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Mentelocale. Visioni sul territorio

‘Amor’, l’elaborazione del lutto attraverso gli occhi della città eterna

Il lungometraggio 'Amor', presentato al Festival Mente Locale-Visioni sul territorio nella sezione Concorso Internazionale, è uno struggente documentario che narra la vicenda del suicidio della madre della regista, e di come l'elaborazione del lutto sia un percorso catartico che può essere aiutato e processato più facilmente grazie alla fantasia

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Il film Amor, opera di esordio di Virginia Eleuteri Serpieri, è un viaggio visivo che fonde memoria, perdita e mitologia urbana, immergendo lo spettatore in una Roma onirica e malinconica. Questo lungometraggio è un poema visivo intenso e intimo, dove la regista esplora il suo rapporto con la madre scomparsa attraverso l’anima stessa della città. La trama, per quanto apparentemente semplice, è in realtà complessa e stratificata: il film narra la storia di Teresa, madre di Virginia, scomparsa in una notte d’estate nel fiume Tevere. Questa tragedia diventa il nucleo centrale di un racconto che si svela come un’esplorazione simbolica e quasi spirituale della città di Roma e di ciò che essa rappresenta per la regista. Il film è stato proiettato al festival Mente Locale- Visioni sul territorio, nella sezione del Concorso Internazionale.

Il titolo stesso, Amor, è significativo e carico di riferimenti. Esso non solo richiama l’amore, un tema chiave dell’opera, ma è anche l’anagramma di Roma, la città che diventa  protagonista del film. Questo doppio significato trasforma la capitale in una sorta di “doppio mondo” immaginario, un luogo simbolico che la regista costruisce per dare forma a un percorso di guarigione interiore. In Amor, l’acqua del Tevere diventa un elemento di passaggio tra la vita e la morte, tra i vivi e i defunti, assumendo una qualità catartica e curativa che riflette il desiderio della regista di trovare pace nella memoria della madre.

La Città-Acqua: Amor, il mondo immaginario dove guarire 

Uno degli aspetti più potenti di Amor è l’uso della città come elemento narrativo. Roma, come viene rappresentata da Virginia Eleuteri Serpieri, è un’entità viva, una “città-donna, una città-acqua”, con il fiume Tevere come linfa vitale che attraversa il suo corpo e ne scandisce il tempo. La città non è solo il palcoscenico dove si svolge la storia, ma è un vero e proprio personaggio, ricco di sfaccettature e segreti, che riflette e amplifica la complessità dei sentimenti della regista.

Chiudete gli occhi e pensate a Roma. Cosa vedete? Un monumento? Una strada? Una piazza? Io quando penso a Roma vedo mia madre

recita la voce fuori campo all’inizio del film, evocando sin da subito la dimensione intima e nostalgica del racconto.

Amor rappresenta un mondo immaginario, un luogo onirico dove l’acqua cura tutte le ferite e dove le anime dei defunti trovano pace. Questa dimensione surreale è una Roma alternativa, un rifugio mentale che la regista costruisce per rielaborare il lutto e dare un significato alla perdita. In Amor, l’acqua non è solo una forza distruttiva, ma diventa anche un simbolo di rinascita e di guarigione, una fonte di pace che lenisce il dolore e restituisce serenità.

Questa Roma immaginaria è profondamente legata alla figura materna che si perde nell’abbraccio del Tevere, e al tempo stesso risorge nelle immagini della città. Come spiega la regista stessa:

Cara mamma, alla fine non ti ho trovata: io ti cercavo sopra, nella città, mentre tu invece eri sotto, nel Tevere

La citazione sottolinea la ricerca dolorosa e incessante della madre, un tentativo di ritrovarla che però si rivela vano. Poiché la città stessa diventa una barriera tra la regista e il ricordo di Teresa.

In questo modo, Roma è sia la presenza che l’assenza, un luogo dove la memoria si perde e si ritrova in una danza continua tra passato e presente. La ricerca della madre si trasforma in una riflessione sulla città e sulla sua capacità di accogliere e trattenere le storie di chi vi è passato, ma anche di restare inaccessibile, sfuggente e misteriosa.

La metafora della Depressione: “Un Covo di Serpenti”

Un altro tema centrale del film è la rappresentazione della depressione, una condizione che affligge la madre e che la regista descrive attraverso una potente metafora visiva.

La depressione è come un covo di serpenti che trova dimora nei corpi più sofferenti; quando le uova si schiudono, i serpenti escono. Nella nostra casa i serpenti erano ovunque […] li sentivi strisciare, in ogni angolo.

Con questa immagine, si offre allo spettatore uno sguardo crudo e spietato sulla malattia mentale, rappresentandola come un’invasione invisibile ma pervasiva. Un’entità che si insinua negli spazi domestici e personali e che soffoca ogni tentativo di normalità.

Questa rappresentazione visiva si collega alla narrativa del film in modo profondo: come i serpenti che si annidano negli angoli della casa, la sofferenza si annida nel cuore del malato, pronta a riemergere in qualsiasi momento.

La regista non cerca di razionalizzare o spiegare la depressione, ma la mostra per quello che è: un male oscuro che affligge le persone più vulnerabili, come la madre Teresa, e che lascia segni indelebili nelle vite di chi rimane.

La trasformazione di Roma da cartolina a spazio intimo

Uno degli intenti del film è quello di invitare lo spettatore a vedere Roma non come una “cartolina”, ma come un luogo reale, vivo e vissuto. Virginia Eleuteri Serpieri riesce a restituire alla città la sua dimensione intima, trasformandola in un luogo di introspezione e di incontro con sé stessi. Amor è una dichiarazione d’amore alla città e al tempo stesso un invito a considerarla come uno spazio personale, un luogo dove ogni strada, ogni monumento e ogni angolo custodiscono frammenti di storie e di vite.

Attraverso l’arte cinematografica, la regista riesce a creare un legame profondo e viscerale tra Roma e la madre, mescolando l’immagine della città con il ricordo della persona amata. Roma diventa così una sorta di custode della memoria, un luogo in cui il passato e il presente si sovrappongono e si fondono, come in un sogno. Questo rapporto intimo con la città è enfatizzato dal ritmo lento e contemplativo del film, che permette allo spettatore di immergersi completamente nelle immagini e di vivere Roma come un luogo di riflessione e di introspezione.

Amor è un’esperienza catartica

Amor non è solo un film, ma un’esperienza sensoriale e catartica che trascende i confini della narrativa tradizionale per offrire una riflessione profonda sul lutto, sulla memoria e sulla città di Roma. Con il suo stile visivo unico, Virginia Eleuteri Serpieri riesce a trasformare la sua vicenda personale in un’opera d’arte universale, un invito a guardare Roma e la memoria con occhi nuovi.

Il fiume Tevere, che scorre silenzioso attraverso la città, diventa il simbolo di questa dualità tra vita e morte, tra passato e presente, e accompagna la regista in un percorso che non cerca risposte, ma che trova pace nella bellezza e nella magia della città eterna. Il mondo parallelo e magico di Amor, come già ricordato in precedenza, non è soltanto l’anagramma di Roma ma anche metafora dell’amore e della guarigione. Una lettera d’amore alla città e alla madre, un invito a immergersi nel ricordo e a trovare nella memoria un luogo di pace e di riconciliazione.

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Amor

  • Anno: 2023
  • Durata: 101 minuti
  • Genere: documentario, fantastico
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Virginia Eleuteri Serpieri