Stella, candidato in concorso al RIFF Awards 2024, è il primo cortometraggio – drammatico – scritto, diretto e interpretato dalle giovani Stella Mastrantonio e Rosanna Menduni de Rossi. Il racconto delicato, ma doloroso, di una sorellanza sfiorata.
Trama
Désirée ha una sorellastra più grande di lei, Stella, che tuttavia non ha mai incontrato a causa di attriti familiari. Ormai giovani donne, hanno l’occasione di incontrarsi: gli anni perduti, passati nella separazione, esplodono nell’energia di due veloci incontri. Sulla leggerezza di quei momenti aleggia però il presagio di un nuovo dolore, il sapore di ciò che poteva essere, ma non è stato.
Stella è un ‘sentimento ingombrante’
Stella è un racconto delicato, ma che, una volta concluso, lascia sul cuore l’ombra di un ‘sentimento ingombrante’. È il testamento di un rapporto che non è destinato ad esistere, di un affetto che non trova mai il giusto modo di esprimersi.
Stella e Désirée scoprono un’alleanza rimasta latente a lungo e rappresentano, l’una per l’altra, la metà mancante: la cura per un senso di solitudine che sembra averle accompagnate per tutta la vita.
È un museo di emozioni: dietro la semplicità di quegli incontri, che non possono che suscitare tenerezza, si nasconde un’incomunicabilità dolorosa e inesorabile.
Lo spettro di quella dolcezza è destinato ad esistere solamente nella memoria, che è certamente uno dei temi fondamentali: per Désirée, il ricordo è prezioso, come un cristallo incastonato nel tempo, perché è l’unica prova dell’esistenza di quel rapporto, scivolato presto nel silenzio.
Stella ha la delicatezza di una storia tutta al femminile e racchiude senza dubbio quell’energia nostalgica e malinconica tipica degli amori rimasti inespressi.
“Chissà se il problema è il mio spazio o quello che gli altri portano con sè” – Désirée
La tecnica
L’intero racconto è guidato dal voice off di Désirée, che ci parla da un tempo futuro rispetto all’incontro con Stella. Le due giovani autrici scelgono il linguaggio del filmato amatoriale: è Désirée a riprendere i loro primi incontri, forse consapevole che diventeranno nient’altro che bei ricordi. Lo fa in modo istintivo, naturale, senza preoccuparsi della composizione o della continuità. La forza di quelle immagini è la loro semplicità che, unita alla spontaneità della recitazione, contribuisce ad enfatizzare un fascino documentaristico.
Al concludersi di brevi sequenze di filmati, lo schermo diventa scuro e a guidarci è solamente la voce di una Désirée un po’ cresciuta, un po’ meno ingenua. Il nero arriva inaspettato, violento, come fosse il presagio dell’oblio e del silenzio. Il formato scelto è il 4:3, qui non claustrofobico, bensì consapevolmente intimo.
L’alternanza di immagini amatoriali (che costituiscono un “finto” repertorio, di cui la futura Désirée si serve per fare una narrazione a posteriori), suggestioni filosofiche e schermo nero fa di Stella un lavoro sperimentale, che gioca con il linguaggio cinematografico e trova il modo giusto di suscitare emozioni.
In conclusione…
Stella è un corto semplice, ma estremamente potente: un po’ come Aftersun di Charlotte Wells, si serve di parole non dette ed emozioni soffocate per raccontare la storia del momento felice in cui due percorsi di vita si incrociano, senza sapere che sarà per l’ultima volta.