In streaming su MUBI il cortometraggio Dammi di Yann Mounir Demange è stato presentato al Festival di Locarno 2023 e in anteprima nordamericana al Toronto International Film Festival.
Il protagonista sospira: “I ‘what if’ sono dannatamente estenuanti”. Questa frase racchiude il cuore di Dammi, un cortometraggio che esplora in profondità l’identità e il suo legame con il nostro viaggio attraverso lo spazio e il tempo. Dammi parla dei bivi della vita, quei momenti cruciali che definiscono chi siamo. E in soli 16 minuti, offre un’esplorazione potente di questo tema, resa magistralmente da Riz Ahmed, uno dei pochi attori capaci di rappresentare con tanta intensità questo tipo di conflitto interiore.
Dammi: L’Identità di Mounir
Il personaggio di Ahmed non ha un nome ufficiale nel film, ma in una voce fuori campo rivela che un tempo si chiamava Mounir, nome che usa per presentarsi di nuovo al suo ritorno a Parigi. Curiosamente, è anche il secondo nome del regista, Yann Mounir Demange.
Il film ci porta a Parigi, all’interno della comunità franco-algerina di cui fa parte il padre di Mounir. Tuttavia, Mounir non si identifica né come francese né come algerino, e nemmeno utilizza più il nome Mounir, un’identità che la sua famiglia ha lasciato “sepolta qui a Parigi” quando si è trasferita in Inghilterra durante la sua infanzia. L’unica certezza di Mounir è quella di essere londinese. Eppure, eccolo qui, a vagare per le strade di Parigi di notte, alla ricerca delle sue radici, o di qualcosa che gli somigli.
Le Radici dei Creatori
È significativo notare che sia Demange, regista franco-algerino, che Ahmed, attore britannico-pakistano, sono cresciuti a Londra.
Non sorprende quindi che la prima mondiale del film sia stata accompagnata dalla consegna del Premio d’Eccellenza Davide Campari a Ahmed, attore la cui carriera è definita da ruoli simili a questo. Da Four Lions (Chris Morris, 2010) e Nightcrawler (Dan Gilroy, 2014), Ahmed ha sempre mostrato una straordinaria capacità di dare vita a protagonisti tormentati e imperfetti. Nel 2021 ottiene il plauso della critica per la sua interpretazione del batterista sordo Ruben Stone nel film Sound of Metal, con il quale si aggiudica la sua prima candidatura al Premio Oscar; il primo attore musulmano e pakistano ad essere nominato per questo riconoscimento.
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Il suo stile recitativo viscerale, che ricorda i “giovani arrabbiati” della New Wave britannica, diventa ancora più intenso in Dammi, grazie alla regia di Demange, che mantiene la telecamera costantemente vicina al suo protagonista, creando un ritratto crudo e intimo di un uomo al limite.
Demange è noto per film come ’71 (2014) e White Boy Rick (2018). La cinematografia di Dammi è frenetica e dinamica: la telecamera ondeggia e, in un certo punto, cade a terra. Le inquadrature sono brevi, frammentarie. Il protagonista è ossessionato dal passato e dal destino ineluttabile come se la sua vita fosse già scritta e inevitabile. Questa sensazione è amplificata da sequenze oniriche che disorientano, rendendo difficile orientarsi nello spazio e nel tempo.
Anche se Ahmed ha recitato in molti film di grande budget, è più ‘in parte’ in storie come questa, ambientate in realtà particolari con identità contrastanti e ambiguità culturale. Nel frattempo, Demange è pronto a fare il suo debutto nei blockbuster con Blade dei Marvel Studios, previsto per il 2025.
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