Si è conclusa, il 20 aprile, la 43esima edizione del Festival del cinema fantastico di Bruxelles, Vi segnaliamo i film vincitori delle varie competizioni.
Il Corvo d’oro (premio internazionale) è andato alla rocambolesca produzione di Hong Kong Twilight of the warriors: walled in di Soi Cheang.
Un immigrato clandestino è in fuga dal potente boss Mr. Big. Cerca rifugio nella Città Murata di Kowloon, il quartiere più densamente popolato del mondo e roccaforte di outsider ed emarginati. Cyclone, il leader della Città, lo prende sotto la sua ala protettrice. Insieme agli altri membri del suo clan, dovranno affrontare la gang di Mr. Big e proteggere la Città Murata. Dopo il capolavoro Limbo, Soi Cheang continua a sfiorare la perfezione e a stabilire un nuovo standard nel cinema di arti marziali.
Ad aggiudicarsi il secondo posto a pari merito sono stati il danese The ugly stepsister di Emilie Blichfeldt e il canadese Honey Bunch di Madeleine Sims-Fewer e Dusty Mancinelli.
Il primo, coronato anche col Premio del pubblico, narra la storia al contrario della favola di Cenerentola. Messa sul lastrico dopo l’ultima riscossione delle tasse, Rebekah non ha altra scelta: dare in sposa una delle sue figlie al Principe Azzurro per poter tornare a respirare economicamente. La sua figliastra Cenerentola è incapace di fare a meno di lavare i pavimenti, così la crudele matriarca punta su Elvira. Anche se ciò significa aggredire il viso con estrema violenza per renderla presentabile. Emilie Blichfeldt dà un radicale restyling alla famosa fiaba dei fratelli Grimm, avvicinandola al body-horror cronenberghiano.
Il secondo narra invece le vicende di. Diana e Homer che arrivano in una villa isolata dove una misteriosa dottoressa gestisce una clinica poco ortodossa. Sperano che la sua terapia miracolosa possa curare la perdita di memoria e il trauma di Diana dopo un terribile incidente. Ovviamente, le cose non sono come sembrano. Homer si comporta in modo molto sospetto, proprio come gli altri che vengono lì per far curare i loro cari. Un delizioso mix di generi vintage tra horror, umorismo nero, thriller e romanticismo.
Il vincitore del Méliès d’argento (competizione europea) è lo svedese The Home di Mattias J. Skoglund.
Il trentenne Joel deve tornare nella sua città natale per aiutare la madre Monika. Quest’ultima, dopo aver subito un infarto, durante il quale è rimasta clinicamente morta per diversi minuti, deve trasferirsi in una casa di riposo per ricevere le cure necessarie. Tuttavia, il sollievo di Joel è di breve durata. Poco dopo il suo arrivo, Monika inizia a comportarsi in modo strano. Joel e Nina, la sua ex migliore amica e assistente di Monika presso la casa di riposo, cercano di aiutarla. Ma si trovano di fronte al male assoluto. Abbiamo di fronte a un’opera horror sottile. È una storia inquietante che ti entra sottopelle e ti fa riflettere sull’invecchiamento, sul dolore, sul senso di colpa, sull’amicizia e sulla paura di ciò che ci attende nell’oscurità eterna.
E’ il neozelandese The rule of Jenny Pen di James Aschcroft ad essersi fregiato del Corvo nero (trofeo per il miglior thriller).
Un tempo giudice onnipotente, Stefan è precipitato nella scala sociale per ritrovarsi eremita incontinente in una casa di riposo. Ma il luogo sembra essere governato da una serie di regole particolari, dettate da Jenny, una bambola che danza sulla mano del peggior torturatore che la terza età abbia mai conosciuto. Una storia che raggiunge vette stratosferiche di sadismo.
Il sud-coreano A Girl With Closed Eyes di Sunyoung Chun ha ottenuto il Corvo emergenti (sezione che rivela le icone del genere di domani).
Jeong Sang-woo conquista la scena letteraria coreana con un romanzo su un rapimento. Dopo una sessione di autografi, viene ucciso a colpi d’arma da fuoco nella sua villa. All’arrivo, la polizia trova Min-joo, che confessa immediatamente. Afferma che il romanzo è basato sul suo rapimento, avvenuto 20 anni prima. Si rifiuta di parlare con chiunque tranne che con una poliziotta di Seul. Ben presto ci rendiamo conto che entrambe le donne hanno alle spalle una lunga storia e che, ovviamente, non si tratta di un semplice caso di omicidio. La trama si contorce e si rigira più ferocemente di una lumaca caduta inavvertitamente in un secchio di sale.
Primo classificato nella sezione Corvo bianco (che raggruppa il film più strani e creativi) e il canadese Dead Lover di Grace Glowicki.
La ricerca d’amore da parte di una becchina non è stata esattamente fruttuosa, con la puzza di cadaveri in putrefazione che è diventata da tempo una delle caratteristiche permanenti della sua vita. Finché non incontra Lover, il fratello di una cantante lirica che ha appena seppellito. Annoiato dal suo ambiente aristocratico, le sue narici raffinate accolgono l’odore morboso della becchina con un desiderio appassionato di cantare inni del suo amore eterno per lei. Ma durante un viaggio all’estero, Lover perisce in mare e tutto ciò che rimane di lui è un dito mozzato che i marinai riportano a casa alla futura sposa affranta dal dolore. Per fortuna lei sa esattamente cosa fare, andare in laboratorio per resuscitare il suo amante defunto. Riportando alla luce un’ampia gamma di film di genere di un’epoca passata, dall’espressionismo tedesco all’horror gotico scadente, il film è un caleidoscopio delirante di dialoghi folli e immagini surreali.
Infine, a conquistare il premio della giuria è stato l’anglo-irlandese Hallow Road di Babak Anvari che abbiamo presentato nel nostro precedente articolo.