi di un grazioso piano sequenza ben riuscito e un azzeccato tappeto sonoro che culmina con il brano “Surrender”, che ci accompagna verso un dolce lieto fine.