Al RIFF 2024 di Roma c’è una piccola novità: un corto feroce che ironizza e punta il dito contro il mondo digitale. Dietro la camera da presa troviamo la giovane regista 21enne Alice Iacuitto. Ha già diretto altri piccoli corti, ma il suo lavoro rappresenta un piccolo salto in alto. Ego Games, il nuovo lavoro, racconta la storia di diversi ragazzi, soffermandosi in particolare su una coppia, bloccati nel tempo e nello spazio del mondo virtuale che sta piano piano prendendo il sopravvento sulla realtà, distraendoci dalle cose belle della vita.
Ego Games, la trama
I social network possono creare ponti, ma anche distruggerli. Yelany (Lilia Guy) vive nella solitudine e nella paura, al suo fidanzato Giorgio (Pierfilippo Agati) piace spaventarla, mentre entrambi affogano nel virtuale. Una coppia di amanti, una coppia di amiche, una coppia di colleghi e una coppia di sconosciuti, ma il rapporto non è mai tra due individui ma sempre tra il singolo e la tecnologia.
Ego Games, i tempi duri di una gioventù bruciata
‘Io e te siamo troppo simili. Noi siamo arte’.
I primi frame di apertura di Ego Games sono davvero magici: due ragazzi al tramonto. Un’immagine che richiama alla memoria John Lennon che guarda la Terra dal Paradiso nel videoclip di Now and Then dei Beatles (rilasciato lo scorso anno). Tuttavia, questa breve aspettative è solo un’illusione, o meglio, una transizione. È dallo schermo di un telefono che facciamo così la conoscenza di Yelany e Giorgio. La semplice fotografia, a cura di Giacomo Pavanello, e la sottile regia di Alice Iacuitto ci presentano così un mondo da subito imperfetto, debole e impavido. Tutto lascia spazio a paura, incertezze e debolezze, rompendo l’equilibrio paradisiaco visto nei primi secondi del corto.
Nei suoi 15 minuti, la regista fa una veloce e accurata indagine sulla società giovanile moderna, non senza qualche perplessità. A volte il montaggio, il sonoro e la stessa sceneggiatura sembrano discontinui e disturbanti, volendo rompere il discorso della messa in scena. Forse era proprio questo l’obiettivo della regista: raccontare un’universo metafisico attraverso diverse tematiche quali l’alienazione, l’abbandono, il rapporto di coppia in crisi e la dipendenza dai social che altro non generano che confusione, dubbi e smarrimento. C’è la difficoltà a guardare il futuro, soprattutto dei giovani, con sguardo ottimista, brillante e positivo. E di certo, scherzi di cattivi gusto e un linguaggio poco chiaro e volgare non aiutano.
La gioventù bruciata di Ego Games
C’è una gioventù bruciata quella che rischia di essere schiacciata, annientata. Si tratta di un messaggio o meglio, un tabù che è stato lanciato più volte negli ultimi anni, già a partire dallo splendido The Social Network (2010) di David Fincher e che ora sembra far sempre più concreto e serio. Anche Alice Iacuitto, che sembra conoscere molto bene questo mondo, lancia un suo appello personale, grazie a una regia semplice, a tratti sfumata e articolata, anche se manca di qualcosa. È però la sua colonna sonora molto rap, con artisti del calibro quali Kanye West (e la sua splendida Runaway) a trasmettere nuove sensazioni di ignoto e di fuga verso una realtà più felice e spensierata, che però non vedrà mai la luce del giorno. O per lo meno, non nell’imminente.
C’è anche uno sguardo nostalgico e annoiato negli occhi della giovane coppia che, persa in videogiochi, dirette e inutili chiacchiere, si ritrovano bloccati nella loro stessa abitazione, dove tutto quanto, compresa la scenografia stessa, sembra freddo e distacco dalla realtà. Anche la MDP girovaga e spinge molto sulla ricerca di qualcosa che però non sembra trovare riscontro o, comunque, poco o nulla, se non quello di aspettare notifiche sul telefono che diventa, a suo modo, un personaggio in carne e ossa, a cui affidare tutte le nostre paure, i nostri sfoghi e le nostre distrazioni. Come ad esempio fa Giorgio, che a un certo punto sparisce, senza lasciare tracce.
L’arte della noia (con conclusioni)
Ci sono sguardi annoiati, senza uno scopo preciso nella vita. Ce lo spiega benissimo lo sbadiglio di Sabrina, vicina di casa di Yelany e Giorgio, mentre guardano la televisione. Così come nei vestiti dei protagonisti, che si svelano soli e indifesi, senza troppo carisma. Spesso si fa fatica a capire i loro stati d’animo e le loro sensazioni, se non che rimango bloccati in una realtà che non è la loro: ecco l’arte della noia. C’è però un collegamento interessante rappresentato sia da un elemento di scena, la porta, che nel finale: quello di rimanere dentro oppure fuori dal gioco. Yelena, nonostante aspetti Giorgio senza una risposta, riesce a trovare la forza e il coraggio di ricominciare, a modo suo. Quell’ultimo invece incontrerà un destino più oscuro. Basta davvero poco a trovarsi nell’occhio del ciclone.
In conclusione, Ego Games si conferma l’ennesimo tentativo contro il mondo dei Social Network che sta mettendo in ginocchio milioni di persone. Non solo: rappresenta anche un dolce piacere all’inizio, che però, nel corso del tempo, si trasforma in qualcosa di più spietato e involontario. Da una parte potrebbe, il corto non rappresenta nulla di nuovo, in quanto risultato di qualcosa già visto negli ultimi anni. Si potrebbe definire un compito semplice, ma anche maldestro. D’altro canto, Alice Iacuitto riesce comunque a tirare fuori la sua voce, rendendo queste tematiche sue. Lo fa esprimendosi in personaggi minuscoli e inetti, facendosi portavoce di una speranza che rischia nei prossimi anni di venire a mancare. Grazie ad Alice per questa piccola prova magistrale e per il coraggio che ha avuto.