Concrete Utopia di Um Tae-hwa è un film catastrofico coreano distribuito in Italia da Blue Swan Entertainment, che vede Lee Byung-hun (Bittersweet Life, Squid game) e Park Soo-jun (Itaewon Class, Dream) tra gli interpreti.
Sopravvissuti ad una apocalisse, gli abitanti di un complesso nel centro di Seoul decidono di ristabilire un nuovo ordine senza rinunciare ai privilegi di cui godono: una riflessione non banale sulla natura umana e la brutalità a cui può arrivare.
Concrete Utopia di Um Tae-hwa, la trama
Un giorno qualunque, Seoul viene rasa al suolo da un terremoto fatale. Della montagna di cemento sbriciolato che un tempo era una città futuristica, un solo e unico complesso di appartamenti rimane miracolosamente in piedi. Gli abitanti in principio si mostrano accoglienti con i rifugiati che li raggiungono, ma un incidente li porta a cacciare gli intrusi e a riorganizzarsi seguendo un leader eletto (Lee Byung-hun) e una squadra di supporto (tra cui Park Soo-jun e Kim Sun-yong).
L’isola felice porta in sé diverse ombre e l’atteggiamento di rigetto della comunità si attirerà odio e invidie dall’esterno.
Il cemento della Corea
Il film esordisce con una rapida carrellata di immagini di repertorio che raccontano di come Seoul (e un po’ ovunque in Corea del Sud) si sia arrivati a sfregiare il territorio con palazzoni di cemento senza soluzione di continuità. Espedienti abitativi di rapida costruzione e accoglienti, per famiglie che uscivano da una guerra, una dittatura e una crisi finanziaria senza precedenti. Tra i nomi di questi complessi immobiliari mastodontici e tutti uguali, Dream Palace. Il sogno del comfort che richiama a gran voce un altro film di scandali immobiliari, uscito nel 2022, che ha lo stesso titolo e interpretato dalla stessa Kim Sun-yong.
In questo tripudio di costruzioni umane, l’uso che in Concrete Utopia si fa degli effetti speciali è essenziale per ben definire il caos, la desolazione e la disperazione a cui questi sopravvissuti sono spinti. Sorprendente quindi la CG e interessante la scelta di non raccontare i fatti in ordine cronologico, per evitare di banalizzare la narrativa fantascientifica.
Così, invece, il fiorire di una nuova società è ben accompagnato dalla descrizione della disperata perseveranza e dall’amore dei familiari. Quanto questa spinta protettiva e alla sopravvivenza può giustificare la sofferenza altrui?
La specie umana, quella che si distrugge
In Concrete Utopia di Um Tae-hwa un contributo sostanziale lo regala la performance di Lee Byung-hung, nei panni di un personaggio non necessariamente “sbagliato”, ma senz’altro mendace e disperato. Tramite la sua vicenda, ricostruita con fatica e lentezza, impariamo a riconoscere come la tragedia definisca le persone, riportando tutti, assassini e angeli, sullo stesso piano.
Questa riflessione sulla natura umana non è nuova, e molto si avvicina al dualismo di The Road dove un padre cerca, non solo la sopravvivenza per il figlio, ma anche la dignità e i valori. E chiaramente si inserisce nella già fortunata serie dei film catastrofici coreani, forti dell’eccellenza degli effetti speciali: Ashfall, quanto il più recente Sinkhole.
Nella parabola discente che accompagna al finale, il film diventa disturbante, e ci sbatte in faccia una grande verità che riguarda la specie umana: ovvero l’eccesso di individualismo e la capacità di auto-distruzione, attraverso i quali l’essere umano ha minato la stessa relazione con la terra.
C’è una scelta? Um Tae-hwa sul finale ne lascia intravedere una.
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