Kurt Cobain fu il fondatore e frontman dei Nirvana, scomparso alla giovane età di 27 anni. La sua morte fu una tragica perdita per l’industria musicale e per le sue schiere di seguaci. I suoi testi, crudi ed emotivi, e il suo sound, grintoso e impenitente, avevano catturato i cuori di molti e avevano spinto i Nirvana alla fama durante l’era del grunge degli anni ’90. Nonostante la sua breve vita, l’impatto di Cobain sulla musica e sulla cultura continua a farsi sentire ancora oggi. Rimane infatti un’ispirazione per innumerevoli artisti e il simbolo dello spirito ribelle di un’intera generazione.
Chi era Kurt Cobain?
Nato il 20 febbraio 1967 ad Aberdeen, una cittadina dello stato di Washington di appena 9.000 abitanti, Kurt Donald Cobain era figlio di una barista e di un meccanico. Appasionatosi alla musica in giovane età, nel 1987 fondò con Kirt Novoselic e Aaron Buckhard i Nirvana. Il gruppo ha prodotto tre album in studio: Bleach (1989), Nevermind (1991) e In Utero (1993).
Nel 1992 sposò alle Hawaii la cantante delle Hole, Courtney Love. La coppia diede poi il benvenuto alla figlia Frances Bean nell’agosto dello stesso anno.
Cobain aveva una personalità sensibile e autodistruttiva, probabilmente a causa del difficile rapporto con il padre. La lotta contro la depressione, un’ulcera non diagnosticata e il suo rapporto ambivalente con il successo lo portò ad abusare di alcol e droghe. Morì tragicamente togliendosi la vita con un colpo di fucile alla testa. Nonostante le indagini della polizia, nel tempo sono emerse numerose teorie sulla sua morte, come spesso accade con la scomparsa di icone musicali.

Troppo fragile per il successo
La notorietà e la fama sono sempre state una questione complessa e delicata per Cobain, soprattutto dopo il successo di Smells Like Teen Spirit e dell’album Nevermind. Tale successo e la pressione derivata non erano d’aiuto per una persona sensibile e fragile come Cobain. Sebbene il processo creativo alla base delle canzoni fosse l’anima pulsante dell’artista, la persona non poteva sopportare la pressione di essere, secondo i media, “la voce della generazione X“.
“Se i miei occhi potessero mostrare la mia anima, tutti piangerebbero a vedermi sorridere”
Cobain era prigioniero della sua passione, incapace di vivere senza musica e al di fuori di essa. La chitarra era la sua amante e confidente, il suo strumento per gridare al mondo ciò che gli bruciava dentro. Ma anche uno strumento di prigionia nei confronti del successo.
“La musica viene per prima, i testi sono secondari. Molti dei miei testi sono contraddittori. Scrivo qualche verso sincero, e poi me ne prendo gioco. Non mi piace scrivere cose troppo ovvie, perché poi diventa tutto stantìo. Non puoi essere esplicito tutto il tempo. Non vogliamo essere criptici o misteriosi, ma preferiamo testi che siano diversi, strani, insoliti. È così che amo l’arte.“
È in questa atmosfera che Kurt cercò conforto nell’amore di Courtney Love. La sua presenza è evidente nelle canzoni Asking for It e Doll Parts, ma anche nelle continue disintossicazioni e ricadute della coppia, che portarono anche a numerosi interventi dei servizi sociali dopo la nascita della figlia. Durante uno di questi interventi Cobain, disilluso e autodistruttivo, scrisse una lettera a David Geffen, minacciando di sciogliere la band. Tale lettera, che ai tempi restò privata tra i due, venne venduta all’asta nel 2016.
La sua lotta interiore nasceva dal disagio per il successo travolgente che i Nirvana avevano raggiunto. La musica smise di fornirgli conforto e lui divenne incapace di sfuggire alla cupa e pesante realtà del mondo. A soli 27 anni, quelle turbolenze emotive ebbero la meglio sul ragazzo.
“A volte mi sento come se dovessi timbrare il cartellino ogni volta che salgo sul palco“

