Una sceneggiatura fine, una umanità vibrante e rispettosa delle differenze, una serie coreana che dà dipendenza, esaltata dalla performance eccellente del suo attore di punta, Park Seo-joon. Itaewon Class è ancora una delle serie coreane meglio riuscite degli ultimi anni. Da vedere.
É tratta dal webtoon omonimo, scritto da Gwang Jin, qui al suo strabiliante esordio alla sceneggiatura televisiva. È una produzione Netflix, diretta da Kim Sung-yoon.
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Guarda la serie Itaewon Class su Netflix.
Itaewon Class, la storia degli outsiders coreani
Park Saeroyi (Park Seo-joon) è un adolescente che, per difendere il padre, pesta pesantemente Geun-won (Ahn Bo-hyun), figlio di un potente businessman, a capo della maestosa azienda Jangga Group. Il presuntuoso padre (Yoo Jae-myung) non perdona al diciottenne l’affronto e Saeroyi finisce a scontare alcuni anni in prigione. In quel periodo architetta il suo piano di vendetta quindicennale contro Mr. Jang.
Negli anni a seguire, apre prima un piccolo pub, e poi un’attività di ristorazione, la IC, Itaewon Class appunto, con la quale si prodiga per battere il potente tycoon sul suo stesso ring, e umiliare la sua condotta di vita. Più che una vendetta, la sua è una richiesta di giustizia, alla quale potrà dedicarsi grazie a un team di collaboratori e amici fedeli che sposano la sua battaglia genuina.
Tra le fila della storia di rivalsa, c’è un amore inizialmente non corrisposto e la crescita di un gruppo di personaggi, i veri outsider della società coreana. Partendo dai margini, dai bassifondi e dalla mancanza d’istruzione (non ci sono laureati in questo quintetto di imprenditori di successo!), ciascuno di loro troverà il proprio posto nel mondo.
Su tutti l’integerrima motivazione di Park Saeroyi, la musa ispiratrice, la sinapsi neurale di questa serie imperdibile
L’evoluzione della storia e dei personaggi si dipana in un arco di oltre venti anni di vita. Questo permette una cura sottile e delicata che si distingue: i cattivi sono veramente feroci, ma ciò non stupisce. Mentre entusiasma la presenza di una squadra di giusti che tendono a rimanere sempre molto coerenti con i loro principi. Ottima alternativa al buonismo hollywoodiano, in Itaewon Class i protagonisti sono integerrimi persecutori dei propri valori. Park Saeroyi (Park Seo-joon) trascina la storia sulle spalle della sua determinazione e coerenza morale, che abbraccia tutte le sfere della sua vita, da quella professionale a quella sentimentale.
Itaewon Class, il meglio e il peggio della cultura coreana
Quel pesante Confucianesimo, con tutti i limiti delle gerarchie strutturate e calcificate che lo contraddistinguono, affronta un eroe caratterista principale che non si abbatte di fronte a nessuna avversità, a nessun ostacolo, a nessun disastro della sua vita. Si rialza anche dal fango più denso.
Dall’altro lato il businessman, patriarca fortissimo che decide per tutti e ha soprattutto un potere che trasborda nel politico, alter ego dello stra-dominio delle chaebol, delle grandi e potentissime aziende del mondo coreano.
Ovviamente la battaglia ruota attorno al cibo, che è uno dei punti più sentiti della cultura coreana. In una città come Seoul, in un quartiere molto particolare che è Itaewon, sinonimo di libertà e mescolanza.
Non per niente i fondatori di IC sono un gruppo di personaggi tutti con qualcosa di “non ammesso”: c’è il sociopatico, il piccolo genio, il transgender, lo straniero di colore, e l’ex galeotto. A loro si aggiunge il figlio di papà, ma illegittimo, che va controcorrente e poi tornerà al nido.
Questa volta sono l’eccentricità e la marginalità, le chiavi del successo nella strutturata e rigida società di Seoul.
La storia d’amore che interessa il conteso Saeroyi è un altro punto di forza del film. Mentre il ragazzo cerca di capire se stesso senza essere capace di esprimersi, il pubblico si tortura di fronte alla incredibile avidità di baci e momenti di affetto. Non c’è alcun contatto dato per scontato e ogni piccolo gesto di accoglienza viene vissuto con grande emozione.
Itaewon Class è anche una fine riflessione sul rapporto parentale, con due stili di paternità diametralmente opposti che sono sorgente di umanità estremamente differenti e fallibili.
L’egregia sceneggiatura e il volto di Park Seo-joon
Finemente scritta, Itaewon Class è, in un sol termine, magnetica.
Densa di dialoghi, talvolta quasi filosofici, in sedici puntate maturano i personaggi e le riflessioni sulla vita, i messaggi. Si intensifica la scalata di un business in cui s’inserisce una solida colonna vertebrale di astuta finanza e innovazione unita a valori di imprenditoria genuina, altrettanto inamovibili.
Park Saeroyi, il sociopatico, anaffettivo talvolta con delle punte di mistero, è un ruolo disegnato per il suo attore, consacrato così alla hall of fame internazionale e adesso corteggiato da Hollywood stessa.
In una toccante evoluzione umana, la sua fisicità asseconda straordinariamente questo mistero, questo suo essere così introverso. In primi piani strettissimi di cui non si percepisce il corpo praticamente, Park Seo-joon sostiene l’inquadratura quasi senza battere ciglio. E così la potenza del battito delle palpebre, quando arriva, sferza quanto le parole.
In chiusura, come non ribadire la perfezione di questo prodotto ormai “attempato” dell’offerta Netflix: una colonna sonora sterminata, con alcune hit immancabili; location interessanti che non fanno che attirarci verso l’oriente festaiolo; costumi finemente scelti e trucchi immacolati. Questo collima con una gamma di personaggi che offre percorsi di catarsi a ciascun componente del pubblico, per quanto diverso si possa sentire.
Itaewon Class è uno dei prodotti più invitanti e rigogliosi della nutrita offerta di K-drama a disposizione su Netflix. Resterà senz’altro tale a lungo, al fine di affascinare e ispirare altri sognatori e convincerli che si può essere altri, giusti e felici allo stesso tempo.