Quest’anno il Pordenone Docs Fest propone nella sua retrospettiva la formula dell’anniversario.
Ma più che una scelta di convenienza, che seguirebbe comunque una tradizione affollata e fruttuosa, la scelta di dedicare la retrospettiva di quest’anno alla figura di Franco Basaglia è una posizione di grande sensibilità e intelligenza.
Nel centenario dalla sua nascita (1924-2024), si conferma una delle figure più rivoluzionarie dell’Italia moderna a cui vengono dedicati appuntamenti e incontri preziosi.
In un Italia in costante declino nell’ambito del finanziamento pubblico alle strutture di riabilitazione psichiatrica, qui di seguito un breve ricapitolazione delle attività organizzate nell’edizione di quest’anno del Pordenone Docs Fest.
Come recita l’incipit del programma dedicato allo psichiatra e neurologo veneto, “un monito al nostro presente e un buon auspicio per il futuro. Ecco perché qui ed ora Franco Basaglia ha 100 anni.”
Chi è Franco Basaglia?
Veneto di nascita ma friulano d’adozione, Franco Basaglia è stato uno psichiatra, un neurologo e una figura centrale nella rivoluzione che porterà, dalla metà degli anni ‘60, ad una radicale ricostituzione del sistema psichiatrico italiano.
Basaglia, che iniziò la sua rivoluzione negli ospedali psichiatrici di cui era direttore, partì da un’intuizione che rispondeva ad un panorama in grandi difficoltà economiche e strutturali: quello dei manicomi italiani. Era convinto che la deumanizzazione e la ghettizzazione del malato psichiatrico fosse il malessere di fondo che impediva un processo di cura completo del paziente e il suo reinserimento nel tessuto sociale.
Se oggi possiamo parlare di fragilità psichica e non di pazzia e se gli orrori del manicomio appaiono un racconto distante e tenebroso, lo dobbiamo anche e soprattutto alla figura di Franco Basaglia.

Dal microcosmo dell’ospedale psichiatrico al macrocosmo vitale…
La retrospettiva del Pordenone Doc Fest unisce la figura di Franco Basaglia alla pratica del cinema documentario. Unendo gli stessi luoghi che Basaglia voleva congiungere, lo spazio dell’ospedale psichiatrico e il mondo esterno si incontrano, in una direzione che si muove dall’interno verso l’esterno e viceversa.
Trovano così spazio nel programma tre preziosissimi incontri: “Il cinema fatto dai “matti”.
Tre messe in pratica dell’utilizzo partecipativo e terapeutico del medium cinematografico con tre raccolte di cortometraggi realizzati dai pazienti dell’Ospedale psichiatrico di Trieste, del club di ex pazienti Antonin Artaud di Bruxelles e del Gruppo cinematografico dei pazienti di Cery a Losanna. Una raccolta preziosa, dalla potenza commovente e dal valore storico e cinematografico immenso.
…passando per l’esperienza collettiva del cinema, visto e creato
Non manca nelle scelte della retrospettiva lo sguardo del mondo del documentario sull’ospedale psichiatrico, nella sua epoca di passaggio dal manicomio alla costruzione di un sistema circolare.
I giardini di Abele del giornalista Sergio Zavoli sull’ospedale psichiatrico di Gorizia. La favola del serpente di Pirkko Peltonen, incrocio fortuito tra una giovane giornalista finlandese, i primi periodi della rivoluzione basagliana e una troupe RAI del Friuli-Venezia Giulia. I poveri sono matti? di Maurizio Rotundi che porta il racconto a Roma verso un modo di essere manicomio che vorremo forse dimenticare.
In questa raccolta di sguardi all’ospedalizzazione psichiatrica trova spazio anche Il volo di Silviano Agosti, opera di poesia sottile per cui non si trovano parole migliori di quelle dello stesso Agosti:
“Basaglia mi ha chiamato a Trieste perché era riuscito a farsi prestare dall’Itavia un aereo e voleva far fare una passeggiata in cielo a quelli che erano stati sempre rinchiusi nel manicomio. Questo film è la semplice cronaca di un giorno felice”.
Chiuderà la retrospettiva domenica 14 aprile San Clemente di Raymond Depardon e Sophie Ristelhueber: cronaca di un ospedale psichiatrico su un’isola al largo della costa di Venezia, ove i pazienti conducono una vita libera e integrata con la città, all’ombra della minaccia di una chiusura imminente.
Un susseguirsi di attività che mantengono viva un’eredità centrale del nostro contemporaneo. Una prospettiva della cura e dell’intersezione di essa con la vita che fa da specchio naturale al ruolo del cinema tutto e del documentario in particolare.
“Il grande schermo appartiene a tutti, ognuno con le sue fantasie, problematicità, differenze, sensibilità. È per natura inclusivo”, scrive Riccardo Costantini nel volume Cinema e “Follia” – un inventario critico, raccolta di quaranta film sulla psichiatria, l’antipsichiatria e la “follia” a cura di Federico Rossin ed edito da Cinemazero, che si consiglia di intercettare per chi fosse interessato ad approfondire il tema dell’eredità di Franco Basaglia.
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