Una foto in bianco e nero di Kurt cobain e Courtney Love, scattata da Lindsey Brice
La morte
Dopo l’uscita del suo ultimo album e il crescente malcontento verso l’industria che lo stava soffocando, Kurt Cobain si tolse la vita. L’autopsia e le successive indagini rivelarono un alto livello di sostanze nel suo organismo e, nonostante le teorie dei fan e delle persone a lui vicine, confermarono il suicidio per mezzo di un colpo d’arma da fuoco. Accanto al corpo del giovane fu trovata una lettera indirizzata al suo amico immaginario Boddah:
“Ho imparato una lezione. Non ho nessun diritto di esprimere la mia opinione finché non so tutte le risposte.“
Cobain ed il cinema
Nonostante la sua morte, la fama di Kurt Cobain non si è fermata. Anzi, è cresciuta, consolidando il suo posto nel pantheon delle leggende del rock: incarnazione perfetta dell’artista tormentato la cui storia diventa capace di colpire ed affascinare chiunque. Un’eredità immortale che la sua città natale, Aberdeen, rivendica con orgoglio.
Numerosi libri, come Il Romanzo di Kurt Cobain di Marcel Feige, hanno cercato di catturare l’essenza della sua vita e della sua musica. Tuttavia, è attraverso i documentari e i film che il pubblico può approfondire l’enigma di Cobain.
1. Teen Spirit: Tribute to Kurt Cobain (1994)

Primo documentario ad approfondire la vita di Kurt Cobain. Questo film non ufficiale ci porta in un viaggio attraverso l’ascesa dei Nirvana, con interviste ai membri della band, ai fan e ad altri musicisti, mostrando anche la città natale di Cobain, Aberdeen. Per fare luce sulle influenze musicali che hanno plasmato lo stile unico di Cobain abbiamo la possibilità di ascoltare il fotografo dei Nirvana, Charles Peterson ed i critici musicali Ann Powers e Grant Alden.
Pubblicato per la prima volta nel 1994 direttamente in home video, nel ’99 ha visto la pubblicazione della colonna sonora in CD . Nel 2001 è stata pubblicata una versione director’s cut, questa volta in DVD, della durata di 75 minuti.
2. The Vigil (1998)

Il film racconta la storia di Simon (Damon Johnson) e Nick (Donny Lucas) che intraprendono un viaggio verso Seattle per partecipare alla veglia d’addio del loro idolo, Kurt Cobain. Insieme ad altri tre amici, affittano un furgone per viaggiare dalla loro piccola città in Canada fino alla loro destinazione.
Diretta da Justin MacGregor, questa commedia a basso budget esplora il significato culturale di Cobain e dei Nirvana anche senza la presenza della loro musica. Il viaggio e le dinamiche che si creano all’interno del gruppo durante il tragitto sono una testimonianza storica dell’impatto culturale del cantante su gli anni ’90.
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3. Kurt e Courtney (1998)

Documentario diretto da Nick Broomfield, è stato il primo tentativo di indagare sulla morte del leggendario cantante Kurt Cobain, nonostante sia stato fortemente osteggiato da Courtney Love durante la sua realizzazione. La pellicola offre uno sguardo intimo sulle dinamiche della coppia, accusando infine la Love di essere coinvolta nell’omicidio del marito. Teoria in netto contrasto con le conclusioni della polizia al momento dell’indagine.
A causa delle proteste della Love e dei dubbi degli organizzatori, il film non fu proiettato al Sundance e le canzoni dei Nirvana sono state sostituite con musica di gruppi di Seattle meno noti. Ciononostante, Kurt and Courtney rimane un’intrigante esplorazione della relazione di coppia e mostra i dubbi che aleggiavano attorno alla morte del cantante.
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4. Last Days (2005)

