Il Premio Ermanno Olmi: una tradizione piuttosto recente
Oltre che nella scelta dei film in concorso e delle retrospettive, la ricchezza del Bergamo Film Meeting risiede anche in alcuni eventi collaterali. Tra codeste proiezioni e iniziative, tutto sommato recente è lo spazio concesso in programma al Premio Ermanno Olmi, istituito a sua volta nel 2019 dal Comune di Bergamo per onorare il celebre cineasta, che sostiene i cortometraggi di giovani registi under 30, italiani e stranieri. Giunto alla sesta edizione, il premio ha visto vincere nel 2024 il corto Mamo (Mum, 2024) di Jan Ziewiecki, proiettato poi durante l’ultima edizione del festival orobico e per la precisione il 10 marzo 2025.
Il secondo posto è andato a We should all be futurists di Angela Norelli (Italia, 2023) e il terzo a Provocadora di Èlia Lorente Estopañan (Spagna, 2023). Mentre la menzione speciale per l’opera più significativa che ha come tema “L’esercizio della pace”, un tema che Ermanno Olmi ha esplorato sotto diversi aspetti in tutta la sua produzione cinematografica, è stata attribuita a Voce di Andrea La Puca (Italia, 2024).

Una poetica umbratile e di indubbia sensibilità, quella del polacco
Tutti i lavori testé citati sono stati quindi proiettati a Bergamo. E sebbene l’opera che ci ha saputo elettrizzare di più, come avremo modo di ribadire più avanti, sia senz’altro l’irriverente e immaginifico corto italiano We should all be futurists, del vincitore abbiamo sinceramente appezzato la sensibilità, le atmosfere rarefatte, l’attenzione per gli esseri umani coinvolti nelle riprese. In Mamo l’autore rivolge empaticamente lo sguardo verso due donne, una anziana e l’altra di mezza età, una madre e una figlia, con la più giovane impegnata ad assistere l’altra in quei difficili frangenti che vedono la memoria affievolirsi e i rispettivi ruoli, di fatto, confondersi. La macchina da presa indaga scrupolosamente ma in modo anche rispettoso, discreto, la delicata relazione famigliare, rapportandola poi a quegli ambienti domestici la cui natura umbratile custodisce le loro presenze e prefigura future assenze.
Un valido “ritrattista” delle diverse età della vita, il giovane Jan Ziewiecki, impressione rafforzata in noi dalla scoperta di un brevissimo corto, GRA (2023), realizzato nell’ambito della Warsaw Film School: qui era invece l’adolescenza con le sue peculiari tensioni emotive a finire sotto la lente d’ingrandimento, attraverso un’agrodolce rivisitazione di quel classico “gioco della bottiglia” che evidentemente non conoscono solo i ragazzi italiani.

Ma il secondo posto è dei “futuristi”…
Eppure, non abbiamo problemi a confessare una punta di preferenza e l’inevitabile nota di merito per il corto classificatosi al secondo posto, nel Premio Ermanno Olmi, ovvero We should all be futurists (Dovremmo tutti essere futuristi, 2023) di Angela Norelli, sfrontato e immaginifico “teorema” costruito assemblando tra loro, con sagace ironia, spezzoni di vecchi film muti. Così da far emergere questa storia dai tratti decisamente surreali: tra gli anni ‘10 e ‘20 del secolo scorso, all’interno di un allusivo carteggio, la mogliettina delusa e annoiata Rosa rivela all’amica Giorgina piccanti segreti; ossia che l’uomo-macchina teorizzato da Marinetti non sarebbe l’avveniristica figura, cui alludono i Futuristi in pubblico, bensì uno sfizioso, “vibrante”, voluttuoso presente per le donne, che anche Giorgina può ricevere per posta. Ve ne lasciamo immaginare i benefici effetti….
L’assai creativo e divertentissimo film era già stato mostrato alla veneziana SIC nel 2023, per cui vi proponiamo, quale chiosa, le parole della collega Veronica Ranocchi a riguardo: “L’interessante lavoro di Angela Norelli è quello di giocare con il cinema e con lo spettatore. Gioca con il pubblico nel senso di creare un’illusione e gioca con il cinema perché, proprio attraverso la settima arte, si interroga sul potere che esso ha e può dare. Un potere, quello del cinema, che non è mai cambiato a livello di scopo generale. Sono cambiati i tempi, le tecnologie, i temi, ma è rimasto sempre un unico filo conduttore: cosa poter fare, mostrare e dimostrare con il cinema.”
