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Lovers Film Festival

Gaël Morel al Lovers Film Festival con “Vivre, mourir, renaître” e non solo

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Gaël Morel  è stato una grande presenza in questa edizione del Lovers Film Festival. Oltre a Vivre, mourir, renaître, per il quale Taxidrivers lo aveva già intervistato in occasione del Florence Queer Festival, ha portato altre tre delle sue pellicole: À toute vitesse, Notre Paradis e Les Roseaux sauvages (quest’ultimo in veste di attore e non di regista). Anche in occasione del festival, conclusosi lo scorso giovedì, abbiamo fatto due chiacchiere con l’acclamato autore francese.

L’intervista: la passione per l’Italia e il ruolo dei dialoghi

Ci ricolleghiamo all’intervento che hai fatto la sera scorsa in sala mentre presentavi il tuo Vivre, mourir, renaître. Ti sei soffermato sul cinema italiano, al quale sei molto legato. Hai citato Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti. Ci sono altre pellicole del nostro cinema a cui sei legato o che ti hanno in qualche modo ispirato?

Amo molto il cinema italiano, in generale quello neorealista. Se dovessi farti un altro nome, sicuramente ti direi Ladri di biciclette di Vittorio De Sica. Se invece dovessi citarti dei registi, è impossibile non menzionare Pier Paolo Pasolini. Nel panorama moderno ti dico invece assolutamente Nanni Moretti e Francesca Comencini.

Il cast di Vivre, mourir, renaître in un momento del film

In una tua intervista recente hai dichiarato di non essere un fan dei dialoghi troppo prolissi nei personaggi, perché non credi che rispecchino molto la realtà. Hai detto che, specialmente quando si toccano corde intime, le persone tendono a diventare più ermetiche. Considerando che agli attori spesso piace improvvisare sul set, questo fattore può aver creato degli attriti nello sviluppo di un personaggio?

Il mio primo film, À toute vitesse, che verrà presentato in sala oggi, era davvero colmo di dialoghi, e riguardandolo mi ha dato molto fastidio sotto questo punto di vista. Mi sono promesso che nei film successivi i dialoghi tra i personaggi sarebbero stati più asciutti. Ho deciso, come ci suggerisce la letteratura americana, di lasciare più spazio espressivo al linguaggio del corpo piuttosto che a quello verbale. Ed è proprio quello che ho fatto con Vivre, mourir, renaître. Ho anche lasciato maggiore spazio alla musica e ai colori, che sono capaci di trasmettere moltissime emozioni. Direi che i miei interpreti sono d’accordo con il mio punto di vista.

a toute vitesse

A toute vitesse

Il ruolo della musica e l’emozione sul set per Gaël Morel

Parlando di Vivre, mourir, renaître, sicuramente è una pellicola molto toccante e densa di significati, con anche scene complesse. In fase di produzione, c’è stato un momento particolarmente difficile da girare dal punto di vista emotivo?

Partendo dal presupposto che in un film tutte le scene sono difficili da girare, perché cerchi sempre di dare il meglio. In particolare ricordo la scena dello scambio degli anelli, quella del matrimonio. Ero molto concentrato, e già al primo take ero convinto che fosse buona la prima. Poi mi sono girato verso il resto della troupe e ho notato che tutti piangevano dalla commozione. Quindi sì, quello è stato un momento particolarmente emozionante.

Gaël morel

Vivre Mourir, Reinaitre

Tornando alla musica, che consideri molto importante nei tuoi film, mi chiedevo se lo sia anche in fase di scrittura. Nello specifico: quando stai scrivendo una scena, hai già in mente la canzone o la musica che vorrai inserire in quel momento del film?

In realtà la musica è sempre presente. Anche in fase di scrittura la uso come bozzolo per isolarmi e lasciarmi ispirare. La scena del film girata in Italia — quella in cui tutti ballano — non era prevista così come l’avete vista. È stata proprio la canzone Lontano dagli occhi a suggerirmi l’atmosfera e il tono di quel momento.

Il festival, in questa edizione, sta ospitando quattro delle tue opere. Premesso che per un regista tutti i suoi film sono come dei figli, ce n’è uno in particolare al quale ti senti più legato?

È davvero difficile, perché ogni film è frutto di grandissimi sforzi. Credo che, a livello affettivo, devo citare À toute vitesse. È un film che parla della mia giovinezza, e quando l’ho girato ero particolarmente giovane. All’inizio notavo molti difetti tecnici, ma col tempo ho imparato ad amarli e ad accettarli.

I progetti futuri di Gaël Morel

Hai progetti imminenti in cantiere?

Ho una serie di progetti per il cinema. Nell’immediato, sto lavorando a un adattamento per la televisione francese de Il rosso e il nero di Stendhal, che mi terrà impegnato per tutto il 2025. I progetti per il cinema, poi, ci sono sempre, e piano piano prenderanno vita.