Nel 2005 Gus Van Sant ha realizzato questo film, con Michael Pitt nel ruolo del protagonista. Blake è un musicista problematico che lotta contro le pressioni del successo. Dopo essere fuggito dalla clinica, si rifugia in una baita isolata nella foresta, cercando risposte ai suoi dubbi esistenziali e combattendo la sua depressione.
Ispirandosi alla storia di Kurt Cobain, Van Sant crea un ritratto malinconico ed evocativo della condizione umana. Il film utilizza abilmente riprese lunghe e piani temporali misti per trasmettere il senso di disorientamento e malessere dei personaggi. Last Days è l’ultimo capitolo della Trilogia della morte del regista, un’ossessionante e grintosa esplorazione poetica dei ragazzi di strada americani, iniziata con Gerry nel 2002.
Nonostante sia stato criticato per il suo ritmo lento e l’apparente mancanza di trama, il film fu presentato al 58° Festival di Cannes, dove ha messo in mostra l’approccio abile e non convenzionale alla narrazione del regista. Vale la pena notare che la colonna sonora del film non include alcuna canzone dei Nirvana.
Nel complesso, Last Days è un film toccante e introspettivo che invita lo spettatore a riflettere sulle complessità della fama, dell’arte e della psiche umana.
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5. The Last 48 hours of Kurt Cobain (2006)

Prodotto dalla BBC e diretto da John Dower, The Last 48 Hours of Kurt Cobain ci porta in un viaggio attraverso gli ultimi due giorni di vita del leggendario musicista. Il documentario contiene interviste a diverse persone vicine a Cobain, tra cui il bassista dei Guns and Roses Duff McKagan, che si trovò accanto a Cobain sul volo che lo stava portando a Seattle poco prima della sua morte.
Tra gli altri intervistati figurano il nonno di Kurt, Leland Cobain, il fotografo Charles Peterson, il primo batterista dei Nirvana, Chad Channing, il produttore Jack Endino e il giornalista Everett True. Grazie ai loro racconti, lo spettatore può comprendere meglio gli ultimi momenti di Cobain e gli eventi che hanno portato alla sua tragica morte.
Vale la pena notare che, in seguito alla pubblicazione di questo documentario, nel 2015 la HBO scelse di non includere le ultime 48 ore della vita di Cobain nel proprio lavoro Kurt Cobain: Montage of Heck.
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6. Kurt Cobain: About a son (2006)

Un ritratto intimo e straziante del leggendario musicista, diretto da AJ Schnack e prodotto da Sidetrack Films. Il documentario si addentra nell’arte e nella vita di Kurt Cobain, fornendo uno sguardo toccante e personale sull’uomo dietro la musica.
Attingendo a 25 ore di filmati raccolte da Michael Azerrad per il suo libro Come As You Are: The Story of Nirvana, il film offre uno sguardo emotivo e rivelatore sul mondo di Cobain. Presentato al Toronto Film Festival e nominato per il premio Truer Than Fiction alla 22esima edizione degli Independent Spirit Awards, ci accompagna in un viaggio nella vita dell’uomo prima che diventasse una rockstar.
Ciò che distingue questo film è la decisione di escludere la musica dei Nirvana, concentrandosi invece sulle canzoni che hanno influenzato gli anni formativi di Cobain. Una scelta coraggiosa, ma che ci permette di capire la persona dietro la fama e di entrare in contatto con lui a un livello più intimo e profondo.
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7. Kurt Cobain: Montage of Heck (2015)

