Non solo cinema alla 23esima edizione del Rome Independent Film Festival. Nella cornice della Biblioteca Golfredo Mameli (Pigneto – Roma) Silvia Casini ha presentato il romanzo La ragazza che amava Miyazaki, scritto insieme a Raffaela Fenoglio e Francesco Pasqua, pubblicato da Einaudi. All’incontro hanno partecipato Alessandro Mariani, moderatore dell’evento, e Alessandra Mariani (Hop Film).
Come si può facilmente intuire dal titolo, il libro scritto a 6 mani da Casini, Fenoglio e Pasqua nasce da una forte aderenza con l’attività del maestro nipponico dell’animazione: Hayao Miyazaki.
Silvia Casini, scrittrice e giornalista, con esperienza anche nel mondo del cinema in qualità di project manager presso l’Istituto internazionale per il cinema e l’audiovisivo dei Paesi Latini di Gillo Pontecorvo, racconta che l’idea del romanzo nasce da un incontro casuale con una ragazza che vive in una mansarda. È qui che nasce l’intuizione e la connessione con il cinema di Miyazaki avviene in modo naturale, per un’esperta della cultura giapponese, come l’autrice.
La ragazza che amava Miyazaki, la sinossi
Sofia vive a Valvento, ha diciotto anni e tre grandi sogni: conoscere Hayao Miyazaki, diventare una mangaka e incontrare il misterioso Pagot, autore del bellissimo murales miyazakiano apparso dal nulla in paese. Tra sushi e disegni, manga e anime, fughe da scuola, litigi a casa e sospiri del cuore, Sofia scoprirà che l’amore, il Giappone e Miyazaki non sono sogni così irraggiungibili.
Il cinema di Hayao Miyzaki
Con questa vicenda, che racconta, in forma di diario, la vita della giovane protagonista de La ragazza che amava Miyazaki, i tre autori fanno continuamente riferimento al cinema del maestro giapponese. Leggendo il romanzo, che non si rivolge solo ai ragazzi, possiamo rivedere il cinema di Hayao Miyazaki.
Un piccolo borgo di fantasia, situato nell’Italia centrale, diventa un luogo asfissiante per Sofia, che sogna di diventare una mangaka, ispirandosi al cinema del suo mentore, che entra nella vicenda come potere propulsivo.
Le pagine del romanzo fanno spesso e volentieri riferimenti alla cultura nipponica, tra sushi, manga e anime, con rimandi all’intera filmografia di Hayao Miyazaki. Da La Città incantata a Il ragazzo e l’airone, passando per Il castello errante di HowI, solo per citare alcuni dei più celebri lungometraggi del maestro giapponese che entrano nella vita di Sofia soprattutto per rimarcare un’idea fissa del regista del cinema d’animazione: mai rinunciare ai sogni.
È questo principio alla base de La ragazza che amava Miyazaki. In quel piccolo borgo, attraversato da un fiume, immaginato da Silvia Casini, Sofia non può e non deve rinunciare al suo sogno di diventare una mangaka, perché non ha importanza dove vivi e quanti anni hai: i sogni hanno il diritto di essere realizzati, sempre e ovunque.
Il romanzo scritto da Silvia Casini, Raffaela Fenoglio e Francesco Pasqua si rivolge ai (più o meno) giovani con questo messaggio da consegnare: i sogni appartengono a tutti senza ragioni anagrafiche.