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‘Vivre, mourir, renaître’ intervista con il regista Gaël Morel

Il film francese, dopo il passaggio a Cannes, arriva in anteprima nazionale al Florence Queer Festival

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Gaël morel

È stato Vivre, mourir, renaître di Gaël Morel ad aprire la 22esima edizione del Florence Queer Festival. Il film, già presentato a Cannes, arriva in anteprima nazionale a Firenze all’interno della kermesse che celebra il meglio della cinematografia LGBTQIA+ dal 27 novembre al 1 dicembre al cinema La Compagnia, sotto la direzione artistica di Barbara Caponi ed Elena Magini.

Emma (Lou Lampros) e Sammy (Théo Christine) si trasferiscono con il loro bambino nel loro nuovo appartamento. Sammy finisce per innamorarsi di un fotografo che ha il suo studio nello stesso edificio. Questo romantico triangolo amoroso ambientato alla fine del secolo scorso finirà per scontrarsi con la diagnosi di sieropositività di Cyril (Victor Belmondo) e il futuro dei tre protagonisti avrà una svolta inaspettata proprio quanto temono il peggio. (Fonte: Florence Queer Festival)

In occasione del festival abbiamo fatto alcune domande a Gaël Morel.

Gaël Morel: i personaggi di Vivre, mourir, renaître

Una cosa interessante sulla quale riflettere è il modo in cui introduci i tre protagonisti. Mentre Sammy ed Emma sono già una coppia che tra l’altro balla e si diverte in discoteca (vivendo completamente la loro vita, mettendo in pratica il primo capitolo del film), Cyril è colui che fotografa gli altri, come un osservatore perché è così che entra nella vita della coppia.

Per me era importante che si capisse che i due erano insieme da molto tempo, e che Cyril vive la sua vita in parallelo. E poi era anche importante che tutti rappresentassero una classe sociale diversa, ed è per questo motivo che lui lavora dove Emma e Sammy vivono. Lui lavora lì perché è meno caro e, infatti, poi vive in un altro quartiere.

Riguardo la presentazione dei personaggi, poi, ho voluto che la conoscenza nel senso di incontro tra i personaggi fosse a due.

La prima volta che Emma incontra Cyril è sola così come la prima volta che Sammy incontra Cyril è solo. Si incontrano e si conoscono ognuno dal proprio punto di vista.

Gaël morel

Effettivamente incarnano tre persone, personaggi e personalità molto diverse tra loro. Anche, banalmente, tanto per dirne una, il colore della pelle. C’è un’attenzione alle differenze che si trasformano in uguaglianze.

Sono molto mescolati, perché questo corrisponde alla realtà francese. La Francia è un paese dove le persone si mescolano, non è un paese comunitario. In strada si possono incontrare persone di tutte le nazionalità. Non c’è un luogo dove ci sono solo bianchi, un luogo dove ci sono solo africani, un luogo dove ci sono solo asiatici. Le città francesi sono molto mescolate, quindi per me è importante al cinema rendere conto anche di questo aspetto.

Intermediario, tramite e legami

Hai detto che i personaggi si incontrano due a due. Oltre a questo ho visto che c’è quasi sempre anche una sorta di intermediario. Per esempio Cyril ha quasi sempre la macchina fotografica per fare le foto che è un mezzo che fa da tramite, poi anche quando incontra Sammy e gli chiede di fare una foto, per farla Cyril va dietro un muro. È come se ci fosse sempre un ostacolo tra i personaggi.

Sì, c’è questa sorta di ostacolo, ma alla fine è anche un legame molto forte perché l’apparecchio fotografico è quello che permette a Cyril di avvicinarsi a Sammy. Quindi è vero che la macchina fotografica è come se fosse uno schermo, qualcosa che c’è tra lui e gli altri, ma è anche una sorta di unione.

Indubbiamente è anche un mezzo che unisce anche perché Cyril stesso ha questo ruolo, quasi di intermediario. Alla fine Sammy comprende di essere malato tramite Cyril. Il rapporto tra Sammy ed Emma si sgretola a causa di Cyril, ma poi, in qualche modo, si rinforza anche grazie a Cyril.

Sì, si rinforza, ma forse più che grazie a Cyril, grazie alla malattia che c’era prima di Cyril. Diciamo che Emma si rende conto che il suo amore per Sammy è più forte di tutto. È più forte del tradimento e più forte anche della malattia. Quindi è un amore un po’ assoluto: Sammy morirà amando Emma.

Emma immaginiamo che andrà avanti con la sua vita, incontrerà altri ragazzi, e Sammy sarà stato un uomo nella sua vita.

Amore e morte nel film di Gaël Morel

Infatti nel film c’è un legame molto forte tra l’amore e la malattia. E, alla luce di quanto detto, si può dire che Emma è un personaggio molto moderno.

Più che moderna direi che Emma non è romantica, mentre Sammy lo è. Emma è pragmatica: quando apprende che entra qualcuno nella vita di Sammy e che quello che i due provano è amore, dice io non voglio vedere niente, ma resto con lui.

Mentre Sammy è un eroe romantico e il romanticismo assoluto porta spesso alla morte, come in Romeo e Giulietta. E quindi Sammy è romantico e Emma è più forte, è pragmatica.

Relativamente a questo la prima parte del film è più romantica in generale proprio perché Sammy è il personaggio principale dei tre. Poi nel momento in cui quella con maggiore presenza sullo schermo diventa Emma, anche il film diventa più drammatico.

Sì, esatto.

