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Cannes

‘Romería’: pellegrinaggio in Galizia riconnettendo le radici identitarie

Racconto autobiografico e generazionale, l’ultimo film di Carla Simón, in concorso al 78° Festival di Cannes, esplora la storia dei genitori mai conosciuti e scomparsi negli anni Ottanta: le droghe, il mare, la libertà dopo il franchismo, l’AIDS, riallacciando memorie familiari attraverso i luoghi. Lunga standing ovation alla proiezione ufficiale.

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Romeria

Sembra ancora una ragazzina, Carla Simón, 38enne regista e sceneggiatrice catalana, presente per la prima volta a Cannes, con il suo terzo lungometraggio in concorso, Romería, che conclude il ciclo esplorativo sulla sua storia personale e familiare, dopo Estate 1993 e Alcarràs (Orso d’oro alla 72a edizione della Berlinale e primo film in lingua catalana a ricevere tale premio), entrambi ambientati in Catalogna, sua nuova patria adottiva fin da quando, a 6 anni, morirono i suoi genitori.

Giunta a Cannes a gravidanza avanzata, tranquilla e sorridente, Carla stupisce per la sua delicatezza e, al tempo stesso, per la determinazione perseguita nel costruire la sua storia di giovane cineasta, gradino dopo gradino, senza sbagliare un colpo. Metabolizzare il suo passato, il dramma della perdita e dello spaesamento – rispetto alla famiglia e ad un intero mondo – e raccontarlo per immagini ed emozioni, mediante i suoi film, è stata un’ottima ricetta per lenire le sue ferite d’infanzia.

In Romería, infatti, la regista affronta in modo diretto le sue radici galiziane – il film è ambientato tra Vigo e le Isole Cíes – mediante il viaggio/indagine della sua alter ego Marina, 18enne mossa inizialmente dalla necessità di un riconoscimento paterno per fini burocratici, finalizzato a chiedere una borsa di studio in cinema, ma in realtà anche per conoscere personalmente la famiglia di suo padre, scomparsa senza lasciare traccia dalla morte misteriosa di lui.

Marina/Carla intraprende un vero e proprio pellegrinaggio, usando come bussola il diario della madre, con commenti, itinerari e racconti quotidiani:  sulla costa atlantica avviene l’incontro con un’intera parte della famiglia paterna mai conosciuta. La sua prima ‘navetta’ familiare è una grande barca dove Marina incontra finalmente gli zii ed i cugini suoi coetanei prima, ed i suoi terribili nonni dopo: vedere questa nipote catalana farà rivivere loro il passato, riesumare fantasmi, scoperchiando il vaso di Pandora dei segreti di famiglia, tra imbarazzi, reticenze, rimozioni.

Il mare, la libertà, l’eroina, l’AIDS

Uno dei protagonisti del film è sicuramente il mare, l’Oceano Atlantico nella sua magnificenza: la regista lo filma e lo accarezza nella sua immensità, nella libertà che esso lascia respirare a chi vi abita, nelle occasioni ed opportunità che offre. Tra queste, negli anni Ottanta, nell’euforia della ritrovata libertà dopo la fine della dittatura franchista, ferveva la possibilità di movimento e l’importazione clandestina di eroina, doppio veicolo di morte, per overdose e per AIDS.

Solo a distanza di tanti anni Carla Simón riesce a guardare in faccia la storia dei suoi genitori e, con loro, di un’intera generazione, circoscrivendo uno specifico momento storico, oggi forse volutamente rimosso o dimenticato. Marina scoprirà in Galizia che i suoi genitori sono entrambi morti di AIDS, ma che hanno vissuto anni felici insieme, anni di sballo e peregrinazioni, da cui è nata però una bambina, oggi donna.

Scoprirà inoltre che anche la madre adottiva le ha mentito sulle date di morte dei suoi genitori, perché all’epoca l’AIDS si teneva nascosto, come la peste, e che lei stessa non è stata mai cercata per paura del ‘contagio’ o forse solo per vigliaccheria da parte di zii e nonni paterni.

Ora Marina è più forte di quando, da piccola, si ritrovò in Catalogna da sola dovendo imparare a nuotare in acque insicure: oggi detta lei le regole al nonno che vuole regalarle un bel po’ soldi in una busta per i suoi studi e chiudere così la partita del riconoscimento. La ragazza restituisce la busta, si offende e pretende di andare dal notaio.

“La Spagna – ha raccontata la regista – è stato uno dei paesi europei più colpiti dall’AIDS e di storie come la mia ce ne sono molte, ma non se ne parla volentieri: quasi ogni famiglia conosce qualcuno che è morto di AIDS negli anni Ottanta”.

Talk con Carla Simón: parità di genere, potere delle immagini

Nello spazio Kering di Women in Motion, un programma che intende valorizzare il talento femminile nel mondo cinematografico, in favore della parità di genere contro le diseguaglianze nel mondo delle arti e dell’audiovisivo, si è tenuto un talk, una chiacchierata alla presenza della stampa, con la regista catalana, in occasione della sua presentazione a Cannes del film Romería.

Dopo aver vinto nel 2018 il premio Women in Motion, per gli Young Talent (premio in denaro per la realizzazione di un progetto) Carla è tornata oggi nello spazio Kering a parlare del suo film in concorso:  le viene chiesto cosa ha provato ad essere qui al Festival con un film nella competizione ufficiale.

Per me essere qui a Cannes è un momento molto importante … quando ripenso al passato so che questi anni sono cresciuta e quello di oggi è un grande momento per condividere idee e film con altri artisti che amo molto, è una grande opportunità.

Carla ha ricordato anche l’importanza della parità di genere nel mondo del cinema:

Noi donne siamo la metà del mondo e dovremmo raccontare la metà delle storie, piano piano le cose stanno cambiando e cominciamo a raccontare la nostra versione dei fatti, a dare la nostra prospettiva. Non dobbiamo fermarci perché altrimenti si potrebbe tornare indietro, al passato.

Fra le altre domande viene chiesto alla regista come ci si sente a stare in un grande teatro a guardare il proprio film:

È stata un’esperienza molto particolare perché c’è il rituale – sono stata lì molte volte, a guardare i film di altri e a provare emozioni – ma quando è il tuo film, il film che hai fatto e che hai visto molte volte, è emozionante soprattutto quando racconta una storia così personale, e non sai come rispondere al fatto che le persone applaudono così a lungo…

La regista ha raccontato poi com’è nata l’idea del film, intorno ad una ricerca identitaria e di connessione con le sue memorie.

Prima di trovare l‘attrice abbiamo realizzato molti casting, abbiamo lavorato per 8-9 mesi senza trovarla, alla fine ho visto un giorno una ragazza con lo zainetto, nella quale mi sono rispecchiata. Le ho proposto di fare un casting e, poco a poco, è entrata nello spirito del film, nato dalla mia frustrazione di non sapere. fin da bambina e per tanto tempo, cosa fosse accaduto ai miei genitori. Nessuno mi aveva detto le cose chiare ed ho costruito una storia intorno a questa vicenda. Il film parla anche di questo, del potere del cinema di creare immagini che non abbiamo, di riconnetterci alle nostre radici.

  • Anno: 2025
  • Durata: 115'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Spagna
  • Regia: Carla Simón