Fede Gianni, regista, sceneggiatore e docente di cinema presso la John Cabot University, in concorso alla Settimana della Critica nell’ambito della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica arriva al Lovers film festival 2025 con Billi il Cowboy. Prodotto da Giovanni Pompili e Lara Costa Calzado (Kino Produzioni), distribuito da Premiere Film e RAICinema.
Una storia di autodeterminazione, con protagonista una bambina che si sta per lasciare alle spalle l’infanzia.
Billi il Cowboy: una giovanissima protagonista nella Roma anni ’60
È la fine degli anni Sessanta e nella campagna romana, accanto ai cantieri della nascente borgata, si girano decine di film western. Billi ha dodici anni, monta a cavallo e sogna di fare il cowboy. Quando un capo comparse giunge nella piazza in cerca di giovani cascatori, Billi sente che questa è la sua grande occasione. La sua famiglia però la pensa diversamente.

Il selvaggio west nella periferia di Roma
La macchina da presa di Fede Gianni cattura lo sguardo felice di Bianca (o meglio, Billi, come lei preferisce farsi chiamare), mentre è in sella al suo cavallo. A seguirla c’è suo fratello, poco più grande di lei. Intorno a loro si delinea un paesaggio molto simile al selvaggio west; ma appena i due passano davanti all’obiettivo, si avvia un leggero cambiamento d’angolazione per rivelare la periferia di una Roma anni Sessanta, dove la campagna sta cedendo il passo all’avanzamento della città.
È questo l’inizio di Billi il Cowboy, un cortometraggio della durata di circa 15 minuti, che racconta la storia di una bambina che afferma il proprio essere. Fede Gianni dirige e scrive, insieme a Giulia Cosentino, un short film delicato e allo stesso tempo risoluto, con protagonista una bravissima Delia Enea, nei panni di Bianca, una bambina che inizia a sentirsi adolescente.
Billi i Cowboy e la citazione a Sergio Leone
“Mi piacciono quelli grandi e grossi come te, perché quando cadono fanno tanto rumore”.
È la celebre battuta de Il buono, il brutto e il cattivo di Sergio Leone uscito al cinema a metà degli anni Sessanta, lo stesso periodo in cui è ambientata la vicenda de Billi il Cowboy. Con queste parole Bianca gioca e allo stesso tempo afferma il suo essere. La dodicenne non si sente più una bambina e invece di giocare con suo fratello piccolo, preferisce salire in sella al suo cavallo. Bianca – Billi sogna di fare il cowboy e mentre le sue amiche giocano a campana, lei tira a calci un pallone come un ragazzo.
Il regista riesce a mostrare la singolare indole di Bianca nei minuti iniziali, senza strafare, ma con fermezza. Con la medesima fermezza la giovanissima protagonista di Billi il Cowboy afferma il suo essere.
Tutti intorno a lei credono che sia un gioco passeggero, con il tempo Bianca sarà uguale alle sue coetanee. Intanto, nella borgata in cui vive la ragazzina, insieme ai suoi fratelli, il padre e la zia, arriva un capo comparse (Paolo Mannozzi) che cerca giovani figuranti per un film western, tanti in voga nell’Italia dell’epoca.

Una storia di autodeterminazione
Per Bianca è l’occasione per realizzare il suo sogno, purtroppo lei viene lasciata a casa e ai provini viene mandato suo fratello, perché è più grande e soprattutto è maschio. È in questo momento che emerge la tesi dell’intero cortometraggio diretto da Fede Gianni.
“Il film esplora un momento preciso della nostra vita, la fine dell’infanzia. Crescere per la maggior parte dei bambini vuol dire lasciare indietro delle cose e guadagnarne altre ma per Billi la posta in gioco è più alta: rischia di lasciare indietro la sua vera identità. Fuori dal binomio conformismo e ribellione, nel film ho voluto mostrare qualcosa di nuovo, il potere di uno spirito libero e della sua autodeterminazione”.
Con queste parole il regista descrive il suo short film, dichiarando la principale tesi di Billi il Cowboy. Bianca che, è sempre utile ricordare, preferisce farsi chiamare Billi, è una ragazzina, ma si sente e si comporta da maschio. Va in giro con diversi Stetson, il tipico cappello da cawboy, e alla gonnellina preferisce dei sudici pantaloni da uomo.

La regia e il cast
Ma, come sottolinea il regista nel cortometraggio, non c’è conformismo e ribellione. Non c’è uno scontro diretto tra protagonista e la sua famiglia. Il conflitto è si presente, ma si scioglie attraverso la fermezza di Bianca che non rinuncia al proprio essere, affermandolo con caparbietà e il suo bellissimo sorriso.
È ovvio che in Billi il Cowboy presuppone la questione di genere, nel disagio di Bianca con il proprio corpo che sta diventando donna, mentre lei, molto probabilmente, si sente uomo. Come nella brevissima immagine di lei riflessa in un vecchio specchio impolverato, mentre si accarezza il viso. Fede Gianni, però, è abilissimo a non forzare la mano, evitando di realizzare un’opera convenzionale e lasciando la questione sospesa: Bianca crescerà e non le mancherà certo il coraggio dell’autodeterminazione.
Il regista mostra questa vicenda dolce e tangibile con intelligenza, riuscendo a evocare l’ambientazione del cinema di Sergio Leone e del western all’italiana, sostituendo gli eroi a cavallo con una protagonista atipica per quel fortunato genere, ma estremamente attuale. Infine, ma non certo per importanza, Billi il Cowboy può vantare un cast di tutto rispetto. Perfetti Delia Enea e Lorenzo Romanazzi e indovinate le scelte di Barbara Chichiarelli, nei panni della zia Bianca e del giovanissimo Lucio Prete.