I colori nel film di Gaël Morel

Un elemento che colpisce è l’uso dei colori che sono più patinati per rievocare il passato (siamo nel 1990). Ma io li ho visti anche come i colori del sogno. La vita di Sammy ed Emma (e quella di Cyril quando entra in contatto con loro) è patinata ed è calda. Quando invece vediamo la galleria dove Cyril espone le foto è tutto più freddo, come se fosse quella la sua realtà dove non c’è spazio per sognare, amare e vivere. Allo stesso modo la seconda parte è più buia, scura, cupa come a dirci quale sarà il destino che li aspetta.

Quando sono insieme le cose si animano. È come se quando sono insieme, la vita prendesse una dimensione più romantica. Fino a prima del loro incontro immaginiamo che abbiano una vita molto normale.

È vero che l’incontro di Sammy con Cyril rende più dinamico il quotidiano e tocca ovviamente anche Emma. Emma si troverà, poi, al centro della relazione nell’ultima parte. E sempre nell’ultima parte si torna alla realtà.

Il titolo del film è Vivere, morire e rinascere, in questa sequenza. Ma, per certi versi, si potrebbe quasi mettere rinascere subito dopo vivere, perché, per esempio, Sammy è come se rinascesse quando incontra Cyril.

In effetti è una successione. In tutta la vita penso che ci siano momenti di grande euforia e momenti di dubbio. Come se fossero dei cicli. Ci sono tante piccole morti e tante piccole resurrezioni in una vita.

La musica

Anche la musica ha un ruolo fondamentale in questo film ed è molto eterogenea nel senso che accompagna le scene più belle, ma anche quelle più tristi. E soprattutto fai parlare molto la musica perché ci sono diverse scene nelle quali succedono una serie di cose (non solo un’azione), ma dove i personaggi non parlano, lasciano parlare la musica.

Io vedo davvero questo film come un melodramma, ma anche come un’opera. Per esempio le scene in Italia hanno molta musica ed è una musica felice. Poi in generale, nei miei film, le persone non parlano molto. Anche se non c’è musica, le persone non parlano troppo. Ho qualche problema con le persone che parlano e che raccontano quello che stanno vivendo, che raccontano quello che stanno sentendo. Nel mio primo film le persone parlavano troppo e credo che questa cosa mi abbia traumatizzato e mi sono detto che non l’avrei fatto più.

Quindi ora mi piace che i dialoghi siano pragmatici perché non mi piacciono le persone che raccontano i loro sentimenti. Perché nella vita è molto raro che ciò accada.

I temi

A livello di tematiche secondo me è sbagliato dire che si parla solo di amore e malattia in questo film. Secondo me ci sono altri temi collegati a questo.

Sì, perché l’amore può essere inteso come amore paterno, amore materno. Può essere anche amicizia, come quella tra Emma e Cyril. C’è poi l’amore dei genitori, ma anche l’amore bisessuale, omosessuale, eterosessuale. Io volevo mettere al centro l’amore come in tutti i film melodici.

La malattia è una maniera di raccontare qualcosa sull’amore. Ma per me non è un film sull’AIDS, per esempio.

L’AIDS è sullo sfondo. Diciamo che in questo film l’amore è raccontato tramite l’AIDS e l’AIDS è raccontato tramite l’amore.

Sì, ecco, sono vasi comunicanti. Ma è vero che non è un film completamente sull’AIDS.

Anche perché non ne parli direttamente, nel senso che non c’è una descrizione approfondita della malattia, ma piuttosto ti soffermi sulla sofferenza e sulle conseguenze.

Parlo di AIDS perché è raro che un’altra malattia uccida così tanti giovani nel giro di poco tempo in quel modo. E poi è stata la malattia del secolo.

Richiami e omaggi di Gaël Morel

C’è chi ha parlato di un richiamo a Jules e Jim guardando il tuo film. Sei d’accordo?

Non completamente. Nel film di Truffaut non c’è la malattia e non c’è il tipo di rapporto che racconto in questo. E poi non è una relazione a tre. Emma non accetta il loro legame. In Jules e Jim tutti i personaggi accettano quella situazione.

Secondo me si può parlare più di omaggio in generale al cinema.

Probabilmente è stata fatta questa associazione per la musica di George Delerue che ha scritto tra i più bei temi dei film di François Truffaut. Se devo trovare dei richiami penso al cinema degli anni ’90. Per esempio I segreti di Brokeback Mountain, ma anche ai film degli anni ‘50 hollywoodiani. E poi c’è Lou Lampros, la protagonista che richiama una bellezza americana di quegli anni, un po’ anche Scarlett Johansson.

Di solito i film ai quali penso non sono quelli ai quali penserà il pubblico necessariamente. Sono dell’idea che una volta che il film è proiettato appartiene al pubblico. Quindi penso che il pubblico abbia sempre ragione a vedere ciò che vede perché lo vede.

Nuovi progetti

Il film è stato il film d’apertura del Florence Queer Festival. Arriverà nelle sale italiane?

Speriamo, ma è sempre difficile. Con Internet forse è più facile.

Ci sono altri progetti in ponte?

Sì, ma ancora niente di definitivo. Ci sono progetti e idee, ma bisogna avere il desiderio di vivere con quelle idee per un anno, due o anche tre. Quindi è per questo che a volte impiego molto tempo a buttarmi su un altro film perché mi dico questa idea non mi piace abbastanza per catalizzare tutto il mio desiderio durante tutti questi anni.

Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli

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Vivre, mourir, renaître

  • Anno: 2024
  • Durata: 109'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Francia
  • Regia: Gaël Morel