Romina è un documentario del 2024 diretto da Valerio Lo Muzio e Michael Petrolini e distribuito da Rhapsodia Film. Premiato a giugno al Biografilm Festival, è stato presentato alla XI edizione del Festival Mente Locale – Visioni sul territorio. Il festival accoglie produzioni volte a sensibilizzare su temi relativi al territorio, valorizzando le comunità che ivi abitano. La rassegna di anteprime in concorso al festival inaugura per l’undicesima volta uno spettacolo “comunitario”, ma che unisce a sé molte e diverse visioni.
Con il documentario di Lo Muzio e Petrolini entriamo a Bologna, in un quartiere suburbano del capoluogo, dove vive Romina, una ragazza ecuadoriana, insieme alla madre Berta e al fratellino Estanis. Romina nutre una grande passione per la boxe e ogni giorno si allena in una palestra vicino casa, la palestra popolare A.S.D Bolognina Boxe, una piccola attività che conta centinaia di ragazze e ragazzi che vivono quotidianamente storie di povertà e disagio. Anche Romina è una di loro. Insieme alla boxe, ha un impiego nei servizi di pulizia insieme alla mamma e al fratello e, secondariamente, come magazziniera in una ditta di imballaggi. In palestra, seguita da due coach che l’hanno presa in simpatia, Romina deve ogni giorno dimostrare a se stessa di essere forte, di poter volare fino al sole, se lo desidera. Ma ben presto, la passione per lo sport diventa inconciliabile con la sua vita fuori dal ring, fuori dalle strade dove si incontra a scherzare con gli amici, dentro un nido fatto di cartapesta e di rami spezzati.
«Quando l’abbiamo conosciuta ci siamo subito innamorati di lei. Abbiamo capito subito il potenziale della sua storia»
Valerio Lo Muzio, col suo film, offre uno spunto di riflessione sulla precarietà della vita suburbana bolognese, ma non solo. Certi sogni sono difficili da realizzare: nonostante il sudore, la fatica, la rinuncia facciano presagire il coronamento di una carriera brillante, molto spesso sono segno di un grande male.
«Cresciamo con il mito che la realizzazione dei propri sogni sia alla portata di tutti: basta impegnarsi, sudare e lottare con tutte le nostre forze e prima o poi raggiungeremo il nostro obiettivo. Credo invece che la realtà sia molto più complessa. Esiste una generazione alla quale non è concesso sognare, la loro vita è fatta di precarietà, di lavoro sottopagato, di sfruttamento, di diritti calpestati e di affitti troppo cari, anche in quella che è stata definita ‘la città più progressista d’Italia’»
Piccoli passi
Romina cammina in punta di piedi su un filo sospeso al di sopra del nulla. In un limbo che precede la morte o anche la rinascita. Romina a un certo punto, che non è ora, dovrà decidere di sbilanciarsi verso l’una o l’altra: morire oppure rinascere. La scelta non sarà semplice, a molti, piccoli passi, Romina camminerà lungo il filo dell’indecisione, finché non sarà pronta a cadere. In principio, la vita di Romina inizia quando il filo è ancora teso da una sponda all’altra del mondo.
In una apparente situazione di equilibrio, tesa fra due opposti, Romina vive la sua giovinezza in famiglia e in palestra, alternando i turni tra le due cose. La sera dedica il suo tempo alla famiglia. La madre, Berta, è una donna forte, indipendente, ma che viene da un passato confuso. In precedenza, quando Romina era piccola, si era occupata di piccoli furti di portafogli. Per un cavillo legale, Berta rischia la prigione. Pur lavorando, Romina è consapevole del fatto che ciò non basti a risollevare la famiglia, il nido, giacché uno dei robusti rami che lo tengono sospeso in cima all’albero si è ormai spezzato ed è pronto a trascinare con sé l’intera fronda.
Dall’altra parte c’è la boxe, una passione nata quasi per caso, uno tra i tanti sport. Ma è alla boxe che Romina si ferma, punta, e pur in mezzo alle incertezze, decide di dedicare se stessa. La realtà di Bolognina Boxe è piccola, ma Romina si dice pronta a fare il grande passo, a diventare pugile professionista e competere sul ring. A corroborare questa sua grande – forse enorme – aspettativa, è la sua prima vittoria, ottenuta poco dopo aver iniziato il suo percorso sportivo. Così, una Romina ancora acerba sale sul piedistallo.
Un’altalena tra due mondi
Poi, il filo, teso in partenza, si sfilaccia e diviene molle. Così è più difficile stare in equilibrio. Si avvicina, per Romina, il momento della scelta. A causare questo sfilacciamento è l’arresto della mamma, che nonostante l’eccepibile condotta (la famiglia, il lavoro, la casa appena presa in affitto) deve scontare le sue vecchie colpe. Berta, che appariva forte, decisa, madre sincera, ora si è fatta piccola, è passiva di fronte a quello che le viene portato via. Di contro, Romina deve dimostrarsi matura, coriacea, una figlia risoluta.
Pronta a farsi carico di una immensa responsabilità, Romina giunge a un bivio, che la costringe a fare una scelta: dondolandosi sul filo, pende da una parte all’altra, come su un’altalena, dalla parte della famiglia o da quella della passione sportiva. Sul finale, sarà proprio la famiglia la sponda a cui penderà di più. Ciononostante, in un primo momento, Romina sente di aver perso, di essere scappata, di essersi arresa a qualcosa che era più grande di lei: fuggendo dalla boxe, è fuggita da se stessa. O meglio, forse è fuggita da una versione mefistofelica di se stessa, una versione che non avrebbe voluto vedere e che non ha mai visto. Una versione di lei che, piuttosto che perdere la passione, avrebbe venduto la felicità e il benessere dei propri cari. Una scelta, egoistica, che Romina non può permettersi di fare.
Il pugile che non scappa
Romina non è sua madre. Romina non è suo fratello, e non è Fatima, la migliore amica. Non è Pamela, la pugile che è diventata campionessa, o la campionessa che è diventata pugile, che è riuscita a raggiungere il suo scopo. Romina è solo Romina, una giovane persa tra due mondi, il pugile che scappa di fronte al pericolo, senza controllo. Una fuga precipitosa per sottrarsi al sole, che brucia e ferisce, per raggiungere di nuovo il nido. Il sogno di riabbracciare la madre si traduce nell’annullamento di se stessa verso un bene maggiore.
Romina non è solo la storia di una fuga, di una resa, ma è soprattutto la storia di una vittoria, di una conquista, o meglio, di una ri-conquista. Romina ha vinto, ora potrà permettersi di perdere altre mille volte.