Kurt Cobain: Montage of Heck fu presentato in anteprima al Sundance festival del 2015 e successivamente alla Berlinale. Il documentario prende il nome da un montaggio sonoro realizzato dallo stesso Cobain. Quest’opera è forse il ritratto più intimo del cantante, grazie alla sinergia tra la sua famiglia e il regista Brett Morgen a cui venne dato libero accesso agli archivi privati di Kurt. Il film contiene brani inediti, registrazioni private e interviste, oltre ad animazioni usate per ricostruire le scene della vita di Cobain.
Ispirandosi allo stile del film Lenny del 1974, Morgen intervista i genitori di Cobain, sua sorella Kim, la sua ex fidanzata, la vedova Courtney Love e Krist Novoselic, il bassista dei Nirvana.
Questo documentario, di cui Frances Bean, figlia di Cobain, fu produttrice esecutiva, è un tributo imperdibile, una visione unica ed intima di Kurt Cobain.
La nostra recensione
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8. Soaked in bleach – Chi ha ucciso Kurt Cobain (2015)

Il titolo fu preso dalla canzone Come As You Are dell’album Nevermind, dove la frase “Soaked in Bleach”, letteralmente “inzuppato di candeggina“, è presente all’interno del testo. Inoltre, la frase fa riferimento anche alla pratica di alterare o cancellare le prove attraverso l’uso della candeggina, un chiaro riferimento all’idea della cospirazione mirata al nascodere l’omicidio del cantante.
Diretto da Benjamin Statler, questo docudrama approfondisce gli eventi che hanno portato alla morte di Kurt Cobain. Il film segue la prospettiva di Tom Grant, il detective privato assunto da Courtney Love per rintracciare Cobain poco prima della sua morte nel 1994. La versione ufficiale della polizia sulla morte di Cobain viene messa in discussione e il film avanza nuovamente la teoria del coinvolgimento della Love nella morte del marito.
Nonostante le minacce legali degli avvocati della Love, il film venne comunque distribuito ma lo scarso interesse suscitato in pubblico e critica rese superfluo qualsiasi ricorso legale da parte della vedova di Cobain.
Nel complesso, la pellicola può risultare un’esplorazione delle circostanze che portarono alla morte di Kurt Cobain, e una chiara lettura sulla teoria dell’omicidio portata avanti da numerosi fan.
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Bonus Films
Ovviamente non esistono solo film che parlano di Kurt Cobain. Ve ne sono molti, ad esempio, in cui può essere recepita la sua influenza, attraverso le canzoni o attraverso la costruzione di alcuni personaggi. Noi, ne abbiamo scelti due in particolare.
9. The Batman (2022)

Per creare il Bruce Wayne di The Batman, Matt Reves e Robert Pattinson hanno integrato aspetti del leggendario frontman dei Nirvana in questa incarnazione del personaggio. Questo va oltre alla scelta di Something in the Way per la colonna sonora. Questo Bruce Wayne non è il solito playboy, ma un personaggio recluso, tormentato da una tragedia e schiacciato da un peso difficile da sopportare. Il suo look, unito alla fisicità dello stesso Pattinson, rendono chiara l’ispirazione a Cobain, conferendo al personaggio una complessità e profondità mai viste prima.
La pellicola The Batman esplora la psicologia di Wayne in modo più approfondito, mostrando un Cavaliere Oscuro vulnerabile e segnato dal passato, esattamente come il leader dei Nirvana.
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10. Pulp fiction (1994)

Forse non molti lo sanno, ma Quentin Tarantino fu ad un passo dal portare Cobain a debuttare come attore. Era il ’93 quando il regista si approcciò al cantante proponendogli di interpretare lo spacciatore Lance. Benché nutrisse una fortissima stima per Quentin, Cobain declinò l’offerta, preferendo ultimare le registrazioni di In Utero. La parte, così, andò a Eric Stoltz. Sarebbe stato interessante vedere il cantante alle prese con la recitazione ed in un film del genere o quanto meno sentire un suo parere sul film. Ma gli dei della musica avevano deciso altrimenti e le strade sue e della pellicola non si sono più potute incrociare, nemmeno in sala. Il film uscì il 14 ottobre 1994, sei mesi dopo la morte di Cobain, chiudendo definitivamente la porta alla possibilità di vederlo recitare.
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