Arriva nelle sale romane l’ultimo film del regista Vladimir Perišić, Lost Country. Il lungometraggio, quattordici anni dopo l’ultima pellicola del regista, Ordinary People, presentato in anteprima alla Settimana della Critica a Cannes, dove ha riscosso successo della critica e vinto dei premi, e successivamente al Trieste Film Festival, è stato presentato fra i vari titoli dell’Euro Balkan Film Festival.
Di cosa parla Lost Country
Belgrado, 1996. Il quindicenne Stefan (Jovan Ginic) è un ragazzo intelligente che va bene a scuola, eccelle nelle attività sportive ed ama passare del tempo con gli amici. Tuttavia il suo legame affettivo con la madre Marklena (Jasna Djuricic), inizia ad isolarlo dai suoi coetanei, essendo lei la portavoce dei Milošević, oggetto di proteste nel paese. Con il crescere delle rivolte e dei disordini, la fedeltà alla madre porta Stefan ad essere abbandonato da tutte le persone che ama. Sarà in questa situazione di sfiducia che il ragazzo riuscirà a trovare la forza di sfidare il genitore e trovare la sua voce.
Una narrazione silenziosa
Se presterete attenzione, all’inizio del film noterete un elemento che rimarrà costante per la maggior parte della sua durata: il silenzio. Il film, difatti, non ha alcuna colonna sonora di tipo “strumentale”, se non nei titoli di coda, e gli unici suoni udibili sono unicamente quelli della città di Belgrado e di alcune canzoni. Una scelta, probabilmente, dovuta al desiderio di rendere e trasmettere un maggior realismo. E quello che rende particolarmente immersiva la storia raccontata da Vladimir Perišić, è proprio il fatto che riesca ad essere raccontata per la maggior parte attraverso i silenzi.
Lo stesso personaggio di Stefan, figura estremamente silenziosa, non parla molto, ma riesce a comunicare tantissimo anche solo con lo sguardo. Complice l’ottima recitazione di Jovan Ginic (la cui performance gli è valsa un premio per il miglior attore emergente), che riesce a mostrarci la passività con cui vive il suo mondo, che piano piano, inizia a crollargli intorno. Un mondo, quello di Belgrado, visto da Stefan, statico e fermo, ma, allo stesso tempo, in preda a disordini e rivolte, che però vengono solo accennate o menzionate, mai mostrate nella loro violenza. Ricordandoci che la percezione del cambiamento è sempre ridotta all’individualità.
Tradimenti e cambiamenti
Il mondo di Stefan è travolto da diversi cambiamenti, ed è proprio su questi che s’innesta la narrazione. L’intreccio dell’opera cinematografica unisce il cambiamento politico del paese e quello personale di Stefan. In un coming of age di un ragazzo che deve diventare uomo, e che, per farlo, deve iniziare a prendere delle decisioni per conto proprio, all’interno di un contesto anche politico. Stefan deve necessariamente ribellarsi alla madre, al cui è comunque molto legato, ma cosa succede nel momento in cui un figlio si rende conto che il suo genitore è il mostro tanto odiato da tutto il popolo?
Proprio sul rapporto madre-figlio s’inserisce un’altra tematica che collega l’arco affettivo e quello politico: il tradimento. Il tradimento della madre nei confronti di Stefan, quello di Stefan verso i propri compagni, quello del governo della madre verso il proprio paese. Questo elemento aleggia su tutta la pellicola, come il ricordo di una promessa non mantenuta, fin dall’inizio. Lo stesso protagonista è nato nella Jugoslavia di Tito, un mondo, totalmente diverso dal suo presente, per cui prova nostalgia, come dimostrano le sue continue domande ai nonni, ultimo baluardo di salvezza per lui. Il racconto di Perišić racconta una realtà di un paese tradito e privato del proprio futuro, della rabbia e dell’incertezza di non avere più alcun punto di riferimento.
Un racconto autobiografico
Non solo il periodo storico rappresentato è estremamente realistico, ma lo è anche la vicenda personale di Stefan. A dar vita alla trama del lungometraggio è infatti il passato del regista Perišić, che nella pellicola ha estremizzato il conflitto vissuto con la madre, impiegata negli uffici del presidente Milošević. Già nella sua precedente opera erano presenti non pochi riferimenti autobiografici, ma in questo caso portano avanti la storia, come una critica agli uomini di quegli anni. Tuttavia il regista con Lost Country non vuole solo denunciare i politici del passato, ma vuole anche dare un avvertimento al suo pubblico in sala.
Come lui stesso ha affermato, il lungometraggio è “anche un avvertimento, queste idee non sono morte e possono tornare, rapidamente e ferocemente”. Lost Country ci ricorda infatti che il dilemma interiore di Stefan è un dilemma che potrebbe capitare a chiunque di noi, in un momento di crisi del proprio paese, dove ci si può ritrovare in una schiera opposta a quelle dei propri cari o amici. L’avvertimento del regista è di avere sempre il coraggio di guardare in faccia la realtà, per evitare che la nostra storia possa avere un finale tragico, come quello di Stefan.
Lost Country
Anno: 2023
Durata: 1 ora e 45 minuti
Distribuzione: Rezo Films
Genere: Drammatico
Nazionalita: Serbia
Regia: Vladimir Perišić
Data di uscita: 06-November-2024
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